L'ANALISI
LA SANITA' DEL TERRITORIO
21 Marzo 2022 - 05:30
Il chirurgo Giovanni Allevi e il presidio organizzato davanti all'Ospedale Maggiore
CREMONA - «Le tre radiologhe di Senologia non hanno abbandonato la Breast Unit, sono state accompagnate alla porta. Non hanno avuto scelta perché le promesse che erano state fatte loro non sono state mantenute».
Il suo è stato l’intervento più applaudito venerdì mattina quando ha preso la parola nel Salone dei Quadri del Palazzo Comunale durante il dibattito sul futuro dell’Area Donna. Il nome di Giovanni Allevi, infatti, è talmente legato alla Breast Unit che gli applausi della sala gremita di donne sono scattati già solo all’annuncio del suo intervento, che aveva poi concluso rivolgendosi alla Direzione generale: «Faccia un passo indietro». E giù altri applausi e urla di «bravo».
Ma Allevi è persona schiva: le sue foto sul giornale si contano sulle dita di una mano. Per questo, le sue sono parole particolarmente significative: «Mi dà molto fastidio che sia andato perso il grande lavoro fatto e riconosciuto a livello internazionale». E venerdì dopo l’esposizione del progetto di riorganizzazione da parte di Rodolfo Passalacqua, Matteo Passamonti, Daniele Generali e Sergio Aguggini, Allevi aveva spiegato: «Si cerca di sostituire con un modello organizzativo confuso una struttura che funzionava bene».
Adesso aggiunge: «Il modello multidisciplinare e multispecialistico nell’approccio al tumore al seno era già stato individuato nel nel 2006 dal Parlamento europeo con una risoluzione che imponeva agli stati di dotarsi di Breast Unit entro il 2016. A Cremona, dove l’incidenza di questo tumore è fra le più alte in Italia, c’era molta sensibilità sulla questione e la Breast Unit è stata inaugurata nel 2002, scontando tante difficoltà. Nel 2017 è arrivato il riconoscimento Eusoma per la ricerca, la diagnosi e la cura specificatamente dedicate alla patologia della mammella. Ora sono venuti meno gli appoggi per continuare a far crescere e lavorare bene la Breast Unit. Si è tornati indietro e i chirurghi specializzati sono impiegati anche in altre attività. Invece io e i miei colleghi ci occupavamo solo di quello per raggiungere un’altissima specializzazione. Inoltre per 3 giorni alla settimana disponevamo di una sala operatoria dedicata solo a quello. Il che ci permetteva di poter programmare facilmente le altre attività».
Allevi poi rimarca la «collaborazione strettissima con i radiologi durante gli interventi. Sono sinergie decisive che non possono essere interrotte perché i radiologi non ci sono o sono impegnati su altro. Fra poco arriveranno due giovani molto preparati, ma adesso c’è un solo radiologo. Prima erano tre dedicati solo a quello. Avevano quindi sviluppato un’esperienza e una capacità elevatissima. La maggior parte delle lesioni, infatti, sono piccole e non si palpano. Le individua il radiologo che con i suoi mezzi indica la strada al chirurgo. Alle tre radiologhe che sono state accompagnate alla porta era stato promesso che avrebbero continuato ad occuparsi della loro specialità e invece hanno continuato a impiegarle per altro. Hanno dovuto lasciare l’Ospedale per continuare a fare ciò che sanno fare meglio. E non hanno trovato molte difficoltà dal momento che erano anni che venivano ‘corteggiate’ da altre strutture. Ma fino a quando hanno potuto avevano scelto di restare».
E ora? «Ora Passamonti sta tentando faticosamente di tornare alla situazione di tre anni fa. Bisogna vedere se glielo permetteranno. Ma occorre sapere che quando una donna se ne va, non torna più. Occorre ricostruire quel che già c’era e che funzionava bene. A Cremona negli anni sono venuti i maggiori esperti mondiali di chirurgia della mammella. Avevamo messo in mano alla dirigenza un biglietto da visita di eccezionale valore che avrebbero dovuto conservare. Nel 2017 le Breast Unit pubbliche certificate Eusoma si contavano sulle dita di una mano. I casi sono due: o non ne hanno capito il valore, che è grave. Oppure lo hanno capito, ed è ancora più grave».
Entrato nel 1986, Allevi ha lasciato l’ospedale Maggiore 34 anni dopo, nel gennaio del 2020. E gli ultimi 20 anni li ha trascorsi alla Breast Unit, prima al fianco del suo fondatore, Alberto Bottini, poi assumendone la direzione per un breve periodo e poi come responsabile della parte chirurgica.
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