L'ANALISI
29 Aprile 2022 - 14:14
Alcuni mezzi della guardia di finanza
MILANO - Diciassette patteggiamenti a pene comprese tra 1 anno e 10 mesi e 3 anni e 10 mesi per la maxi truffa da 20 milioni di euro sul reddito di cittadinanza scoperta dalla Procura di Milano, e partita dalla provincia di Cremona, con una serie di arresti lo scorso novembre. Si è chiusa così oggi l’udienza preliminare davanti al gup di Milano Lidia Castellucci, a seguito dell’inchiesta del pm Paolo Storari e della Gdf di Cremona e Novara. Lo scorso 11 novembre, 16 persone, quasi tutte originarie della Romania oltre a un italiano e un egiziano, erano state arrestate in diverse regioni (due di Cremona) con le accuse, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa aggravata ed estorsione. Se non fossero arrivate quelle misure cautelari, come era venuto a galla dagli atti, sarebbero riusciti a sottrarre alle casse dello Stato circa 80 milioni di euro a fronte di circa 10 mila domande di reddito di cittadinanza ed emergenza «falsificate» e presentate per conto di altrettanti romeni.
Con un piano che aveva consentito di insinuarsi «nelle pieghe di un articolato sistema burocratico, approfittando delle lacune esistenti e dei ritardi nei controlli». La montagna di soldi illeciti intascati era stata anche esibita come trofeo da una delle donne, poi finita in carcere, che aveva postato su TikTok almeno tre video in cui sventolava e contava pile di banconote. La presunta maxi truffa ruotava attorno alla Nova Servizi, società con sede in centro a Milano e che operava in convenzione con il Patronato Sias e con il Caf Mcl (Movimento Cristiano Lavoratori). A metà marzo, inoltre, in una seconda tranche delle indagini sono state arrestate altre sei persone, tra cui un’ex dipendente della Nova Servizi. (ANSA)
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