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CREMA. I DATI
06 Maggio 2022 - 05:25
CREMA - Un incremento delle richieste di aiuto pari al 18,2% rispetto al 2020, anno pandemico in cui si era registrato un netto calo delle donne che si erano rivolte al centro anti violenza per avere un sostegno in quanto vittime di abusi.
I dati relativi al 2021 sono stati diffusi ieri dal presidente dell’associazione «Donne contro la violenza» Gianna Bianchetti, dalla psicologa Paola Uberti e dalla volontaria Elvira Guerini, nel corso dell’incontro con i candidati sindaco, convocato in sala Alessandrini.
Dai 77 contatti di due anni fa, si è dunque saliti a 91, dei quali 89 sono stati poi effettivamente presi in carico. Non si è ancora arrivati ai livelli pre pandemia: nel 2019, le volontarie avevano aiutato 105 donne.
Dal 1990, anno di fondazione dell’associazione, che ha sede in via Mercato, sono state assistite 1.901 donne
La maggior parte delle persone che si rivolge al centro è italiana (80 per cento), per oltre il 50% con un diploma o una laurea. Il numero più alto di donne maltrattate si registra tra i 38 e i 47 anni (36), poi tra i 28 e i 38 (20) e dai 48 ai 57 (12).
In 35 casi sono sposate, in 22 nubili: 70 hanno figli, tra cui sono i 95 minorenni coinvolti in questo dramma.
A livello economico, le donne vittime di abusi, siano essi fisici o psicologici, hanno un reddito medio basso in 50 casi, altre 24 non hanno un’entrata propria. «Fattore questo – ha evidenziato Uberti – che rende più difficile cercare una via di uscita». In 78 casi hanno subito maltrattamenti psicologici, in 54 fisici e 45 economici.
In 23 la violenza è stata sessuale e in 27 sono state vittime di stalking. In 16 casi l’abuso ha colpito anche i figli.
Non tutte dopo il percorso con le volontarie, decidono di denunciare alle forze dell’ordine: l’anno scorso l’hanno fatto in 40.
Il maltrattante è nel 49% il marito. Per il 62% è italiano, con un lavoro a tempo indeterminato che gli garantisce un reddito medio/alto.
«Nel 45% dei casi presenta anche una problematica psico-fisica – ha concluso Uberti –: nell’ordine alcolismo, dipendenze e disturbo psichiatrico, precedenti penali. Non dobbiamo però cascare nella falsa credenza che questi aspetti rappresentino la causa della violenza. Sono fattori di rischio, cioè delle aggravanti».
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