L'ANALISI
LA GUERRA DI PUTIN
04 Marzo 2022 - 05:25
Larysa Popovyc, Liudmyla Ventoriuk e Mariia Pysko
CREMA - Liudmyla Ventoriuk è ucraina, vive a Crema da 15 anni con il marito e il figlio 19enne. Ha sempre lavorato nel settore estetica e qualche mese fa aveva deciso di aprire un centro in via Enrico Martini 14, a fianco della sua abitazione, nel quartiere di San Bernardino.
La settimana scorsa, allo scoppio della guerra ha scelto di rinviare l’avvio della nuova attività (i locali sono pronti) per trasformare temporaneamente il suo esercizio in un centro di raccolta di beni di prima necessità da portare nel suo Paese, per aiutare la popolazione in fuga dalla guerra e dall’esercito russo.
«Siamo qui da una settimana – racconta Liudmyla – e grazie alla generosità di tantissime persone riusciamo a far partire tre furgoni ogni giorno. Arrivano al confine tra Romania e Ucraina e consegnano gli aiuti ai nostri connazionali. Metà finiscono alla popolazione, metà a chi combatte».
La solidarietà dei cremaschi si è unita a quella della comunità ucraina cremasca (350 i residenti adulti nella sola città, ndr). «Siamo partiti in otto famiglie e abbiamo trovato piena collaborazione dal sindaco Stefania Bonaldi. Devo anche ringraziare tutti i miei connazionali, Roberta Patrini, Enza Criveli, Sante Bandirali, i punti vendita della città come il Centro spesa e Dpiù, l’azienda Silc e Carmine Jovine, che ci ha dato una grossa mano per i documenti»
Liudmyla non ha avuto dubbi nel fermare la propria impresa, insieme a lei ci sono Mariia Pysko, Larysa Popovyc e tanti altri volontari. Stanno anche pensando di aprire un secondo centro raccolta in viale di Santa Maria, vicino alla palestra Serio.
In più hanno un sogno. «Salvare i bambini ucraini in fuga dalla guerra, ospitandoli qui a Crema – proseguono le tre volontarie –: il nostro Paese che sta soffrendo, ci sono morti e feriti ogni giorno. Le città sono circondate dall’Armata rossa, la gente si nasconde e non può scappare. Non hanno quasi niente da mangiare. Vogliamo salvare le mamme con i loro bambini. Cerchiamo di capire come fare. Servirebbero pulmini per il trasporto e autisti italiani, non potendo i nostri uomini arrivare in Ucraina al confine con la Romania per il rischio di essere poi costretti a rimanere a combattere».
Sarà fondamentale avere degli alloggi: «Il sindaco mi ha assicurato che in città il posto non manca e ci sono privati che stanno mettendo a disposizione appartamenti vuoti – prosegue Liudmyla –: faremo tutto il possibile, contando anche sulla collaborazione dei nostri connazionali in patria e degli amministratori locali ucraini per i documenti necessari all’espatrio dei bambini».
Nel frattempo la raccolta di generi alimentari non deperibili, prodotti sanitari e vestiario non si ferma. «Vorrei ultimare i lavori per aprire il centro estetico – conclude Liudmyla – ma lasciando qui un punto di riferimento: una stanza come magazzino».
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