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IL FUTURO DELLA SANITA' CREMASCA

Crema, Casa di comunità blindata. Moratti: «In via Gramsci»

La delegazione di sindaci a Palazzo Lombardia non sblocca il caso del riutilizzo dell’ex tribunale. Bonaldi: «Chiusura abbastanza netta, delusa per una visione che non considero lungimirante»

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

10 Dicembre 2021 - 09:18

Crema, Casa di comunità blindata. Moratti: «In via Gramsci»

La palazzina di via Gramsci

CREMA - «Una chiusura abbastanza netta, da parte della Regione, sulla possibilità di insediare la Casa della comunità prevista a Crema nell’ex tribunale». Così il sindaco Stefania Bonaldi ha commentato l’esito dell’incontro di ieri mattina in Regione con il vicegovernatore e assessore al Welfare Letizia Moratti e il direttore generale del settore Gianni Pavesi. Al confronto hanno partecipato i sindaci di Offanengo Gianni Rossoni e di Casaletto Ceredano Aldo Casorati, quest’ultimo anche in veste di presidente dell’Area omogenea cremasca. Il vertice era stato richiesto dai cremaschi un mese fa, proprio per capire la fattibilità di una Casa della comunità nell’ex palazzo di giustizia. Ma nei giorni scorsi, Moratti ha annunciato che la Regione non investirà sullo stabile di via Macallè, preferendo allestire la struttura socio sanitaria intermedia nell’ex palazzina Asl di via Gramsci. Vi lavoreranno medici e pediatri di base, assistenti sciali, specialisti e infermieri.

STRUTTURA SOVRADIMENSIONATA

«Si è trattato di un incontro cordiale, nel quale abbiamo esposto le nostre ragioni», ha sottolineato al termine Bonaldi. Moratti ha ascoltato e ha chiarito le ragioni del «no» all’ex tribunale. «Le considerazioni della vicepresidente sono sostanzialmente tecniche ed economiche — ha riferito la sindaca di Crema —: la struttura dell’ex tribunale misura quasi 6 mila metri quadrati, a fronte dei 1.500 necessari per una Casa della comunità». Il fatto di essere sovradimensionata comporterebbe costi di adeguamento e ristrutturazione ben superiori ai fondi che la Regione ha a disposizione, tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza: 1,5 milioni per ogni singola Casa della comunità, inserita dalla giunta Fontana nella recente riforma sanitaria regionale. «Per la Regione, l’intervento per lotti non è funzionale — ha precisato Bonaldi —: avrebbe costi ingenti. Abbiamo provato a smuovere i convincimenti del vicepresidente Moratti con diversi argomenti, ma non c’è stato nulla da fare».

L'ex Palazzo di Giustizia di Crema

STABILE DI VIA GRAMSCI INADEGUATO

Le ragioni dei cremaschi sono note da tempo: innanzitutto, l’inadeguatezza dello stabile di via Gramsci a ospitare servizi ambulatoriali e sociali, per la totale carenza di parcheggi e le difficoltà d’accessibilità, specie dai centri limitrofi. Da non dimenticare che tre mattine la settimana a 200 metri c’è anche il mercato. Si aggiunge quello che Bonaldi definisce un «paradosso»: gli attuali servizi dell’Asst di Crema, ospitati nell’ex palazzina Asl, dovranno essere trasferiti. «In endemica carenza di spazi — ha sottolineato il sindaco — Asst chiederà verosimilmente al Comune di affittare i locali proprio nell’ex tribunale per spostarvi uffici da via Gramsci. Siamo consapevoli che il budget per le Case della comunità è di 1,5 milioni a struttura e anche che gli spazi all’ex tribunale sono molto più ampi, ma l’utilizzo e l’investimento sullo stabile potrebbero consentire di risolvere una volta per tutte la carenza degli spazi dell’Asst di Crema. Nel fabbricato si potrebbero finalmente collocare servizi come la Neuropsichiatria infantile, il consultorio e il magazzino farmaceutico, per i quali da anni l’Asst corrisponde canoni di locazione a privati, talora con soluzioni logisticamente discutibili e poco funzionali. Questo, secondo noi, potrebbe ben giustificare un intervento con fondi regionali destinati a incrementare il budget del Pnrr. Sarebbe appunto una soluzione più razionale e lungimirante e, nel medio termine, anche economicamente più vantaggiosa, posto che il Comune, proprietario dell’ex palazzo di giustizia, metterebbe a disposizione un diritto reale sull’immobile senza chiedere un corrispettivo».

RIMANE UNO SPIRAGLIO

L’ente ha sempre confermato alla Regione 99 anni di locazione a canone zero. «Questi argomenti hanno fatto breccia solo parzialmente su Moratti e Pavesi — ha concluso Bonaldi —: entrambi si sono impegnati a fare immediatamente il punto con il direttore generale della Asst Ida Ramponi e poi nuovamente coi sindaci, per una puntuale ricognizione degli spazi aggiuntivi necessari all’Azienda, allo scopo di trovare soluzioni in prossimità dell’ospedale, a nostro avviso inesistenti, se non, appunto, utilizzando l’ex palazzo di giustizia». Resta dunque uno spiraglio. Moratti ha poi accolto la richiesta dei cremaschi di considerare il riconoscimento di una terza Casa della comunità in territorio cremasco (oltre che a Crema e a Rivolta d’Adda). Il distretto sanitario conta 160 mila abitanti e quindi sarebbe penalizzato con una struttura ogni 80 mila residrenti, dato lo standard di una ogni 50 mila abitanti circa. Anche qui ci saranno verifiche sulla fattibilità con i vertici dell’Asst e dell’Ats Valpadana.

LA DELUSIONE DI BONALDI

«Personalmente, nonostante le aperture dell’assessore Moratti, cui voglio dare credito e per le quali garantiremo la massima collaborazione — ha concluso Bonaldi — non posso che esprimere delusione, amarezza e scoramento per una visione che considero non lungimirante sull'utilizzo dell’ex tribunale, strategico per vicinanza all’ospedale, per accessibilità dei cittadini attraverso lo svincolo della tangenziale e parcheggi».

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