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CREMA. LA GEOGRAFIA DEGLI ‘INVISIBILI’

Addio ai capannoni Bassano: «Ora si dorme all’ex Scoglio»

Dopo la demolizione del complesso di San Bernardino, 12 senzatetto dormono nella ex locanda. Una coppia cremasca che vive per strada: «Ogni notte dobbiamo cercare un riparo che sia sicuro»

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

07 Giugno 2024 - 05:05

Addio ai capannoni Bassano: «Ora si dorme all’ex Scoglio»

L'ex Bassano Grimeca

CREMA - Cambia la geografia dei senzatetto in città. Il problema si sposta, ma rimane. Il ‘censimento’ dei clochard, fatto parlando proprio con loro, ne conta almeno una ventina. Dopo lo smantellamento della ex Bassano Grimeca a San Bernardino, quasi del tutto terminato, le persone senza fissa dimora che lo occupavano hanno dovuto trovare un nuovo riparo.

Sigillato e reso inaccessibile l’ecomostro di via Indipendenza, tolte le coperture in amianto alla ex Everest di viale Santa Maria, gli invisibili si sono rifugiati nell’ex albergo-pizzeria Lo Scoglio di viale Santa Maria. Mediamente sono una dozzina i clochard che lo abitano. Gli altri ripari sono le villette a schiera, mai terminate, lungo il canale Vacchelli e la ex scuola di Cl. Tuttavia, c’è anche chi preferisce vagare per la città nei mesi in cui il dormitorio della Caritas è chiuso.

È il caso di una coppia, marito e moglie, entrambi cremaschi, over 50, che sono stati sfrattati e sono senza una casa. Per parlare di loro useremo dei nomi di fantasia, Egidio e Laura, in quanto ci chiedono di non svelare la loro identità. «Ogni notte — affermano — dobbiamo vagare per la città alla ricerca di un riparo sicuro. Per noi non c’è pace. Purtroppo non c’è un posto dove poter stare, soprattutto per una donna». Egidio e Laura girano con uno zainetto: è tutto ciò che possiedono. «Quello che abbiamo addosso — spiega l’uomo — ce l’ha dato la fondazione San Vincenzo. Ci hanno regalato anche un cellulare che ci serve per essere rintracciati dai pochi che ci aiutano. Non abbiamo un soldo. Siamo in strada da quando è morta mia madre e la casa, dov’era in usufrutto senza che lo sapessi, l’abbiamo persa da un giorno all’altro. Da quel momento è iniziato il nostro inferno».

Nel frattempo, Egidio ha anche perso il lavoro: «Ho sempre lavorato in un’azienda cremasca, poi ho sbagliato a voler cambiare mestiere, perché le cose sono andate male e da allora nessuno mi ha più aiutato». Anche Laura aveva un’occupazione, che ha lasciato per poter assistere la suocera. «Per qualche mese mia moglie è stata in una parrocchia e io sono stato al dormitorio, ma una volta chiuso per noi non c’è stato più un progetto». Il dormitorio ha chiuso il 30 aprile, come sempre. Il servizio docce e lavaggio biancheria funzionava due giorni alla settimana, il martedì e il giovedì: ora una soltanto. Lo gestisce la cooperativa Bessimo. I problemi per la coppia, tra l’altro, sono ora destinati a aumentare: «Mio marito sta male — assicura Laura — dovrebbe essere operato. Ma io che farei se dovesse andare in ospedale? Una donna, da sola, dove può andare?».

Tra le storie tristi di chi vive per strada c’è quella di Sandro, che ha più di 70 anni. Lui, una pensione ce l’ha, ma la ludopatia gli ha causato una situazione tale, da non permettergli di tornare a galla. A causa del gioco ha accumulato talmente tanti debiti, che ci vorranno anni per saldarli.

«Ho un figlio che vive lontano — spiega l’anziano — ma non voglio che sappia che fine ha fatto suo padre. Lui deve avere la sua vita. Sono finito in questo labirinto, perché nessuno mi ha aiutato quando mia madre stava male e la dovevo assistere giorno e notte. Dormo in auto da mesi. Mi è rimasta solo quella. La pensione serve per pagare i miei debiti con lo Stato e con qualche persona che mi ha fatto dei prestiti. Ho chiesto aiuto, ma non ho diritto a una casa popolare, perché percepisco una pensione. La verità, però, è che io non ho proprio un centesimo».

Per proteggere e sostenere le persone e i nuclei in situazione di grave fragilità o senza dimora, disposti però ad aderire a un percorso di accompagnamento verso l’autonomia a partire dall’accoglienza negli alloggi messi a disposizione, il Comune ha pensato al bando Housing First, sottoscritto in qualità di capofila territoriale. L’amministrazione vuole individuare almeno due soluzioni di alloggi di proprietà di enti del terzo settore. Il progetto collegato al potenziamento delle strutture e dell’accompagnamento per persone con disabilità, che intraprendono un percorso di autonomia abitativa, è già stato attivato.

Mentre con Housing First il Comune mira a creare «innovazione sociale», con l’accesso ad una abitazione stabile e sicura come fondamento, sul quale sia possibile costruire percorsi di inclusione e protezione per persone in condizioni di marginalità e grave vulnerabilità. Grazie al Pnrr, l’amministrazione punta a superare la frammentazione degli interventi con uno sguardo trasversale, dove le dimensioni casa, lavoro, salute e benessere siano collegate. Le risorse disponibili, 710mila euro, saranno destinate sia agli interventi di adeguamento di immobili, sia ad azioni di valutazione dei bisogni e delle risorse della persona, al fine di definire un percorso di orientamento e affiancamento lavorando, anche nella dimensione della comunità locale.

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