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NELLA MORSA DELLA SICCITÀ

Sos Lago di Como: «Chiudono i rubinetti»

Bertoli (Consorzio dell’Adda) lancia l’allarme. Gli esperti: «Opere fluviali a rischio»

Fulvio Stumpo

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redazione@laprovinciacr.it

22 Luglio 2022 - 05:05

Sos Lago di Como: «Chiudono i rubinetti»

Le immagini sempre più impressionanti del Po in secca

CREMONA - Per tutta la giornata di ieri il livello del Po ha oscillato intorno agli otto metri e 50 sotto lo zero idrometrico, con punte di otto e 55. La mancanza d’acqua e la secca stanno mettendo a rischio non solo le colture, ma anche tutte quelle strutture costruite ormai decenni fa e che si basavano su livelli del fiume che ormai sono solo un ricordo; in 50 anni, infatti, il Po si è abbassato di cinque metri. Il presidente della Provincia, Mirko Signoroni lancia l’allarme e chiama a raccolta tutti gli enti per contrastare il disastro idrico di questi mesi, che sembra non avere fine.

Il presidente della Provincia Mirko Signoroni 

Il presidente del Consorzio dell’Adda, Luigi Bertoli ieri ha annunciato che nel fine settimana, vista la sofferenza del lago di Como, da questo invaso potrebbero essere chiusi ulteriormente i rubinetti «con possibili riduzioni dell’erogazione del lago di Como». Bertoli, inoltre, lancia un appello ai «gestori idroelettrici dei serbatoi alpini, soprattutto a chi ha maggiori volumi e potenzialità. Si chiede un sostegno alle portate di afflusso al lago di Como anche durante il fine settimana». Intanto, a riprova che la siccità incide anche sulle strutture fluviali, si stanno valutando le cause del crollo della parete dell’avanconca, e spunta l’ipotesi che uno dei motivi sia proprio la mancanza d’acqua; in pratica è venuta a mancare la sua spinta per far rimanere in piedi la struttura. Ne parla anche Alessio Picarelli, dirigente del settore Navigazione Interna dell’Aipo.

«La siccità e la magra del fiume rischiano di mettere a repentaglio quelle opere idrauliche, di bonifica, di irrigazione, di navigazione che sono state costruite decenni fa, calcolando un livello medio del Po che ormai non c’è più - spiega Picarelli - non a caso tra le possibili cause del crollo della parete dell’avanconca ci potrebbe essere proprio la mancanza della spinta dell’acqua, che contribuisce, non poco, a mantenere la struttura in piedi. Questo è solo un esempio concreto, ma ce ne potrebbero essere a decin: banchine, porti fluviali, pennelli, opere di sicurezza. Guardiamo, ad esempio, le società canottieri, dopo un secolo di vita (qualcuna anche di più) si trovano a gestire problemi che sembravano inverosimili: ormeggi, zattere, le barche degli istruttori per la sicurezza degli atleti, insomma, una serie di problematiche alle quali si sta cercando di mettere una pezza, ma se le cose non cambiano, se non si affronta seriamente il problema ambientale e soprattutto della gestione dell’acqua, andrà sempre di male in peggio».


Lo stesso problema che si pone il presidente della Provincia Signoroni. «La situazione, rispetto alla disponibilità di acqua ad uso irriguo è oltremodo drammatica. La carenza idrica è un grave problema che investe tutto il territorio e la società: ciò inciderà, inevitabilmente, sulle derrate alimentari e sull’economia locale, con danni che si stanno verificando su strutture ed a livello ambientale. Un quadro che andrà a gravare sui nostri bilanci familiari. Nelle campagne, quei pochi che possono, stanno trinciando per tirare a casa quel poco del raccolto che si può reperire, dopo aver perso enormi investimenti e speso per energia e rincaro delle materie prime; dall’altro lato, la crisi internazionale con la guerra in Ucraina andrà a complicare ulteriormente lo stesso scenario produttivo nazionale. Da qui gli sforzi per garantire quantitativi di acqua sufficienti, che più volte abbiamo richiesto, ma che, seppur tardivi, non per nulla soddisfacenti e commisurati alle necessità ed, mancanza totale di precipitazioni, rappresentano un quadro in cui occorre intervenire con misure specifiche regionali e governative ad hoc».

«Lo scenario non sembra dia segnali di possibili precipitazioni a breve - continua -, con il rischio di eventi calamitosi come il 4 luglio scorso (la tromba d’aria, Nda). Una tempesta perfetta, dalla quale non se ne esce e per cui si rendono necessarie misure urgenti e specifiche per sostenere i territori, imprese e cittadini, da qui ai prossimi mesi, in considerazione di come la mancanza di acqua ad uso irriguo non sia solo un problema per gli addetti ai lavori. Come Provincia, insieme al vice presidente Giovanni Gagliardi, ai consiglieri provinciali, ai sindaci, consorzi e categorie professionali abbiamo attuato ogni mezzo necessario ed a disposizione per tentare ogni strada e intraprendere misure emergenziali, ma l’assenza di acqua ha fatto risultare tutto ciò vano nel medio periodo. Da qui l’appello a Regione e Governo per un piano di misure che vadano ad intervenire in diversi ambiti, a supporto delle imprese e dei cittadini, in relazione alle ripercussioni che questa stessa emergenza siccità comporterà nei prossimi mesi; inoltre, vanno subito messe in campo azioni e strategie al fine di non ritrovarci nella stessa situazione attuale nella prossima stagione irrigua».

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