L'ANALISI
LA GUERRA DI PUTIN. LA TESTIMONIANZA
26 Febbraio 2022 - 08:07
Una piazza di Kiev
SALVIROLA - Da 15 anni abita nel Cremasco, ma il suo cuore e i suoi affetti e oggi tutti i suoi pensieri, dopo l’invasione da parte dell’esercito russo, sono in Ucraina.
Inna Tataryn, 35enne, vive una grande apprensione per le sorti del fratello, della cognata e dei nipoti. «Comunichiamo solo attraverso messaggi — spiega Inna — perché lui ha paura che a telefonare possa essere ascoltato. Fino ad ora la regione dove lui abita, al confine con la Romania e la Moldavia, non è stata colpita dagli attacchi militari. Nella nostra città, che è Černivci, stanno arrivando molti sfollati, che scappano dalle zone di guerra».
La preoccupazione per le sorti del fratello è aumentata a dismisura dopo che il governo di Kiev ha firmato il decreto per la mobilitazione di tutti gli uomini da 18 a 60 anni.
«Questo comporta — spiega Inna — che da un momento all’altro può ricevere la chiamata alle armi. È praticamente certo che arriverà, anche se lui ha famiglia. Ciò mi mette addosso una grande ansia. Dopo due giorni sono già morte tantissime persone. Molti ucraini si sono già presentati volontari. Non è giusto che vadano loro a combattere la guerra degli altri».
La donna ucraina parla di una guerra impari. «La Russia vuole che il nostro Paese sia sotto il suo controllo. Noi abbiamo grano e gasdotti e pensano di poter prendere ciò che serve a loro. Non abbiamo la forza per contrastare il loro esercito. Se gli Stati Uniti e l’Europa non ci daranno un aiuto, quanto potremo resistere? Ci sono truppe occidentali schierate lungo tutto il confine: cosa aspettano a intervenire? Quanta gente deve morire?».
Inna è consapevole che un intervento scatenerebbe la terza guerra mondiale. «È possibile, ma questo conflitto non possiamo combatterlo da soli».
In Ucraina rimane comunque una fetta di popolazione filorussa. «Sono le persone che non hanno mai accettato la dissoluzione dell’Unione Sovietica — spiega la badante — e il successivo processo di disgregazione. Certo, quando c’era l’Urss, tutti avevano un lavoro e non avevano bisogno di emigrare. L’indipendenza non ha portato benefici economici, ma essere liberi è più importante di ogni altra cosa. I russi oggi non hanno alcun diritto di mettere le mani sull’Ucraina. Se i nostalgici dell’Unione Sovietica non sono contenti di stare nel nostro Paese, possono andare via. Io 15 anni fa non trovavo lavoro e ho deciso di venire a lavorare in Italia».
La Russia considera l’Ucraina come parte naturale della sua sfera di influenza. Con l’adesione di molte ex repubbliche sovietiche all’Unione europea e alla Nato — come Estonia, Lettonia e Lituania — Mosca teme che l’Ucraina possa segnare la fine dell’influenza russa nell’area. «Come può un Paese piccolo come il nostro risultare una minaccia per la Russia? La questione è una sola: Vladimir Putin vuole prendersi ciò che gli serve».
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