SOS ACQUA
30 Aprile 2022 - 20:37
CREMONA - «E pensare che quando era sindaco Gian Carlo Corada, poi presidente dell’Anpi, ci ha dato la libertà di commemorare con una messa i nostri morti. Ha mostrato rispetto. Oggi un sindaco cattolico ce lo impedisce. Ma io aggiungo: chi se ne frega di quello che dice il sindaco». Sarà così, però le porte della cappella del cimitero di Cremona sono rimaste chiuse e il raduno di nostalgici del duce, per ricordare, ieri mattina, oltre a Benito Mussolini, il ras della città, Roberto Farinacci e tutti i caduti della Repubblica di Salò guidato da Gian Alberto d’Angelo, si è consumato davanti ai «sacrari» che li ricordano, e la messa di commemorazione non si è svolta.
Ha dato forfait come officiante della cerimonia anche don Florian Abrahamowicz, presbitero austriaco, noto per le sue controverse posizioni a favore della Repubblica sociale. Una trentina i presenti — molte di più le forze dell’ordine dentro e fuori il cimitero — tra loro una delegazione francese e Claudio Fedeli, classe 1924, tenente della Rsi, «l’ultimo dei cremonesi. Vi do appuntamento per l’anno prossimo — ha detto nel suo breve intervento — augurandomi la presenza di tanti giovani che oggi mancano. Ai giovani dobbiamo raccontare chi siamo e da dove veniamo, insegnare a non essere schiavi di altri poteri non per sovranismo sterile e autarchico, ma per un sano amor di patria».
Quindi la sfilata con labari, bandiere, stendardi e gagliardetti. Il corteo fascista guidato da d’Angelo è giunto dapprima sulla tomba di Farinacci, dove è stata deposta, tra canti e preghiere, una corona in memoria del gerarca cremonese. La commemorazione è terminata sulle note di «Giovinezza» e con il consueto richiamo: «Camerata Roberto Farinacci: presente!» e l’altrettanto consueto saluto romano. Stesso copione sulla tomba del caduto delle Repubblica Sociale dove — in assenza del sacerdote — una signora tra i presenti ha recitato la Preghiera del legionario e sono stati scanditi, uno a uno, i nomi dei caduti della Repubblica Sociale Italiana e del Terzo Reich, compreso Eric Priebke, accompagnati da una selva di braccia alzate. «È la nostra risposta alle dichiarazioni di Giorgia Meloni. Il saluto romano è antistorico? Forse per lei. Per d’Angelo non lo è affatto».
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