CALCIO
25 Gennaio 2022 - 05:20
Il segretario provinciale della Cisl Dino Perboni
CREMONA - Un’altra voce del sindacato entra nel dibattito aperto sul futuro di Cremona: dopo il segretario generale della Cgil di Cremona, Marco Pedretti, è il leader della Cisl, Dino Perboni, a raccogliere l’invito del direttore del quotidiano La Provincia, Marco Bencivenga, che con il suo editoriale ha innescato il confronto indicando le sfide.
«Si deve partire dal patrimonio che Cremona ha, dai sui cittadini che hanno dimostrato e dimostrano sempre grande laboriosità, profondo civismo, autentico altruismo e comprovato spirito di solidarietà, abbinato a consapevole realismo e senso di responsabilità. È da queste caratteristiche che ogni considerazione deve partire: sono una risorsa inestimabile per qualsiasi
progetto di futuro, perché è grazie e solo con la comunità che si possono immaginare scenari ed evoluzioni della città. Pertanto, ogni progetto così ben elencato e suggerito dal direttore del giornale, affinché possa dipanarsi necessità dell’energia che viene dai cittadini, proprio per le loro caratteristiche. In altri termini, oggi le città, per la loro complessità, per l’interconnessione e per la velocità dei cambiamenti, non possono basare il loro futuro solo su un unico filone di sviluppo, com’è avvenuto nel passato recente, e dando per scontato la variabile comunità. Laddove questo è avvenuto, i risultati non sono arrivati. Poiché, un città ha bisogno di articolare il proprio domani, come dall’altro canto stanno facendo le città europee, su asset differenti ma fra loro comunicanti, e la connessione è possibile proprio per le caratteristiche e la partecipazione dei cittadini. È per questo che i modelli di sviluppo delle città europee, si basano su un attento mix di coinvolgimento e caratterizzazione dei percorsi di sviluppo con la risorsa cittadini. In buona sostanza, la città del futuro è la città pensata e realizzata per il bene comune dei suoi abitanti. Pertanto, i temi rilanciati dal direttore Bencivenga sono da considerare nel loro complesso e non singolarmente e separatamente, in quanto ciascuno contribuisce alla Cremona del futuro».
«Il futuro passa per il buon vivere, il turismo, l’università, la sanità, l’agroalimentare e la sostenibilità, in quanto sono tutti elementi che compongono e definiscono l’orizzonte su cui orientare la città, proprio come stanno già progettando e immaginando i diversi centri urbani del continente europeo. Ne consegue, che la sfida è realizzare una visione comune e condivisa su questi temi».
«Costruendo forme di partecipazione ed inclusione alla realizzazione di questi obiettivi, strutturando e pianificando le modalità operative, le risorse strumentali ed umane e la loro reperibilità. Perché per la Cisl la partecipazione è la chiave di volta per realizzare un futuro inclusivo e solidale».
«Il rischio principale è il bisogno di incrementare i collegamenti, di rendere Cremona al centro delle principali linee. L’asse Milano-Cremona-Brennero è strategico e va attuato sia via ferrovia, con il raddoppio della Milano-Cremona-Mantova, sia con la nuova autostrada. Restare tagliati fuori dalla metropoli milanese, che sarà attraversata dal corridoio 5 che unirà l’Europa da Kiev a Lisbona, e dal corridoio del Brennero, significherebbe rendere difficile la completa e piena attuazione di obiettivi e progetti di futuro».
«Per quanto riguarda le scelte, come dicevo prima si tratta di sostenere una visione comune e condivisa su tutti questi temi con i vari enti e corpi sociali per poter davvero operare in piena sinergia, in modo da generare un profondo e ampio fronte per la realizzazione degli obiettivi. In tal modo si realizzerà la condizione di una comunione fra la comunità per il bene di tutti i cittadini».
«È senza dubbio l’università: progressivamente potrà svolgere un ruolo di spinta ed energia, poiché da un lato connetterà la città ad altri ambienti accademici e di ricerca che accrescano il valore e l’attrattività economica e sociale della città, e dall’altro proprio per questa dinamica sarà fonte di ulteriore interesse per i giovani. E così si contribuirà anche ad invertire la curva demografica, aumentando il dinamismo della comunità».
«L’impatto è stato senza dubbio notevole, in termini di perdite di vite umane e di famiglie colpite dal dolore. Per quanto
riguarda il lavoro, il 2020 ha colpito soprattutto chi era stato assunto con contratti a termine, contratti interinali e lavori a progetto; questi contratti hanno riguardato per la maggior parte i giovani e le donne. Ecco, a questa fascia dobbiamo pensare, perché è stata la più colpita dalla pandemia, poiché, fra lockdown e riduzione delle attività economiche, i contratti flessibili non sono stati rinnovati o sono stati interrotti causando così la perdita di lavoro. Altro fenomeno è stato l’aumento dell’inattività, ossia delle tante persone che non si sono attivate a cercare lavoro, in quanto per l’appunto le attività economiche erano ridotte all’essenziale. La pandemia ha messo in evidenza un fenomeno comune alle economie continentali e nord americane, che è quella dei cosiddetti lavori poveri; ossia la crescita dei lavori a basso reddito e con scarse competenze richieste. Anche questo fenomeno si è affacciato nella realtà cremonese, in particolare nel settore della logistica. Pertanto, immaginare e realizzare il futuro della città passa per uno sviluppo economico che generi occupazione di qualità, basata sulle competenze e sulla professionalità e non focalizzata solamente sul minor costo del lavoro».
«Questa è la scommessa che riguarda tutto il mondo, poiché è del tutto evidente che l’ambiente non è più una variabile indipendente per il genere umano, e che lo sviluppo economico rapace presenterà un conto salatissimo e grave. Il clima come
bene comune: quindi si tratta di cambiare il paradigma, ossia di passare dal concetto di ambiente come vincolo alla crescita economica a motore e generatore di sviluppo integrale, sia sul piano economico che sociale e della persona. Aspetto non solo concettuale, ma anche di impatto tecnologico e sociale. È per questo che le risorse del Pnrr dovranno avere, necessariamente, una ricaduta sulle città e con una chiara direzione verso la ricerca e lo sviluppo di tecnologie a basso/bassissimo impatto ambientale, che siano di facile diffusione per far fronte non solo all’ammodernamento degli impianti di produzione, ma anche degli edifici pubblici e privati, delle abitazioni e dei mezzi di locomozione. Ed è anche un modo per non creare nuove diseguaglianze».
«Gli stili di vita nel tempo sono cambiati — entra nel merito Perboni — e ora dovranno essere in equilibrio e focalizzati al rapporto fra ambiente e sviluppo. Come ci ha insegnato Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’, quando si passa dall’individualismo al noi, e in questo caso noi inteso come cittadini, si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società».
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