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DALLA CRISI ALLE URNE: I PROTAGONISTI CREMONESI

Bellini la «firma» del programma di rilancio del Pd

Il 30enne incaricato da Letta di coordinare il piano delle proposte. È l'«ombra» del leader dai tempi di Parigi

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

27 Luglio 2022 - 10:38

Bellini la «firma» del programma di rilancio del Pd

Michele Bellini

CREMONA - Dalla «tranquilla» posizione di assistente di Enrico Letta alla Paris School of International Affairs dell’Istituto di studi politici di Parigi al tritacarne della campagna elettorale entrata improvvisamente nel vivo dopo le dimissioni del governo di Mario Draghi, come coordinatore del programma del principale partito del centrosinistra: in pochi mesi è cambiata la vita di Michele Bellini, 30 anni, cremonese, capo staff del segretario nazionale del Pd e guida di un team di giovani a supporto del lavoro di Letta. In questo anno e mezzo ha coordinato le attività del segretario dem, in particolare ideando e gestendo le Agorà Democratiche, percorso di democrazia partecipativa che in un anno ha coinvolto decine di migliaia di persone e prodotto più di mille proposte. Un lavoro giudicato ben fatto se, con l’avvio di questa campagna elettorale, Letta ha affidato al giovane cremonese il compito di coordinare il programma del Pd e i principali messaggi della campagna.

Dall’università in Francia al cuore della politica italiana, il passaggio è da brividi.


«In questo anno e mezzo ho avuto modo di fare tante esperienze: dalle due campagne elettorali per le amministrative in giro per l’Italia, alla settimana del Quirinale con la rielezione di Sergio Mattarella, la crisi energetica e naturalmente la guerra in Ucraina. Ora un altro colpo di scena con la caduta del Governo Draghi e l’inizio di quella che sarà una campagna elettorale senza precedenti, tutta d’estate. In pochi giorni è cambiato tutto: abbiamo riorganizzato quello che avevamo programmato di fare in nove mesi in poche settimane. Non avevo mai vissuto un’accelerazione così repentina. Per fortuna avevamo già iniziato a impostare il lavoro. Stiamo andando al massimo, dalla mattina alla sera, anche il fine settimana. Sarà una campagna di grande sacrificio». 

Prima Parigi, ora Roma. Che cosa le resta di Cremona?


«Dall’inizio della mia esperienza a Roma ho tenuto un legame costante con Cremona e il territorio. Sono particolarmente grato al segretario provinciale del Pd Vittore Soldo con il quale stiamo lavorando molto bene insieme e abbiamo fatto squadra, con lui e con l’On. Luciano Pizzetti e il Consigliere regionale Matteo Piloni. Sono punti di riferimento importanti, il nostro territorio è fortunato ad avere figure così. E naturalmente anche i nostri sindaci, a partire da Gianluca Galimberti e Fabio Bergamaschi: il 10 giugno, dopo una settimana molto intensa accompagnando Letta da Palermo a Belluno, ero in piazza a Crema per la festa di chiusura della campagna di Fabio».

Come è stata la crisi vissuta dal di dentro?


«Quello che è successo la settimana scorsa è stato il suicidio collettivo di una parte della politica. Una crisi aperta dal M5S, che ha visto poi Lega e Forza Italia dare il colpo di grazia e far cadere il Governo non partecipando al voto di fiducia, quindi senza nemmeno il coraggio di metterci la faccia. Un vero tradimento dell’interesse del Paese, a partire da quello del Nord produttivo che aspetta riforme e risorse del Pnrr ora fortemente a rischio. Mi chiedo: d’ora in poi la Lega con quale credibilità potrà presentarsi alle imprese del Nord dicendo di fare il loro interesse. Facendo cadere il Governo Draghi hanno rivelato il loro vero volto: e per fortuna che per loro c’erano prima gli italiani; dovrebbero dire ‘prima noi, prima il nostro piccolo tornaconto’».


È definitivo l’addio al campo largo tanto sognato da Letta?


