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"BUONGIORNO SIRIA"

Famiglia di rifugiati 'adottata' da 61 famiglie cremasche

Ahmad accolto con moglie e i due figli piccoli grazie all’aiuto di Diocesi, associazioni e cittadinanza

Dario Dolci

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08 Luglio 2021 - 06:20

Famiglia di rifugiati 'adottata' da 61 famiglie cremasche

CREMA - Sessantuno famiglie dei quartieri di San Bernardino e Castelnuovo si sono autotassate per accogliere una coppia di rifugiati siriani con due figli piccoli, partecipando a un progetto che potrà continuare, grazie anche all’aiuto di altre associazioni e della Diocesi. L’iniziativa è stata presentata all’Arci San Bernardino alla presenza del sindaco Stefania Bonaldi, di don Gabriele Frassi, di Giorgio Del Zanna per la comunità di Sant’Egidio e di Emanuele Campagna per la chiesa valdese. Oltre allo stesso circolo, hanno aderito all’iniziativa di accoglienza e sostegno della famiglia in fuga dalla guerra l’ufficio Migrantes con Enrico Fantoni, le parrocchie dei due quartieri, il gruppo Farelegami, la Cgil, il centro ascolto Caritas di Castelnuovo e di San Bernardino con Vergonzana, gli Amici di Crema per le missioni e il Gruppo mamme musulmane. E tali realtà hanno creato il gruppo Buongiorno Siria per dare una piccola risposta a un grande problema, quello dei rifugiati.

Il progetto è partito nel gennaio dello scorso anno a sostegno di Ahmad Hamza, 29enne siriano, di sua moglie e dei due figli di 11 e 8 anni. «La famiglia — spiega Fantoni — ci è stata segnalata dalla comunità di Sant’Egidio. Noi abbiamo dato risposte concrete in merito a casa, cibo, vestiario, istruzione, oltre a strumenti per costruirsi un futuro in autonomia. Le 61 famiglie contribuiscono con 10 euro al mese a testa, la Diocesi paga l’affitto della casa in via Brescia e altre associazioni collaborano per quanto è necessario. Il sostegno costa circa 20 mila euro l’anno. Garantiamo vitto, alloggio e abbigliamento, un appartamento arredato e sosteniamo il costo delle utenze, finché non saranno disponibili risorse autonome da parte della famiglia, alla quale abbiamo insegnato la lingua, l’abbiamo aiutata nelle pratiche burocratiche per il riconoscimento come rifugiati, per l’assistenza sanitaria, per iscrivere i figli a scuola e per richiedere la residenza. Abbiamo insegnato loro a muoversi in autonomia per i bisogni semplici e al capofamiglia cercato un lavoro». 

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