L'ANALISI
18 Febbraio 2022 - 05:30
Luca con la zia Silvana
CREMONA - «Non è vero che ci eravamo accordati per andare al bancomat. Ricordo che nella mano sinistra avevo il telefonino, nell’altra il portafoglio. Il tassista ha detto che andava piano? È una balla. Lui andava forte. Dall’hotel alla discesa per andare in via dell’Annona lui non andava per niente piano. Mi ricordo che ero chinato nel taxi, sbattevo la testa. Poi, basta». Poi, il buio.
Luca Lombardo ha 27 anni, un ciuffo di riccioli sulla fronte, la barba e un bellissimo sorriso. Sta piano piano recuperando, dopo quella violenta botta in testa.
Da tre anni, gestisce due chioschi di benzina in città, uno in via Mantova, l’altro in via Massarotti. E nei progetti c’è il terzo a San Daniele Po, nel Cremonese, dove abita con mamma Nadia, papà Nino e la sorella Valentina. Da qualche giorno è tornato a lavorare, perché così gli hanno detto i medici. Ieri era al chiosco di via Mantova con la zia Silvana che non lo molla un secondo. «Sono contento di essere tornato al lavoro».
Ci vorrà del tempo prima che recuperi la memoria e riempia i vuoti di quella maledetta notte.
C’è un prima. «La Vigilia di Natale, dopo cena ero andato con le mie amiche Alessia e Ramona e due dipendenti del chiosco di benzina alla Chiave di Bacco, in piazza Marconi – racconta Luca . Mi ricordo la torta, il gin tonic. Ricordo che poi siamo usciti. Alle tre del mattino, le mie amiche avevano fame. In un distributore lì vicino ho preso delle patatine e dell’acqua».
Il dopo di Luca è pieno di non ricordo. Alle tre e mezza i ragazzi hanno chiamato un taxi. Si era fatto tardi. E come già accaduto altre volte, avevano preferito fermarsi in albergo a dormire, il B&B in via Mantova. In piazza Marconi li ha caricati Carrera. «Non mi ricordo chi ha chiamato il taxi».
Alessia e Ramona alla polizia hanno raccontato della lite sul pagamento della corsa: 20 euro in tutto. «Avevamo 10 euro. Avrei pagato il resto con il bancomat. Le mie amiche hanno detto che il tassista aveva cominciato ad alzare la voce, ma non mi ricordo. Ricordo che Alessia ha detto ‘Andiamo’ e ha aperto il portellone. E’ scesa lei, è scesa Ramona. Io non ce l’ho fatta. Il tassista è ripartito a forte velocità. Ma mai mi sarei buttato dal taxi in corsa».
Luca è finito a faccia in giù in via Mantova, in un lago di sangue. La corsa in ospedale, il ricovero in Terapia Intensiva, poi in Neurochirurgia. «Non ricordo niente».
Il 31 dicembre, papà Nino ha telefonato a zia Silvana: «Luca si è svegliato e ha chiesto di fare colazione». E in famiglia hanno tirato il primo sospiro di sollievo. «Ma io non mi ricordo nulla».
Il 10 gennaio è tornato a casa. Era un lunedì. «Non vedevo l’ora, ma non sapevo che cosa mi fosse successo». Zia Silvana gli ha letto un articolo: «Luca mi ha guardato come se fosse la trama di un film con lui protagonista». Ride, Luca. «Piano piano sto cercando di mettere a fuoco». Racconta del suo passato, dei quattro anni sui banchi dell’Istituto Agrario Stanga. «Poi ho mollato perché non faceva per me. Sono andato a lavorare nell’officina di papà. Se ho la fidanzata? No, no».
Il suo chiosco in via Mantova non è lontano dal Juliette, ristorante – discoteca bazzicato dai vip. «A me piace moltissimo Belen. L’anno scorso l’ho vista al Juliette. Era una festa privata. E’ bellissima».
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