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LE POSSIBILI SOLUZIONI

Allarme denatalità, Comuni già mobilitati: «Possiamo invertire la tendenza»

Le amministrazioni provano a cambiare rotta. Prima mossa: sostenere le madri

La Provincia Redazione

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12 Aprile 2023 - 05:30

Allarme denatalità:  Comuni già mobilitati

CREMONA - «Con 934 decessi e 448 nascite, la città capoluogo è in linea con l’andamento regionale e nazionale. Ma l’amministrazione comunale di Cremona non si arrende alla denatalità: «A livello di servizi stiamo facendo molto - garantisce l’assessore alle Politiche sociali, Rosita Viola - e penso innanzitutto a quelli per la fascia zero-sei anni, curati in particolare dalla mia collega Maura Ruggeri (delega all’Istruzione, ndc) e fondamentali per arrivare ad una concreta conciliazione vita-lavoro. Importante, ad esempio, il tempo anticipato agli asili: per fare in modo che le mamme possano riprendere a lavorare. Credo, infatti, che proprio il fattore professionale sia uno degli aspetti che maggiormente incide sulle minori nascite. L’instabilità lavorativa, infatti, insieme al problema casa rappresenta un ostacolo: si fanno figli sempre più tardi anche perché i giovani sono alle prese con il lavoro precario».

Quel che può fare un Comune, e che a Cremona viene fatto, è secondo Viola un’azione di sostegno alla famiglia e alla donna in particolare: «C’è tutta la parte dell’assistenza familiare, che portiamo avanti anche con servizi sperimentali come il maggiordomo di comunità, poi gli investimenti per i centri estivi, le attività portate avanti con il consultorio, il progetto Nati per leggere, i baby pit stop attivati insieme ad Ats, i piccoli doni che prevediamo per ogni nuovo nato. Tante azioni che da sole non possono certo stravolgere l’andamento della natalità, ma che rappresentano l’attenzione di un Comune verso famiglie e bambini. Dimostriamo tale attenzione - conclude l’assessore - anche con le flessibilità orarie concesse ai dipendenti comunali, proprio per agevolare la cura dei figli».

trio

Rosita Viola, Linda Baroni e  Gianni Rossoni


Gianni Rossoni, presidente dell’Area omogenea cremasca e sindaco di Offanengo, amministratore di lungo corso, sottolinea l’importanza di garantire attenzione alle nuove famiglie.

«Avere strutture per le famiglie, a partire dagli asili nido, è la principale opportunità che le istituzioni locali devono dare alle coppie che hanno figli. Con la formula regionale dei nidi gratis, una misura che sta avendo grande riscontro, il 60% delle famiglie ottiene contributi importanti». Sostegni che da soli evidentemente non garantiscono un’inversione di tendenza.

«Purtroppo questo non è sufficiente – prosegue Rossoni –: sappiamo che la natalità dipende anche da molti altri fattori, a cominciare dalle scelte personali di chi decide di mettere su famiglia. Già oggi si cominciano ad accusare problemi nel reperire forza lavoro, con il passare degli anni, se non si verificherà un’inversione di tendenza, il che significa una ripresa della natalità, questo problema si acuirà. Senza dimenticare le conseguenze dal punto di vista sociale e della finanzia pubblica, pensiamo alle pensioni. Chi le pagherà? Insomma, una vera urgenza nazionale, forse ancora più presente nella nostra provincia, che ha un tasso di invecchiamento superiore alla media. Da sola la politica non basta, si deve rigenerare una mentalità che porti i giovani a tornare a fare figli, garantendo nel contempo il sostegno necessario, con i relativi aiuti e le agevolazioni economiche del caso».

bimbo

Altra porzione di territorio e altra analisi. In questo caso a parlare è l’assessore ai Servizi sociali di Casalmaggiore, Linda Baroni, esperta dell’argomento in quanto, per due anni, anche presidente del Consorzio Casalasco dei Servizi Sociali.
«La tendenza alla denatalità è ormai in atto da 20 anni circa ma l’opinione pubblica se ne accorge solo quando la natalità è al minimo storico. Se la politica vuole invertire la tendenza deve iniziare un percorso che non sarà breve ma altrettanto lungo». «L’amministrazione comunale di Casalmaggiore cerca di mettere in atto tutto ciò che possa indurre una coppia a mettere al mondo figli, come i nidi gratis che permettono ad una donna di rientrare al lavoro in poco tempo e al contempo avere un luogo sicuro dove poter lasciare il figlio, ma il discorso è più ampio. Pensiamo a quelle aziende che obbligano le donne per contratto a non fare figli nei primi anni di assunzione. Oppure pensiamo a quel modo di pensare che induce le coppie a vedere i figli come un intralcio alla vita di tutti i giorni».

Secondo l’assessore il problema nasce da lontano e non è legato, ad esempio, alle criticità che il mondo ha dovuto affrontare ultimamente come la pandemia, la guerra e la crisi energetica. «Il welfare famigliare è sempre stato lontano dalla lista dei pensieri di chi deve agire. Forse in questi ultimi tempi si sta muovendo qualcosa, ma il calo delle nascite non è in atto dall’anno scorso o da qualche anno, ma da parecchio. Non si è mai lavorato più di tanto sulle politiche della famiglia, anzi spesso si è lavorato più sull’aspetto denigratorio. I figli erano visti come un problema, con il non avere più libertà. Anche dal punto di vista medico, ogni piccolo problema in fase di analisi del feto porta ad una facilità dell’aborto. Vediamo se il problema sollevato dai dati forniti dall’Istat porterà a delle novità concrete o sarà dimenticato tra pochi giorni». 

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