L'ANALISI
29 Aprile 2023 - 05:30
CREMONA - La legge è uguale per tutti ma non le tasse: a Cremona, stando alla fotografia scattata da Cna tramite il suo Osservatorio, le piccole-medie imprese e gli artigiani pagano di più che nel resto d’Italia a causa delle maggiori aliquote comunali e regionali. Se a livello nazionale la tassazione incide mediamente per il 52,7%, infatti, da noi si arriva al 56,4. Dato che ci consegna e fa indossare l’ennesima ‘maglia nera’: ultimo posto in Lombardia e fra le dieci città italiane più tassate. Dal Comune, però, l’assessore Maurizio Manzi è scettico e si riserva un approfondimento.
Lo studio, intitolato ‘Comune che vai, Fisco che trovi’, mette sotto la lente un’ipotetica piccola impresa: cinque dipendenti, 430mila euro di ricavi e 50mila euro di reddito, con un laboratorio di 350 metri quadri e un negozio di 175. Questa tipologia di azienda subisce un prelievo molto diverso a seconda di dove svolge la sua attività: sarebbe molto più conveniente aprirla, ad esempio, a Bolzano dove la ‘total tax rate’ è al 46,7%. Significa che su un reddito di 50mila euro si pagano 23.350 euro di tasse. Seguono Trento (47,9%) e Gorizia (48,5%) mentre per trovare Cremona bisogna scendere alla posizione 108: sullo stesso reddito ipotetico la tassazione schizza a 28.200 euro. Che significa 1.850 euro in più rispetto alla media nazionale.
«Il nostro Osservatorio ha prodotto questo sesto rapporto scientifico – spiega Marcello Parma, presidente Cna Cremona –, che avvalora la capacità della nostra confederazione di rilevare i dati allo scopo di produrre soluzioni. Il nostro territorio ne esce un po’ male. Innanzitutto per quanto riguarda la percentuale totale di tassazione, che comprende le varie Imu e Tari tanto per citarne alcune. Le differenze? Sono legate alle diverse aliquote applicate dai Comuni e dalle Regioni. Di conseguenza cambia anche il parametro ‘tax free day’: ci dice che a Cremona un’attività lavora fino al 24 luglio per pagare le tasse. É sconvolgente e purtroppo i dati non sono in miglioramento».
Per intenderci, nella virtuosa Bolzano la stessa tipologia di attività termina di pagare le tasse il 18 giugno. Secondo Parma la detassazione è una priorità non più rinviabile: «Basti pensare che a Cremona per dare mille euro al dipendente l’imprenditore ne deve sborsare 2.200 e rotti. Nella proposta del Def si parla di ridurre il cuneo fiscale mettendo a disposizione circa 3 miliardi, ma non basta. Fondamentale, poi, la sburocratizzazione: oggi qualsiasi azienda dedica gran parte del suo lavoro alla gestione della pesantissima burocrazia e anche questo rallenta lo sviluppo».
Il presidente di Cna richiama attenzione, infine, sul fattore demografico: «Cremona ha il 26% di over 64, il dato più alto della Lombardia e fra i più alti in Italia. Come categoria dobbiamo quindi spingere verso una visione di medio-lungo termine. Serve trattenere le nuove generazioni, facendo in modo che vivano bene sul territorio, investendo ed evitando la migrazione verso altre città. Per invertire la rotta occorrono misure che agevolino la fascia 25-35 anni.
Deve aprirsi un dibattito fra tutte le forze sociali, politiche, economiche». Infine il rischio chiusure: «Ad incidere sono varie cause. La tassazione è la principale, ma ci sono anche inflazione, aumento dei tassi d’interesse, difficoltà per l’accesso al credito. Se vengono tolte capacità d’investimento l’azienda non investe nella crescita, non aumenta i salari e i lavoratori non possono acquistare. Una rincorsa alla sopravvivenza».
L’assessore Manzi, in attesa di un’analisi più approfondita sul report di Cna, precisa: «Innanzitutto la nostra Tari è fra le 15 più basse d’Italia. Devo confrontare le altre aliquote comprese quelle su occupazione del suolo e pubblicità, ma questo piazzamento mi risulta strano».
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