L'ANALISI
19 Luglio 2021 - 05:50
CREMA - L’accoglienza dei bisognosi non va in vacanza: la povertà resta una presenza a volte invisibile, ma costante ai margini della società cremasca. Anche in luglio e agosto, a garantire aiuto a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese sono operatori
e volontari della Caritas diocesana. Un supporto prezioso che permette di sfamare ogni giorno dalle 15 alle 20 persone, la maggior parte delle quali sono senzatetto. La casa dell’accoglienza Giovanni Paolo II di via Toffetti, ai Sabbioni, proprio a fianco della chiesa di San Lorenzo e San Francesco, è la prima linea di questo servizio. «Varcare la soglia della speranza», recita la frase dipinta sul muro esterno dell’edificio, la speranza di poter riprendere in mano la propria vita. «Il nostro obiettivo ultimo è proprio quello — spiega il direttore della Caritas Claudio Dagheti — accompagnare coloro che sono in difficoltà in un percorso di uscita che permetta di ritrovare un’autonomia economica e in diversi casi anche abitativa. Nel contempo, la mensa per i senza fissa dimora è un’occasione per incontrare persone spesso invisibili, specialmente se si tratta di immigrati, capirne le necessità, dare un primo aiuto e verificare con loro se ci sia la volontà di procedere verso una nuova vita». Oltre ai pasti garantiti, ci sono alloggi per uomini; mentre quelli per le donne vengono assicurati dall’associazione Giulia Colbert delle suore del Buon pastore. Con il rifugio per i senzatetto di via Civerchi (il dormitorio San Martino) chiuso ormai da quasi tre mesi, spesso l’ora del pranzo è l’unica occasione per i bisognosi di trovare conforto e sostegno in volti amici.
«In autunno e d’inverno — prosegue Dagheti — le necessità sono ovviamente più legate a trovare un riparo. Chi viene a mangiare si ferma poi anche diverse ore nel nostro centro d’accoglienza, semplicemente per stare al caldo. Spesso sono le stesse persone che poi la sera vanno a dormire al San Martino, dove abbiamo a disposizione 18 posti letto. In estate le cose cambiano, essendo molto più facile vivere all’aperto. Qualcuno passa semplicemente a ritirare il pranzo, diciamo come se fosse un servizio da asporto, preferendo consumarlo altrove». Il programma di aiuto della Caritas prevede la possibilità di affiancamento per chi voglia provare a riprendere in mano la propria vita, ma ovviamente senza forzature. In qualche caso, infatti, c’è anche chi sceglie un’esistenza ai margini, ma la maggior parte delle persone, sovente si tratta di uomini che hanno superato l’età adulta, cerca una via di uscita. «Le possibilità di affrontare un percorso insieme sono molteplici — conclude il responsabile dell’associazione diocesana —: si comincia con il cercare un’opportunità lavorativa che possa consentire un primo affrancamento dal bisogno». Servono tempo e pazienza, oltre che disponibilità ad adattarsi da parte di chi si trova in difficoltà. L’obiettivo finale è anche l’autonomia abitativa della persona. Non va dimenticato, però, che la possibilità di successo di questi percorsi si scontra spesso con situazioni al limite, innanzitutto cronici problemi di salute che comportano invalidità e inabilità dunque al lavoro, poi il disagio psicologico che richiede un lavoro in profondità.
Oltre alla casa dell’accoglienza di via Toffetti, Caritas ha anche una seconda struttura di riferimento per chi è in difficoltà, la casa della Carità di viale Europa. Qui vengono ospitate anche famiglie intere, grazie alla disponibilità di alloggi. Sul retro si trova il grande magazzino dove i volontari stoccano i prodotti e il frutto delle donazioni, da distribuire poi nelle varie parrocchie di Crema e del Cremasco. Proprio i sacerdoti e le singole comunità sono infatti un altro fondamentale avamposto nella lotta alla povertà e nel contrasto all’emarginazione.
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