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IL MISTERO DELLA NOTTE DI NATALE: LE TESTIMONI

Alessia e Ramona: «Luca era terrorizzato. In testa, le sue urla...»

Le ragazze erano sul van di Carrera con l’amico 27enne, ecco il loro racconto: «Il tassista era aggressivo, voleva solo contanti: noi siamo riuscite a scendere, lui no»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

19 Febbraio 2022 - 05:00

Alessia e Ramona: «Luca  era terrorizzato. In testa, le sue urla...»

Ramona con Luca

CREMONA - «Un aggettivo per descrivere Luca? Un aggettivo non basta, anzi». Poi, Alessia ne sventaglia un bel po’: simpatico altruista, generoso, cordiale, premuroso, fantastico rafforzato da «estremamente». Per Ramona, lei che è figlia unica, Luca «è come un fratello». Luca Lombardo, Alessia Minchillo, Ramona Dandu, 27, 26 e 25 anni. Un’amicizia nata negli anni dell’adolescenza, via via cementata. Inossidabile. Eccoli felici nella foto qui sotto. Un clic scattato giù ad Urbino, l’8 ottobre del 2020, giovedì, giorno della laurea triennale in Scienze della Nutrizione di Alessia, oggi all’ultimo anno all’Università di Parma. Ramona se lo ricorda bene quel viaggio verso le Marche. Impiegata contabile in un’ azienda di Verolanuova (Brescia), era partita dopo il lavoro. «Sono arriva ad Urbino alle 10 di sera». E che «faticaccia» il viaggio di ritorno: partenza alle 4 di notte, puntuale alle 9 al lavoro. La notte di Natale, Luca, Ramona e Alessia erano sul taxi-van che da piazza Marconi li ha portati all’hotel B&B in via Mantova, dopo una serata trascorsa alla Chiave di Bacco. Pernottare fuori casa quando si tira tardi, lo avevano già fatto altre volte. Il taxi lo guidava Giovanni Carrera, 68 anni, da tre giorni agli arresti domiciliari. Il pm gli contesta di aver sequestrato sul taxi Luca e di lesioni personali gravissime al ragazzo, caduto dall’auto in corsa.

Luca Lombardo con Ramona e Alessia il giorno della laurea di Alessia

IL RACCONTO

Le amiche di Luca riavvolgono il nastro. Tornano a quella notte. Alessia lo fa da Parma, Ramona è al distributore di benzina Keropetrol, in via Mantova, accanto a Luca. «Alle 3.30 Luca ha chiamato il taxi». Luca aveva l’auto parcheggiata in piazza Marconi, ma ha preferito non guidare, quella notte. Anche se i test diranno che poteva mettersi al volante. «Il tassista ha detto che sarebbe arrivato entro mezz’ora. Faceva freddo. Lo abbiamo atteso sull’auto di Luca e abbiamo mangiato qualcosa». È arrivato il taxi che ha caricato i tre amici. Luca si è seduto a destra, Alessia a sinistra, dietro Carrera e vicino al portellone di sinistra. In mezzo, Ramona.

«Abbiamo riso, scherzato tra di noi. Tutto è andato bene fino a quando siamo arrivati a destinazione. ‘Quanto le dobbiamo? ‘Venti euro’. Noi abbiamo tirato fuori il portafoglio. Durante la serata avevamo pagato con i contanti. Io e Alessia — racconta Ramona — non avevamo più niente, se non della moneta. Luca aveva 10 euro. Noi tre ci siamo guardati: ‘Vabbè, paghiamo con il bancomat’. Abbiamo chiesto al tassista di pagare con il bancomat e abbiamo notato subito una reazione strana. Ha cominciato da inalberarsi. Si è innervosito, si è girato: ‘ No, no no, con il bancomat no, dovete pagarmi in contanti’. Gli abbiamo detto: ‘Ma noi i contanti non li abbiamo. Perché non dobbiamo pagare con il bancomat? Non ha il pos?’. Lui: ‘Il mio bancomat non funziona’ E lì il tassista ha iniziato ad alzare i toni, ad urlare. Ha urlato che non gli interessava niente, che dovevamo pagare in contanti, che ci avrebbe portato al bancomat e lì dargli 30 euro. All’inizio non abbiamo capito, eravamo destabilizzati da questa cosa. Gli abbiamo detto: ‘Innanzitutto calmiamo i toni. Okay, andiamo al bancomat, però stia calmo’. Ma lui continuava ad urlare, aveva questo tono alto e violento. Noi ci siamo spaventati, tant’è che ci siamo guardati». Alessia ha aperto il portellone ed è scesa. «Io - prosegue Ramona - ho fatto in tempo a scendere. Avevo ancora il piede sul predellino. Ho fatto in tempo a tirarlo giù». Intanto, «il tassista continuava ad urlare ‘C... chiudi quella portiera, c... chiudi quella portiera ‘ Noi non capivamo più nulla».

