L'ANALISI
MONTICELLI: LA STORIA
22 Febbraio 2022 - 05:25
MONTICELLI - Da dieci anni ha lasciato l’Italia ed ora è stata nominata fra i rappresentanti degli italiani all’estero entrando nei Comites di Norvegia e Islanda, è anche la prima straniera eletta nel partito laburista della sua città ed è in prima linea nella ricerca: in progetti su sostenibilità e intelligenza artificiale. La storia di Chiara Isola, monticellese classe 1983, è la storia di una giovane donna che si è rimboccata le maniche e attraverso studio, preparazione, grande forza di volontà, si è costruita un futuro su misura. In un luogo che ha scelto come casa, ma con un pizzico di nostalgia per le specialità e l’artigianato della Bassa Piacentina e di Cremona. La storia dell’ennesimo cervello in fuga dall’Italia, verrebbe da dire, ma Chiara parla più che altro di opportunità, scelte, prospettive. Lo fa col sorriso, senza rimpianti né recriminazioni. Dopo avere frequentato il liceo alla Beata Vergine di Cremona e il Politecnico a Milano (Ingegneria per l’ambiente e il territorio) ha fra le altre cose conseguito con lode un master in Management alla Sapienza di Roma e un master in Business administration al Blekinge institute of technology, eccellenza scandinava.
«Sono emigrata dieci anni fa, trasferendomi prima nel Regno Unito dove ho lavorato nel settore dell’oil&gas - spiega Chiara -. La ditta per cui lavoravo era norvegese e da lì il passo è stato breve. Da circa cinque anni vivo a Molde, città norvegese della contea di More og Romsdal, proprio sul mare. Sono sposata con un ex ufficiale della Marina norvegese, ingegnere capo per una controllata del Governo. Viviamo vicino a quella che viene definita la ‘Venezia del Nord’, la vista è stupenda. La mia è una famiglia di agricoltori e quindi sono molto legata al paesaggio bucolico che ricordo da bambina. Mia madre vive a Monticelli, mio padre è dell’Alta Val Trebbia, quindi sono abituata a stare a contatto con la natura. Ad un certo punto, però, ho assistito a molti passi indietro: tanta cementificazione, magazzini abbandonati, aree non riqualificate. Per me una ferita profonda, che si riapre ogni volta che torno in Italia e mi guardo attorno. Volevo vivere in un luogo diverso. Ora abito in un Paese che ha nella Costituzione la tutela dell’ambiente dal 1800. Ed è da quell’articolo che l’Italia ha preso spunto per la modifica di poche settimane fa. Qui le auto elettriche sono obbligatorie per la pubblica amministrazione già da qualche anno e si parla di una vendita esclusiva dal 2025. Ci sono tanti incentivi e siamo autosufficienti come idroelettrico ed eolico al 98%».
La vita di Chiara in Norvegia ora è piena di importanti sfide: «Sono impegnata in un dottorato sulla nuova generazione dei contratti pubblici sostenibili per le grandi opere, ho presentato un piano al Centro nazionale per la ricerche della Norvegia. Mi occupo di sostenibilità e intelligenze artificiali. Attualmente il mio percorso professionale è più improntato sulla ricerca, sono anche autrice di due pubblicazioni disponibili su Mondadori store: uno sui bigdata e uno scritto a sei mani su una gara di appalto innovativa per la gestione energetica, relativa ad un progetto della Provincia di Treviso». Poi i ruoli politici: «Lo scorso 3 dicembre in tutto il mondo gli italiani all’estero iscritti all’Aire hanno votato i loro rappresentanti: circa 10 milioni coloro che hanno potuto votare. Io sono stata eletta consigliere nella rappresentanza di Norvegia e Islanda che conta più di 8.000 italiani emigrati. Siamo un organo di rappresentanza, nei confronti della parte diplomatico consolare. Ci occupiamo del quadro programmatico, affinché migliori la qualità della vita degli italiani all’estero. Dobbiamo relazionarci con le varie regioni, ma per quanto mi riguarda anche con la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo. E’ una bellissima esperienza, molto formativa, che mi dà la possibilità di capire tanto anche a livello di etica e procedure. Il 9 febbraio, invece, sono stata eletta consigliere del partito laburista di Molde: sono la prima non norvegese». La monticellese parlerà anche di questi recenti incarichi nel corso di un programma in onda su Radio Rai 3 - ‘On the move, donne e culture in movimento’ - il prossimo tre marzo.
Chiara non torna a Monticelli da due anni - «Il Covid e le incertezze legate proprio alla pandemia me lo hanno impedito» - ma ha le idee chiare su ciò che le manca di più: «Per chi vive a Monticelli è Cremona il punto di riferimento e mi mancano le passeggiate in centro, le tappe in via Solferino, osservare i liutai dalle vetrine, entrare nei negozi e scegliere fra le specialità locali. Cerco di curare la nostalgia con i pacchi che mi mandano da casa - dice mostrando un torrone -. E poi mi mancano il Ponchielli, palazzo Cittanova, gli eventi culturali». Racconta di avere vissuto con ansia i mesi più difficili della pandemia: costantemente sintonizzata sui canali tv che parlavano dell’Italia e in contatto con parenti e amici che le descrivevano una situazione disastrosa. «Qui è stato molto diverso - spiega -, circa 500 morti all’anno, poche restrizioni che il Governo ha comunque già tolto. Ma so che a Monticelli e a Cremona, purtroppo, è andata molto peggio». Inevitabile chiederle se intende, prima o poi, tornare a vivere in Italia. Chiara sorride: «Mi mancano tante cose del mio luogo di nascita. Ma qui la qualità della vita è molto alta, sotto tutti i punti di vista. Fra le altre cose non ci sono le burocrazie che ricordo dell’Italia e che incontro ogni volta che torno. E poi c’è un paesaggio meraviglioso: vedo il mare 24 ore su 24, c’è il sole di mezzanotte, c’è l’aurora boreale…» Non serve proseguire con l’elenco e probabilmente non servono neppure un ‘sì’ o un ‘no’. Mentre parla in videochiamata, infatti, Chiara gira la telecamera verso la finestra di casa da cui si ammira il panorama: «Visto che spettacolo?».
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