L'ANALISI
04 Aprile 2023 - 05:30
CREMONA - Siccità ed emergenza idrica: ieri, in Prefettura, il vertice tra istituzioni, enti e associazioni di categoria per correre ai ripari in tempo, prima che la crisi si trasformi in catastrofe.
Confagricoltura, Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e consorzi irrigui hanno portato le istanze comuni alla tavola rotonda presieduta dal prefetto, Corrado Conforto Galli, insieme al presidente della Provincia, Mirko Signoroni.
Due i temi caldi emersi dal confronto che ha visto al centro il Deflusso minimo vitale (Dmv), interamente da rivedere nella sua applicazione normativa, e la questione dell’accesso e costruzione dei pozzi.
Il prefetto scende in campo in prima persona: «Mi farò personalmente carico delle richieste del territorio presso la Regione – ha annunciato il prefetto, ponendo un’unica condizione –. Serve, al più presto, un documento conciso e condiviso con le priorità inderogabili».
Signoroni rinnova la massima disponibilità e chiede al mondo agricolo e ai gestori di fare fronte comune per scongiurare un possibile scenario disastroso: «A Milano potrebbe essere al vaglio il blocco ai prelievi. Io continuerò ad autorizzarli finché possibile ma serve che si levino voci in questo senso».
Dmv e pozzi. I nodi da sciogliere, adesso, sono due e il tempo non è mai stato così poco. Dal dialogo e dalle proposte è tempo di passare ai fatti.
L’appello è chiaro e diretto: «La deroga deve essere immediatamente applicata ed è imperativo superare le limitazioni temporali legate ai sessanta giorni che erano previste nella normativa dello scorso anno». Così Alessandro Bettoni, presidente della sezione nazionale di Bioeconomia di Confagricoltura: «La deroga deve perdurare in maniera costante sino a quando non sarà raggiunto l’obiettivo fissato e, cioè, finché non avremo abbastanza acqua. Non c’è alternativa, o così oppure andremo a sacrificare interi territori come quello cremasco».
Si apre a stretto giro anche un altro fronte, quello dei blocchi: «Questa deroga – prosegue Bettoni – non può e non deve prevedere il blocco dei prelievi perché altrimenti finiremmo per imboccare la stessa strada dello scorso anno che, sì, ha portato dei risultati ma al prezzo di sacrificare intere aree che oggi non possono più pagare il conto di una normativa studiata in tempi ben diversi da quelli odierni, quando l’acqua era abbondante e la siccità un problema ipotetico e lontano».
Anche sui pozzi c’è intesa. La posizione condivisa è quella di dare maggiore libertà d’azione al privato, nell’interesse collettivo: «Come i consorzi coi nuovi pozzi consortili o collettivi – fa il punto Bettoni –, così anche gli imprenditori che, nella loro libera iniziativa, mettono importanti risorse proprie a disposizione devono essere tutelati. Il Cremasco ha i fontanili e si trova dunque meno toccato da questa criticità ma non si può dire lo stesso del resto del territorio. Se guardiamo dall’altra parte del Po, a Piacenza per fare un esempio, vediamo come la realizzazione di nuovi pozzi non è vista come un aspetto negativo ma, anzi, è una soluzione largamente accettata. regolamentare va bene ed è giusto ma impedire la costruzione, specialmente in un momento emergenziale e con i privati che mettono a disposizione i propri capitali per realizzare queste strutture, è sbagliato e controproducente. Serve quindi massima collaborazione dagli enti locali. Ben venga quindi la posizione del presidente della Provincia e la sua sensibilità sul tema».
Signoroni, dal canto suo, ribadisce: «Chi gestisce le risorse idriche deve far fronte subito alla problematica. Il primo intervento da fare – ha sollecitato il presidente provinciale – è dare acqua alle zone che ne hanno più bisogno e che già in passato sono rimaste a secco».
L’invito del mondo agricolo al prefetto si è poi concretizzato anche nella richiesta di una presa di posizione chiara: «Le istituzioni – hanno ribadito le sigle dell’agroalimentare riferendosi all’interesse contrapposto dell’idroelettrico – devono schierarsi apertamente dalla parte dell’agricoltura, come peraltro è previsto essendo quello della produzione alimentare l’interesse primario per la collettività».
Galli non si è tirato indietro, convenendo con le parti in causa, e proponendo un primo passo verso la rottura dell’impasse: «È chiaro che ci troviamo di fronte a una partita, a livello regionale, in cui vi sono interessi plurimi e contrastanti. Mi pare di aver capito che in Regione sia in corso una funzione di sintesi. Io – ha ribadito il prefetto rivolgendosi agli attori al tavolo – sono sin da subito disponibile a fare da portavoce per voi ma perché questo confronto risulti efficace è necessario avere in mano un documento, con dei punti inequivocabili e su cui si è trovato il massimo accordo. Le priorità – ha chiosato il massimo funzionario – devono essere due o tre, in modo tale da poter accelerare i tempi e puntare a una soluzione immediata».
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