Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CORONAVIRUS: LEVACCINAZIONI

Borghetti, quando il vaccino si somministra al proprio figlio

Il medico radiologo cremasco, volontario all'hub dell’ex tribunale, ha immunizzato il primogenito Luca

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

23 Giugno 2021 - 15:46

Borghetti, quando il vaccino si somministra al proprio figlio

Maurizio Borghetti mentre somministra il vaccino al figlio Luca

CREMA - «Cosa sta a cuore a un padre più di un figlio? Nulla. E per questo motivo ho voluto inoculare personalmente la prima dose a Luca, per dimostrare che l’adesione alla campagna è importante e che i vaccini sono sicuri, anche per i più giovani». Così il medico radiologo Maurizio Borghetti, volontario al centro vaccinale dell’ex tribunale, ha voluto lanciare un messaggio a tutti i ragazzi cremaschi e ai loro genitori. Sin dall’inizio della campagna – era il 29 marzo scorso – Borghetti dedica parte del suo tempo libero dal lavoro nella Radiologia dell’ospedale Maggiore a fare il volontario nell’hub. Luca è il suo primogenito, ha 27 anni e vive a Ripalta Cremasca. «Ho raccomandato anche a Giorgio, il mio secondo figlio 21enne, di vaccinarsi, poi è chiaro che si tratti di una libera scelta» aggiunge l’ex assessore comunale della giunta Bruttomesso (2007-2012). Il fatto che Luca sia stato vaccinato dal padre con la prima dose di Pfizer è un caso.

«Nulla di programmato – prosegue Borghetti –: come tanti altri ventenni che stiamo trattando in questo periodo, Luca aveva prenotato il vaccino il primo giorno disponibile (era il 2 giugno, ndr). Io allora non sapevo di essere di turno nella data che il sistema aveva stabilito per mio figlio. L’ho scoperto nell’immediata vigilia. A quel punto ho ovviamente voluto somministrargli la dose personalmente. Un’emozione e l’orgoglio di vedere il mio ragazzo che ha capito l’importanza di proteggersi, per se stessi e la comunità intera».

Su questo tasto Borghetti insiste particolarmente. «Abbiamo davanti l’esempio del Regno Unito – conclude –: nonostante l’aumento dei contagi dovuto alle varianti, il fatto che la popolazione sia ormai in gran parte vaccinata impedisce i casi gravi e dunque i ricoveri. L’Italia sta seguendo questa strada, l’unica che ci possa mettere al riparo da una nuova ondata il prossimo autunno che torni a riempire gli ospedali. Se vogliamo mettere fine all’emergenza anche i ragazzi devono vaccinarsi. Vanno ascoltati gli esperti immunologi e virologi, con una popolazione protetta almeno all’80% il prossimo autunno saremo tutti più sicuri».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400