CALCIO
07 Giugno 2021 - 06:34
CREMONA - Gli hanno dato del «ciccione» e dell’«obeso». Poi, gli hanno tirato gli schiaffi sulla nuca e sulla testa: uno, due, tre. Difficile concentrasi durante la verifica in classe con alle spalle quei due compagni bulli, 15 e 16 anni, che gli davano fastidio. «Professore, continuano ad importunarmi». L’insegnante li ha sgridati. E i bulli lo hanno punito, all’uscita da scuola. Uno lo ha ha rincorso, lo ha afferrato per il giaccone, lo ha scaraventato contro un albero, lo ha fatto cadere a terra, lo ha spinto con violenza contro la porta di un garage. L’adolescente è caduto ancora. È intervenuto l’altro, gli ha assestato un pugno in faccia.
Il certificato medico racconta di una «lesione zigomatica destra giudicata guaribile in dieci giorni». E di una distorsione alla caviglia sinistra con possibile in frazione apice malleolo peroneale con discreta tumefazione perimalleoleare esterna, giudicata guaribile in giorni 20».
L'episodio di bullismo è accaduto il 24 gennaio del 2017 in una scuola di Cremona. Quattro anni dopo, davanti al Tribunale per i minori, i due bulli, oggi maggiorenni e con un lavoro, accusati di lesioni, in concorso, si sono pentiti e hanno ottenuto la concessione del perdono giudiziale. Perché hanno compreso «il disvalore»..
Il 24 gennaio del 2017 era martedì. Alle 14,30 compito in classe. Nella denuncia presentata alla polizia, lo studente bullizzato ha raccontato di lui concentrato, sino a quando, «senza motivo, il mio compagno mi ha dato uno schiaffo sulla nuca. Non ho reagito, mi sono lamentato con il professore che lo ha redarguito per quello che mi aveva fatto. Dopo circa mezz’ora si è avvicinato a me l’altro compagno di classe e anche lui, senza motivo, mi ha tirato due schiaffi sulla testa. Ancora una volta mi sono rivolto al professore e ancora una volta lui ha sgridato chi mi aveva colpito». Quel giorno, lo studente non è riuscito a rimanere in classe. È uscito in corridoio, si è messo a piangere. È passata una professoressa. «Che ti succede, perché piangi?». «Le ho raccontato, la prof è entrata in classe, ha sgridato i compagni, mi ha calmato e portato nel suo ufficio dove ho terminato la verifica».
Cinque del pomeriggio, suona la campanella, lezioni finite. Sulla porta, il ragazzino ha incontrato uno dei suoi bulli. «Che c... fai, non è abbastanza che sono nei casini! Ti ci metti anche tu a mettermi nei casini con i professori?». «Gli ho detto di lasciarmi stare e mi sono allontanato per tornare a casa». Attraversata la via, il bullo lo ha rincorso. «Mi ha spinto contro un
albero, facendomi cadere a terra. Aveva un grande dolore alla gamba. Mi sono rialzato, mi ha spinto contro la porta di un garage e mi ha fatto cadere ancora. Mi ha bloccato a terra». È arrivato l’altro. «Mi ha tirato un pugno sotto l’occhio destro». I bulli se ne sono andati «soddisfatti», lui è rimasto lì, in lacrime. La brutale aggressione ha i suoi testimoni: due compagni di classe.
Ritornato a casa, lo studente ha raccontato tutto alla madre, insieme sono andati al Pronto soccorso, poi in Questura a denunciare i compagni. Quattro anni fa, è stata aperta l’indagine. La polizia ha sentito i professori, i compagni che avevano assistito all’aggressione. E si è scoperto che non era la prima volta. «La classe che frequento - ha fatto mettere a verbale un compagno — è una classe di casinisti che hanno poco voglia di fare e anch’io in alcune circostanze sono stato preso di mira da quei due compagni. Si giustificavano dicendo che era un gioco, ma mi davano fastidio. In quella circostanza, personale della scuola ha avvisato mio padre che ha intimato di smetterla. In caso contrario li avrebbe denunciati. Da quel giorno non mi hanno più dato fastidio».
In Tribunale, i due hanno recitato il ‘mea culpa’ . «Il mio assistito si è pentito, ora è sulla retta via ed ha iniziato a lavorare»,
ha commentato l’avvocato Raffaella Parisi. «Il mio cliente ha scritto anche una lettera di scuse alla vittima», ha aggiunto l’avvocato Guido Priori.
Il presidente del Tribunale per i minori di Brescia, Cristina Maggia, ha scritto nella motivazione della sentenza: «Rilevato che in udienza gli imputati sono comparsi e hanno ammesso gli addebiti, ritenuto sia dimostrata la capacità di intendere e di volere di entrambi in ordine al fatto e la loro possibilità di comprenderne il disvalore, che al fine della concessione del perdono giudiziale il collegio ritiene di poter formulare una prognosi assolutamente favorevole sulla futura astensione degli imputati dalla commissione di altri reati», si dichiara «non doversi procedere per concessione del perdono giudiziale».
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