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San Pietro, il riscatto: alle bancarelle i cremonesi non «resistono»

Nonostante l’evento mostri segnali di crisi e anonimato, il richiamo del giro fra gli stand è più forte delle critiche

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

27 Giugno 2022 - 08:48

San Pietro, il riscatto: alle bancarelle i cremonesi non «resistono»

CREMONA - Impossibile resistere, malgrado tutto: nonostante ci siano meno banchi, anche se le mercanzie somigliano troppo a quelle dei mercati generalisti, sopportando il caldone, al giro a San Pietro i cremonesi non rinunciano. E così, dopo il sabato in sordina, in fiera è stata una domenica di folla. C’è chi cerca disperatamente il croccante, una madeleine dell’infanzia tutta da gustare; chi si è limitato ad acquistare un paio di forbici o i costumi per il mare. La regola è: qualcosa bisogna comprare, sempre, quasi come se fosse un rito scaramantico. «Veniamo tutti gli anni, un giro la domenica mattina è d’obbligo. C’è ancora fresco e si può girare tranquillamente — dicono Carlo Sartori, Ludovica Pagani e Marinella Gamba —. Ci sono meno banchi, ma dopo il Covid tutto è cambiato. Questo vale anche per San Pietro». E a ricordare come lo scenario sia mutato sono gli spazi vuoti fra un banco e l’altro e un afflusso di gente che, nel suo essere buono, non è comunque per nulla paragonabile al periodo pre-Covid. Come osservano Katia Digilio e Manuela Savini del bar Nuovo Sole: «Stiamo lavorando ma nulla a confronto con gli anni precedenti — spiegano —. Nella domenica della fiera andavano bruciati tre chili di caffé, ora siamo alla metà; si vendevano oltre 200 brioche e ora siamo a circa 130. È una bella domenica di lavoro, ma in periodo pre-Covid i numeri erano diversi».

Eppure c’è chi chiede di non essere troppo duri con San Pietro e difende la fiera: «Io da bambina abitavo al quartiere Po e per me la fiera è un appuntamento imperdibile: può cambiare, ma ci sono i colori, la gente, un senso di festa che va incoraggiato e che può mutare nei modi, ma fa sempre parte di noi. Io almeno la vivo così», commenta Flora Soldi. C’è chi è arrivato da Marzalengo in bicicletta: è il caso di Niccolò e Andrea Zanacchi e Gabriele Tomasoni. Raccontano: «Per noi è una tradizione. Tutti gli anni, la domenica mattina veniamo a Cremona da Marzalengo proprio per le bancarelle, per partecipare alla fiera di San Pietro. Ci piace, non c’è un altro motivo».

In tanti mettono in evidenza come la fiera sia più anonima, non abbia neppure più i profumi e gli odori che rimangono impressi più delle immagini. «È vero che ci sono meno banchi, che la mercanzia non è più quella da fiera che offriva qualcosa di unico e introvabile nei mercati del mercoledì e del sabato, ma credo che le tradizioni continuino a vivere e restino malgrado tutto. Per questo siamo qui a passeggiare fra le bancarelle — commentano Renato Bandera ed Emilio Concari —. Anche la nazionalità di chi gestisce i banchi rischia di far passare in secondo piano la consapevolezza che non si tratta di un mercato qualunque ma di una fiera che deve avere in sè qualcosa di unico, festoso, appunto». Luigi Lipara e mamma Lina rispettano la tradizione del giro fra le bancarelle, ma osservano: «È un’edizione un po’ misera, non ci sono tante curiosità, tutto assomiglia troppo al mercato settimanale. Mi ricordo ancora quello dei piatti, era uno spettacolo, un grande imbonitore che attirava l’attenzione». Fra nostalgia e spazi lasciati vuoti, ieri le luci si sono spente sulla Fiera di San Pietro 2022, una fiera in versione ridotta ma che resta nel cuore dei cremonesi. Anche nelle critiche

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