Il ricordo di Ramona: «Nel guardare dentro, ho visto Luca che era ormai in mezzo, si stava avvicinando al portellone per scendere. Nessuno si era messo d’accordo per andare con il taxi a prelevare, e lì...». Lì «il tassista, dopo neanche mezzo secondo è partito con la portiera aperta», dice Alessia. «È partito ad alta velocità con il portellone aperto — aggiunge Ramona —. Ha girato subito, ha imboccato una via contromano, non lo abbiamo più visto». Alessia e Ramona si sono guardate «Cosa sta succedendo? Perché neanche noi riuscivamo a capacitarci di quello che stesse succedendo». Alessia ha chiamato Luca sul telefonino. «Mi ha risposto subito». Ramona: «Sì, ci ha risposto subito, urlava al tassista di fermarsi, perché lui voleva scendere. ‘Fammi scendere, fammi scendere’. Io, Luca lo conosco. Sentivo che aveva paura, che era terrorizzato da questa persona. Non avrebbe urlato in quel modo se si fosse messo d’accordo per andare a prelevare al bancomat. La telefonata si è interrotta». «Si è interrotta, ho sentito un botto», prosegue Alessia. Intanto, Ramona ha chiamato la polizia «immediatamente, perché ho capito che c’era qualcosa che non andava».

Le amiche di Luca hanno raccontato alla polizia quanto era appena accaduto. «Intanto, io ho continuato a chiamare Luca ininterrottamente — dice Alessia —, ma non rispondeva fino a quando, dopo circa 10 minuti, ci ha risposto al telefono di Luca questo ragazzo». E’ un giovane che in via Mantova ha trovato Luca in mezzo alla strada, a faccia in giù. «Mi ha detto di aver trovato Luca per terra in una pozza di sangue». Luca era a terra, nei pressi dello sportello della Credem. Alessia e Ramona si sono messe a correre. Ramona era un po’ più avanti, perché quella sera non aveva i tacchi. «Quando sono arrivata vicino a Luca...». L’amica si ferma, si commuove, riprende il filo. «Ho visto una persona, il tassista. Gli ho urlato: ‘Che cosa ha fatto a Luca?’. Lui mi ha risposto che Luca si era lanciato. Io gli ho urlato: ‘Non è vero’. In quel momento ero sotto shock: Luca era tutto sporco di sangue, ma non aveva un taglio né in faccia né sulla mano. Dopo pochi secondi, sono arrivate la polizia e l’ambulanza e da lì è cominciato l’incubo. Quando noi siamo arrivate, Luca era in piedi, ma barcollava. Non parlava, non riusciva a parlarci, a dirci che cosa fosse successo. Il giorno dopo abbiamo saputo delle sue condizioni di salute».


«Un trauma devastante», quella notte per Alessia. «Un giorno hai un amico in un modo, dopo il coma e quando ha ripreso conoscenza lo ritrovo in un altro modo. Il nostro è un legame molto forte. Quando hai bisogno di un favore di qualsiasi natura, è pronto ad aiutarti». Ramona: «Per far capire quanto sia importante Luca, dal 25 dicembre in poi, fino a quando non si è svegliato e, soprattutto, non mi ha parlato, ho provato una sensazione mai provata nella mia vita. Non mi è mai capitato di avere la paura di perdere una persona. Io sono figlia unica, Luca per me è veramente come un fratello ed è come se mi avessero portato via metà corpo: mi sentivo persa, non riuscivo a dare un senso alle mie giornate. Il mio pensiero era solo Luca». Luca, Ramona, Alessia: storia di un’amicizia inossidabile.

 

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