L'ANALISI
04 Luglio 2022 - 05:25
CREMONA - Anche per effetto dei rilasci a monte, il livello del Po è di nuovo risalito significativamente: dai -8,09 metri di sabato ai -7,58 del primo pomeriggio di ieri. A fare effetto sono state, probabilmente, anche le misure decise nel corso dell’ultimo Osservatorio sulla crisi idrica coordinato dall’Autorità distrettuale. L’organismo, fra le altre cose, ha deciso «una riduzione del 20% dei prelievi irrigui rispetto ai valori medi dell’ultima settimana; un aumento dei rilasci dai grandi laghi alpini pari al 20% rispetto al valore del 29 giugno scorso; una verifica da parte della Regione Piemonte e della Regione Valle d’Aosta della possibilità di rilasci aggiuntivi giornalieri dagli invasi idroelettrici, in analogia a quanto già effettuato in Regione Lombardia e nella Provincia autonoma di Trento».
Sulla risalita di circa mezzo metro a Cremona hanno sicuramente inciso anche i temporali sparsi, che dovrebbero tornare nel nostro territorio in settimana: fra mercoledì e giovedì, anche se la portata delle precipitazioni dovrebbe essere inferiore rispetto a quanto ipotizzato nei giorni scorsi. Le temperature roventi, inoltre, dovrebbero restare fino a domani con punte attorno ai 40 gradi per poi abbassarsi proprio per effetto delle perturbazioni.
Indipendentemente dal fatto che le condizioni climatiche e del Po sembrino in miglioramento, nelle prossime ore il Consiglio dei Ministri dovrebbe ufficializzare la dichiarazione di stato di emergenza nazionale. Invocata da varie Regioni italiane soprattutto per far fronte alla difficile situazione dell’agricoltura.
Le richieste per il risarcimento dovrebbero prevedere due voci: quella sulla gestione dell’emergenza e quella sulla seconda fase, che richiede interventi più strutturali.
«Siamo ottimisti sul fatto che ci vengano riconosciute tutte quelle spese che stiamo facendo adesso in emergenza - ha commentato Irene Priolo, presidente di Aipo e assessore all’Ambiente della Regione Emilia Romagna - come l’apertura delle pompe che abbiamo attivato per il pompaggio dell’acqua. Sulla fase di riduzione del rischio cercheremo di capire. In ogni caso, non abbiamo fatto una richiesta che non sia puntuale rispetto all’evento e alle sue conseguenze. Sicuramente ci arriverà un risarcimento. La cosa importante è che venga riconosciuta l’emergenza nazionale perché a quel punto, a seconda di come si evolve il fenomeno, possiamo continuare anche a rendicontare eventuali spese. Non sappiamo quando questa siccità terminerà».
Intanto il tema dello spreco idrico tiene banco sempre di più. Secondo l’Istat ogni anno in Italia viene disperso un miliardo di metri cubi d’acqua.
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