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L'ALLERTA IDRICA

Siccità, Po in secca e lanche asciutte: «allarme pesce»

Volontari mobilitati: oggi tuffo simbolico. L’agricoltura attende i nuovi rilasci e Le Monde sferza

Mauro Cabrini

Email:

mcabrini@laprovinciacr.it

09 Luglio 2022 - 19:09

Siccità, Po in secca e lanche asciutte: «allarme  pesce»

CREMONA - Già consapevole che potrebbero non bastare a salvare il salvabile, l’agricoltura allo stremo attende i nuovi rilasci: da lunedì e sino alla fine del mese, sulla base dell’accordo raggiunto fra Regione e gestori, saranno turbinati 5,6 milioni di metri cubi di acqua al giorno, aumentando di fatto i rilasci di 1,6 milioni rispetto a quanto convenuto fino ad oggi sul bacino dell’Adda.

IL «GRANDE TUFFO»

Ma intanto, mentre sono inoltre stati prolungati sino alla fine del mese i rilasci sui fiumi Oglio e Serio, sotto i riflettori torna il Po, stabile a 8 metri e 27 centimetri sotto lo zero idrometrico. Sul Grande Fiume in secca, proprio ai piedi del ponte in ferro sempre più scoperto nei suoi basamenti, domani Legambiente e Big Jump organizzano il «Grande Tuffo»: appuntamento alle 15, davanti all’ingresso della canottieri Bissolati, per un evento simbolico ovviamente dedicato all’enorme sofferenza del fiume. Obiettivo: sensibilizzare. Per garantirsi un futuro.

MOBILITATI I VOLONTARI

E per provare ad evitare un disastro ambientale che già ora si specchia nell’allarme, sempre più elevato, che riguarda la moria di pesci, un fenomeno che ancora è poco visibile nel Po ma che risulta già ben evidente tra affluenti, canali e lanche, dove la poca acqua ancora presente ristagna concedendo l’immagine plastica di una pozzanghera destinata a sparire presto. E lì, nel «catino» che si asciuga minuto dopo minuto, il pesce muore, asfissiato, senza speranze causa mancanza di ossigeno. Non a caso, da giorni, sono mobilitati ovunque i volontari delle associazioni che si occupano di fauna ittica: sono riusciti a mettere in salvo chili e chili di pesce, ma restando questa la situazione non potranno fare ancora molto e ancora per molto.

Fa impressione davvero, la piana del Po trasformata in un deserto di sabbia. Al punto da meritarsi anche un lungo reportage sul quotidiano francese Le Monde.

Basta il titolo: «Una siccità storica minaccia il granaio dell’Italia». Si scrive nel pezzo: «In questa regione che ha sempre vissuto dei benefici del fiume, la produzione di grano e mais potrebbe venire amputata del 30%». Quello è il problema. Qui e ora. E lo è davvero, al netto del solito vezzo transalpino di criticare il Bel Paese: «La siccità getta una luce cruda sulle carenze dell’Italia in materia di gestione delle risorse idriche — sferza Le Monde — messe a rischio da una politica che spesso si accontenta di gestire l’urgenza». Diventata emergenza.

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