L'ANALISI
23 Luglio 2022 - 08:49
Le Radici Amare originali di Soncino dopo la raccolta mentre vengono lavorate e preparate dai tecnici di Oroverde
SONCINO - Ieri nel borgo si sono toccati i 37 gradi e a soffrire il caldo non erano solo i soncinesi ma anche, e soprattutto, il loro simbolo per eccellenza, la Radice Amara che potrebbe, per la prima volta, mancare sulle tavole della città murata.
A rischio anche la distribuzione per turisti e appassionati, decine di migliaia in tutta Italia. Oggi esiste un solo agricoltore che le produce secondo l’antico mestiere e che può fregiarsi del titolo di coltivatore della Vera Radice di Soncino. È Roberto Bosio, di Oroverde. L’appello alle istituzioni perché facciano qualcosa: «La situazione è drammatica e rischiamo di avere il 40% in meno di Radici di Soncino rispetto a un’annata normale. Per salvare il nostro gioiello servono almeno altri quindici giorni d’irrigazione. La nostra radice, così piccola e fragile dopo la semina, non può certo fronteggiare temperature così alte. Serve acqua e serve presto».
Il sole brucia i campi del paese e, sfortunatamente, i raggi mai così violenti hanno toccato anche gli ettari coltivati da Oroverde, ultima e unica vera detentrice della Radice made in Soncino. Questo ha generato fra gli abitanti del borgo murato una vera e propria crisi d’ansia, legati come sono i soncinesi al loro prodotto simbolo, esportato dalle Alpi alla Sicilia e finito persino negli scaffali dei supermercati.
La prima domanda è, ovviamente, la più scontata. «Quindi addio alla Sagra autunnale?». Preoccupazione legittima e comprensibile ma Bosio, il re della radice, sgombra subito il campo dagli equivoci: «No, non penso proprio che la fornitura per la Sagra sia a rischio. D’altronde si tratta di una sola giornata e i volumi da fornire sono contenuti, dunque non dovremmo avere problemi su questo fronte».
La battaglia si combatte altrove, sulla grande distribuzione: «Rischiamo di non portare a casa risultati nella stagione, questo invece è il reale pericolo. La Radice di Soncino dev'essere seminata entro la prima decade d’agosto, farlo più tardi non avrebbe senso. Ma, alle condizioni attuali, risulta impossibile».
Il perché è presto detto: «Manca l’acqua. I navigli da cui ci approvvigioniamo ora sono secchi e, peraltro, in un momento particolare in cui sarebbe necessario bagnare una volta di più il nostro vegetale, particolarmente fragile perché piccolo e inadatto ad affrontare picchi di calore di questo tipo».
Le ultime chance starebbero nella ricerca di pozzi o campi irrigui alternativi ma anche in questo caso si gioca sostanzialmente a mosca cieca: «I primi servono anzitutto a chi produce mais, e non è che i colleghi si trovino in situazioni migliori – spiega Bosio –. Per i secondi è più facile a dirsi che a farsi. Anche perché le nostre radici devono il loro sapore, l’aspetto e le caratteristiche officinali anche alla composizione particolare del terreno in cui crescono». Insomma, ora è conto alla rovescia.
Ma cos’hanno di così particolare le Radici di Soncino e perché vi sono tanto affezionati non solo i soncinesi ma anche i palati fini di tutto lo Stivale e dunque del mondo? Per capirlo bisogna partire da uno degli endorsement più recenti: sono tra gli ingredienti preferiti dello chef milanese pluristellato Carlo Cracco. Se ne è innamorato provandole nella scuola per chef di via Galantino, Inchiostro, e ci ha letteralmente ‘messo la firma’ come garanzia di qualità.
Le Radici di Soncino, poi, per quanto spesso molto imitate, hanno un’unicità non replicabile: fanno bene, quasi quanto un medicinale. Contengono infatti vitamine B1, B2, B6 e C, oltre a magnesio, potassio, fosforo, manganese, calcio, sodio e ferro. Hanno un effetto depurativo per l’organismo e regolano l’intestino. Contengono tra l’altro cellulosa e lignina che aiutano la digestione e con l’inulina, zucchero quasi senza calorie, aiutano anche la circolazione.
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