CALCIO
17 Dicembre 2021 - 09:18
CREMONA - Ristoranti di lusso e pizzerie, ma anche il panettiere, il macellaio, la storica pasticceria. Ventiquattro vittime, tutte cadute nella trappola di Paola Francesca Pizzamiglio, 40 anni, natali a Codogno, casa a Vescovato, una brillante carriera di truffatrice seriale che un anno fa, durante e dopo il lockdown, il cibo d’asporto lo ordinava al telefono, se lo faceva portare, senza mai pagare. Escargot e pasta con il tartufo, vino e spumante. Palato raffinato il suo. Una collezione di denunce, un debito di 3.756 euro accumulato solo nel 2020. Ma il conto è più salato. Si sfiorano i 9 mila euro con i colpi messi a segno nel 2019, l’anno d’inizio della carriera truffaldina della quarantenne. Il debutto in una gioielleria di Cremona. Il 13 aprile, la truffatrice acquistò un anello di brillanti e zaffiri, una catena in oro e due ciondoli in argento: 2240 euro pagati con un assegno ‘cabriolet’. L’anno, il 2019, in cui il Covid non era nell’aria, al ristorante ci si andava. Francesca ci andava, a pranzo o a cena. Sola o in compagnia di amici. Gli assegni? Scoperti. La tessera bancomat? «Signora, non prende». «Mi scusi, passo domani». Arrivederci e grazie.
Truffa, insolvenza fraudolenta, ricettazione di assegni. Otto pagine di capo di imputazione hanno portato la quarantenne truffatrice seriale davanti al giudice nel processo, in calendario ieri con il gioielliere che si è costituito parte civile con l’avvocato Gianluca Pasquali. Due anni fa diede la caccia a Francesca, la trovò. Era persino disposto a non denunciarla se solo gli avesse restituito i gioielli, ma lei candidamente gli spiegò «Eh no, sono regali che ho fatto, non posso fare brutta figura». Arrivarono i carabinieri, partì la denuncia. Sul banco degli imputati, la truffatrice seriale è in compagnia delle amiche Debora Orfeo e Stefania Merlo (Francesca Pizzamiglio è difesa dall’avvocato Giovanni Bertoletti, la Orfeo da Paolo Brambilla, la Merlo da Cesare Grazioli). Il processo è stato aggiornato al 28 aprile prossimo.
Nelle prenotazioni on-line, Francesca spesso cambiava il nome. A volte si presentava come amica, figlia, cameriera, parente di gente che sapeva essere cliente del ristorante o del negozio. «Domani passa Massimo a pagare». I ristoratori e i commercianti di Cremona e provincia si sono fidati. Il periodo era difficile, l’asporto era l’unica occasione per rimpinguare un po’ il cassetto. L’imputata ne ha approfittato. Nella lista dei ristoranti di lusso truffati prima e dopo la pandemia, figurano La Borgata, al Migliaro: 400 euro di pietanze prelibate mai visti; l’Umbreleer di Cicognolo, 150 euro, il Pescatore di Casanova del Morbasco: 238 euro; l’Osteria del Miglio di Pieve San Giacomo: 265 euro. La truffatrice ci provò anche alla Crepa di Isola Dovarese. Ordinò su WhatsApp cibo d’asporto per 396 euro, ma quella volta le andò male: il titolare le chiese il pagamento prima della consegna. Non si è fatta mancare nulla, l’imputata: dalla torta (46 euro) ordinata nella storica pasticceria Lanfranchi, all’ombra del Torrazzo, al cibo per cani e gatti ordinati al telefono al negozio di Torre de’ Picenardi: 260 euro di scatolette che il negoziante non ha più visto.
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