L'ANALISI
02 Luglio 2022 - 17:45
La messa presieduta dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi
CASTELVERDE - L’Opera Pia Santissimo Redentore compie 120 anni. Un traguardo celebrato tra fede e musica, che ha visto coinvolte autorità civili, religiose, ospiti, familiari e associazioni di volontariato.
Nel giardino della fondazione, questa mattina, monsignor Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona, ha presieduto la messa affiancato dal presidente don Claudio Rasoli, dal parroco di Castelverde don Giuliano Vezzosi e da don Carlo Rodolfi.
Nel corso dell’omelia monsignor Lafranconi ha posto l’accento sull’importante traguardo: «Una giornata di fede e speranza per il futuro, segnata da gioia e bontà».
Al termine della cerimonia don Rasoli ha ringraziato «il sindaco Graziella Locci, il presidente della fondazione Germani di Cingia de’ Botti Riccardo Piccioni con il direttore generale Ivan Scaratti, il maestro Giorgio Scolari e Fabio Amadini che hanno accompagnato con musica e canto la cerimonia».
Il sindaco Locci, a sua volta, «ha ringraziato tutti coloro che in questi anni hanno condotto l’Opera Pia. Ci auguriamo che il traguardo sia uno stimolo per proseguire nel lavoro svolto sino ad ora. La sinergia tra fondazione e territorio è fondamentale».
Gli ospiti, dalle terrazze dei reparti, con alcuni tasselli, hanno poi dato vita alla scritta celebrativa «120 anni al servizio della persona», per rimarcare l’importanza della giornata. Il programma è quindi proseguito con il concerto del corpo bandistico Giuseppe Anelli di Trigolo e con il taglio della torta.
Infine don Rasoli ha ribadito che la «Fondazione, sulla base del proprio passato, vuole costruire un grande futuro migliorando le prestazioni e offrendo sempre più servizi innovativi. Ma per crescere abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, oltre che di tanta comprensione perché stiamo uscendo da due anni pesantissimi di pandemia, che hanno creato svariati problemi sia dal punto di vista organizzativo sia finanziario».
Gli abitanti di Castelverde hanno sempre compreso la grande valenza umana, sociale e sanitaria dell’opera e contribuendo con generosità. Questo legame tra la Fondazione e il territorio è sempre stato molto forte, anche se la pandemia ha un po’ sfilacciato i rapporti. «Contiamo, con questa iniziativa e tante altre collaborazioni, soprattutto con le associazioni locali di volontariato, di tornare ad essere quel paese nel paese che tanto bene fa ai nostri ospiti, ma anche ai nostri dipendenti».
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