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Biometano, Marchi: «Questo piano fuori dal Pnrr»

Il sindaco confuta punto su punto i dati illustrati da A2A ed evoca consumo di suolo e rischio di esplosioni

La Provincia Redazione

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24 Marzo 2023 - 05:30

Biometano,  Marchi: «Questo piano fuori dal Pnrr»

Un impianto di biometano

CREMONA - «Ho osservato con attenzione le varie motivazioni addotte da A2A a sostegno dell’impianto di biometano, peraltro molto simili a quelle anche a me espresse personalmente in occasione di un incontro. Sinceramente mi sarei aspettato, a questo punto, che si arrivasse a dire che l’impianto prende l’aria inquinata, la depura e ce la restituisce pulita, e vissero tutti felici e contenti. Firmato Walt Disney. Ma così non è, e l’onestà intellettuale che sicuramente anima la mia azione e quella di A2A impone una riflessione più completa, che analizzi soprattutto il bilancio ambientale in tutte le sue poste: positive e negative».

Con queste parole inizia la nota diffusa ieri dal sindaco di Gerre, Michel Marchi, che sostanzia la nuova puntata del botta e risposta legato al progetto per il nuovo impianto di biometano che dovrebbe sorgere vicino all’impianto di via San Rocco.

«È indubbiamente vero che è necessario trovare una collocazione ai reflui, che c’è un piano per affrancarci dagli approvvigionamenti di gas dall’estero e che nelle misure generali del Pnrr questi obiettivi trovano risposta negli impianti di biometano (anche se non casualmente sono inseriti nella missione energia M2C2 e non in quella dell’economia circolare M2C1). Le differenze - spiega Marchi - la fanno poi le circostanze, le collocazioni, e i dettagli che vengono omessi per convenienza. Innanzitutto il bilancio energetico dice che per produrre 3,4 milioni di metri cubi di biometano c'è bisogno dell’energia equivalente a 2,6 milioni di metano, arrivando quindi ad una produzione netta di soli 800.000 metri cubi, un numero troppo basso per giustificare 12,4 milioni di investimenti. Tanto più che analizzando il paramento produzione/costi, il prezzo del metano sarebbe quantificabile nel 400% in più rispetto al costo attuale, anche post aumenti. Il ciclo dei rifiuti non è chiuso perché il digestato finale pari a circa 60mila tonnellate/anno deve andare ad un depuratore per poter essere disperso, il rifiuto gassoso ad alto contenuto di agenti climalteranti (CO2,NOx, HSx, PM10, PM 2.5, polveri sottili) pari a 2,8 milioni di metri cubi viene immesso in atmosfera, non si risparmia nulla anzi se ne genera di più di un carburante fossile. L’utilizzo della risorsa idrica di circa 1 tonnellata ogni 5 di rifiuti è una criticità in periodi di siccità. A questo aggiungiamo che la ricetta prevede l’utilizzo di insilato di mais che è una delle colture che richiede maggiore apporto di acqua nell’irrigazione. E poi c’è il consumo di suolo, con una forte cementificazione di un’area di 40.000 metri quadrati con grande difficoltà di bonifica a fine vita dell’impianto. Segnalo infine - prosegue Marchi - grossi rischi di esplosione/incendio come è successo su vari impianti anche di recente in un impianto a Roma. E ciò se consideriamo la vicinanza con le case non è irrilevante. Tutto questo senza analizzare la questione traffico, che la stessa A2A non riesce a dettagliare nella sua risposta. Per questo ribadisco che un impianto di questo tipo, nel luogo ove è concepito con le difficoltà ambientali che già abbiamo e sappiamo di avere, è inopportuno e comunque una sua autorizzazione non può prescindere da una approfondita valutazione ambientale che solo una procedura di Valutazione di impatto ambientale può garantire. Segnalo da ultimo come ritengo molto improbabile che questa opera superi le verifiche imposte dal Pnrr in merito al DNsh (Do Not Significant Harm) che prevede che tutte le opere finanziate non arrechino danni ad ambiente e persone».  

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