L'ANALISI
25 Marzo 2023 - 05:30
CREMONA - Parla il sindaco, adesso. Nel pieno del dibattito sull’impianto a biometano previsto tra Cremona e Gerre, con il confronto punteggiato di legittime preoccupazioni e con il primo cittadino vicino di casa, Michel Marchi, determinato nel marcare nella sua assoluta contrarietà al progetto la differenza di visione con l’amministrazione del capoluogo, Gianluca Galimberti difende l’operazione, il cui iter è in corso in Provincia.
Parte da una premessa. Che dovrebbe essere, già di per se, tranquillizzante: «È una delle azioni previste dal piano di transizione ecologica Cremona 20/30 realizzato con A2A, Padania Acque e Aem Cremona — puntualizza subito, quasi a ribaltare l’ottica del dissenso sottolineando il valore green della struttura —. Ci siamo mossi secondo un’idea precisa e le vicende dei rincari energetici e della guerra hanno reso urgentissima l’esigenza di portarla a compimento: ogni territorio deve impegnarsi per produrre il più possibile energia pulita in modo da contribuire a rendere il nostro paese energeticamente autonomo, deve impegnarsi a ridurre il consumo di combustibili fossili per ridurre la emissione di CO2 e migliorare l’ambiente e deve impegnarsi a costruire progetti di economia circolare nei quali gli scarti di altre produzioni possano essere usate e non gravare sull’ambiente per essere smaltite. L’impianto di biometano raggiunge tutti questi obiettivi».
Seguendo le linee guida già definite e illustrate da A2A, il biometano molecola green verrà prodotto recuperando biomasse vegetali, reflui zootecnici e sottoprodotti di origine agroindustriali, che, invece di essere smaltiti in un altro modo, magari più impattante per l’ambiente e le emissioni in aria, saranno usati per produrre energia pulita.
Sono previsti 3,4 milioni di metri cubi di metano verde immessi in rete a fronte di metano fossile acquistato pari a 0 (zero).
«L’impianto utilizzerà infatti la soluzione di autoalimentarsi con il biogas prodotto dall’impianto stesso — entra nel merito Galimberti —. In questo modo, la CO2 emessa sarà ridotta di ben l’80% rispetto alla produzione della stessa quantità di energia con combustibili fossili. Inoltre l’uso di pannelli fotovoltaici (con produzione di 495 MWh annui ndr) e del motore endotermico dell’unità di cogenerazione (3.619 MWh annui ndr), alimentato da una parte del biometano prodotto, garantirà l’autosufficienza energetica dell’impianto, anche in questo caso senza combustibili fossili. L’uso di parte del calore dal teleriscaldamento è concentrato in quei mesi (ad esempio quelli estivi) in cui quel calore non serve e per dissiparlo occorrerebbe consumare energia. L’attenzione al mondo dell’agricoltura si concretizza poi nell’uso dei reflui in entrata in una logica pura di economia circolare e nella possibilità di usare il digestato in uscita per la produzione di fertilizzanti».
Tradotto: un progetto sostenibile sul fronte ambientale e su quello economico.
«Ed è per questo che l’Europa preme in questa direzione, per questo che il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha previsto nel suo programma la costruzione di molti impianti di biometano, per questo che il nuovo assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, ha parlato della necessità di valorizzazione energetica dei reflui agricoli».
Cita anche Legambiente, Galimberti: «Spiega che la produzione del biometano è una grande opportunità per l’economia circolare e per la lotta alla crisi climatica nel nostro Paese. Lo sviluppo degli impianti a biometano è fondamentale e comporta notevoli vantaggi ambientali su diversi fronti’».
Come dire: non lo sostengo solo io.
Solo che i timori ci sono e, accompagnati da una raccolta firme in corso, sembrano destinati anche a montare.
«Ma proprio l’utilità ambientale del progetto rende ancora più importante l’ascolto delle preoccupazioni dei cittadini, che meritano confronto e impegno — apre la porta al dialogo, il sindaco di Cremona —. I possibili impatti odorigeni, l’aspetto viabilistico, le compensazioni necessarie sono temi importanti all’attenzione nostra, di altri enti pubblici e della Provincia, che ha chiesto molte integrazioni all’azienda. Il rigore in questi percorsi è necessario e qualunque siano le valutazioni tecniche della Provincia (passaggio in VIA o percorso differente ma sempre altrettanto rigoroso) noi sosterremo tutto ciò che possa rassicurare la comunità nella consapevolezza dell’importanza di un progetto importante per l’ambiente e con tutta l’attenzione necessaria alla tutela di cittadini e dell’habitat naturale. Sull’impianto in particolare abbiamo già incontrato i sindaci di Comuni interessati e lo faremo ancora a breve, e sappiamo che anche A2A l’ha fatto. Ma non ci basta. Vogliamo interloquire con i cittadini e a breve per questo organizzeremo momenti pubblici».
Considerandone le preoccupazioni ma osservandole con la consapevolezza di come l’esigenza di produrre sempre di più energia pulita sia centrale. In generale e per Cremona nello specifico.
«Ad esempio, oltre al progetto illustrato, come previsto sempre da Cremona 20/30, entro l’anno Aem darà il via al progetto per 1 MW di produzione di energia pulita fotovoltaica, come primo passo verso una produzione ancora più estesa. Cura dell’ambiente, autonomia energetica, economia circolare, ascolto e tutela dei cittadini: continuiamo a impegnarci per Cremona e per il suo futuro». Rasserenante. Basterà?
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