L'ANALISI
27 Gennaio 2022 - 09:34
Carlo Cottarelli
CREMONA - Il premier Mario Draghi ancora a Palazzo Chigi e il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, al Quirinale. Al termine di un settennato che lo aveva visto per quattro giorni (nel maggio 2018) Presidente del Consiglio incaricato da parte di Sergio Mattarella, non nasconde le sue preferenze l’economista cremonese Carlo Cottarelli.
«Ho sempre detto che sarebbe utile se Draghi rimanesse al suo posto — ricorda —. Andrebbe benissimo anche come Presidente della Repubblica, tra l’altro per un periodo decisamente più lungo. Ma la situazione interna di politica economica (e non solo) da gestire quest’anno è così delicata da rendere preferibile la continuità al timone del Governo».
Per il Colle più alto, invece, Cottarelli ritiene che sia arrivato il momento di eleggere una donna e riserva il suo endorsement per la Guardasigilli. «Può vantare un curriculum istituzionale di tutto rispetto e sono convinto che come ministro abbia lavorato bene, anche sul versante della riforma della giustizia civile e penale. Ovviamente ci sono altre possibili candidate degne di considerazione; ma questa, se toccasse a me, sarebbe la mia scelta».
Draghi, invece, non dovrebbe traslocare al Quirinale. «Il molto lavoro avviato ha bisogno di essere proseguito e portato a termine nel migliore dei modi. Penso alle diverse leggi delega che hanno riguardato ad esempio le riforma della giustizia civile e penale ed il fisco. C’è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con circa un centinaio di condizioni ancora da realizzare; poi vanno ridiscusse le regole europee sui conti pubblici. E ci troviamo ancora nel bel mezzo di una ripresa che non può certo dirsi completata. Insomma, il 2022 presenta un’agenda già ora folta e delicata di cose da fare; dunque un cambiamento di governo proprio ora si rivelerebbe piuttosto complicato».
E se poi, alla fine, Draghi venisse eletto Presidente, «a questa scelta andrebbe necessariamente affiancata quella delle condizioni per dare vita ad un nuovo governo stabile e in grado di durare fino al 2023. Non possiamo correre il rischio di un esecutivo per certi aspetti debole o provvisorio, destinato magari a naufragare tra qualche mese con conseguenze senza dubbio pesanti».
Come a dire che l’esito positivo della ‘partita doppia’ su Palazzo Chigi e sul Quirinale richiede una soluzione unitaria per la scelta del successore di Mattarella. «Diversamente, pur non essendo la caduta del governo una conseguenza automatica, è ovvio che i rischi sarebbero maggiori».
Intanto, però, la liturgia delle votazioni sprecate in attesa di un accordo, delle schede bianche e dei nomi ‘fuori luogo’ affidati all’insalatiera, alimenta polemiche e insoddisfazione nell’opinione pubblica: spettacolo indecoroso o fisiologia del gioco democratico? «Direi la seconda. Va di moda fare certe polemiche, ma la politica è cosa complicata, la scelta di un presidente anche, e in passato abbiamo visto tempi ben più lunghi. È stato quasi sempre così. E ricordo che nel caso di Scalfaro, ad esempio, la situazione si sbloccò di colpo solo dopo la strage di Capaci. Come andrà questa volta? Forse è solo una speranza, però a questo punto credo che i tempi saranno abbastanza brevi».
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