«Non c’è un pentimento per il percorso di questi tre anni fatto insieme, che ha portato risultati importanti, come ad esempio il Recovery Fund europeo da cui proviene il Pnrr. Non c’è dubbio però che la scelta dei 5S di aprire la crisi al Governo Draghi ha segnato per noi uno spartiacque irreversibile, per cui non ci sarà un’alleanza a queste elezioni. Ma un altro dato molto rilevante dopo la settimana scorsa è che in Italia non esiste più un centrodestra moderato: Forza Italia si è di fatto sciolta nella Lega per un mero calcolo di potere; non a caso autorevoli esponenti azzurri hanno lasciato il partito. Forza Italia ha tradito tutto quel mondo moderato che si riconosceva nei valori europeisti e liberali del Ppe. Ora, se guardo nell'altro campo, non vedo niente di moderato, c’è solo la destra sovranista e nazionalista. Per questo è solo attorno al Pd che si può pensare ad una proposta autenticamente europeista. Mi richiamo poi all’esperienza del Governo Draghi: cosa ha lasciato? Serietà e vero patriottismo».

Perso per strada un alleato, considerando la legge elettorale, per il Pd è necessario formare un nuovo «cartello».


«Nella direzione nazionale il segretario è stato molto chiaro: ad eccezione di chi ha fatto cadere il Governo Draghi, parleremo con tutti a partire dai nostri valori, su cui saremo netti. Il nostro lavoro sarà guidato da tre condizioni. Primo, discutere con forze politiche che portino un vero valore aggiunto; secondo, che si approccino con spirito costruttivo; terzo che non mettano veti. La nostra sarà una lista, che avrà come obiettivo lavorare per un’Italia Democratica e Progressista, aperta ed espansiva a partire da chi ha lavorato con noi nel percorso delle Agorà, come Art.1 e Demos».

Sulla base di quali valori?


«Abbiamo le idee molto chiare sulla visione dell’Italia. Se dovessi riassumerla, indicherei tre punti: uno sviluppo costruito a partire dalla protezione dell’ambiente; un lavoro degnamente retribuito e il contrasto alle disuguaglianze; andare avanti sui diritti, perché ogni persona in questo Paese possa sentirsi pienamente realizzata. Vogliamo costruire un’Italia, una nostra comunità nazionale, nella quale nessun destino sia già scritto nella quale tutti si sentono a casa. A partire dai giovani, perché possano avere un lavoro dignitoso, una casa, metter su famiglia».

Per vincere le elezioni ci vogliono buone proposte e la capacità di comunicarle. Quali i capisaldi del Pd?


«Per noi la priorità è la difesa dell’ambiente, perché è solo investendo sulla sostenibilità che può esserci vero benessere, economico e di vita. Lo sappiamo bene noi in pianura padana. I danni del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti: quanti danni sta facendo la siccità? Quanta difficoltà stanno facendo le nostre imprese per il prezzo dei combustibili fossili alle stelle? Proporremo un piano per accelerare sulle energie rinnovabili. Contemporaneamente una forte agenda sociale, con il salario minimo, il taglio delle tasse sul lavoro per dare a chi guadagna fino a 35.000 euro una mensilità in più, la lotta al precariato, un investimento sulla sanità pubblica con la medicina territoriale, perché non è possibile che intere comunità siano prive di medico di base. Altro tema essenziale la scuola pubblica, luogo di emancipazione e riscatto. Inoltre, lavoreremo certamente per un legame con i territori».

Stando ai numeri dei recenti sondaggi , la vostra parrebbe una sconfitta annunciata, però.


«Ripeto un messaggio che cercheremo di trasmettere a tutto il Paese: niente è già scritto, ma le cose si possono cambiare insieme. È rivolto a quanti oggi fanno fatica. Vogliamo un Paese in cui nessuno si senta rassegnato. Questo vale anche per tutti i cittadini che vogliono dare un contributo per vincere queste elezioni e non consegnare il Paese in mano alle destre nazionaliste: insieme possiamo farcela. Abbiamo però bisogno di tutti. Per questo abbiamo attivato una grande campagna di mobilitazione in cui puntiamo ad arrivare a 100 mila volontari: chiunque voglia dare una mano lasci i suoi riferimenti a www.partecipa.partitodemocratico.it, sito che stiamo attivando proprio in queste ore».

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