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ELEZIONI REGIONALI: UNA POLTRONA PER TRE

I candidati sono Fontana, Moratti e Majorino

Il centrosinistra ha scelto: «Gli abbiamo chiesto di guidare l’alternativa a Fontana»

Massimo Schettino

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18 Novembre 2022 - 05:30

Elezioni: i candidati sono Fontana, Moratti e Majorino

Fontana, Moratti, Majorino

MILANO - L’accordo del centrosinistra c’è ed è sul nome dell’europarlamentare del Pd, Pierfrancesco Majorino. È all’ex assessore alle Politiche sociali nella giunta Sala a Milano, 49 anni, infatti, che è stato chiesto di candidarsi a presidente della Regione Lombardia.

La figura di Majorino ha messo d’accordo Pd e alleati al tavolo della coalizione che si è riunito ieri sera dopo uno slittamento che aveva alzato la tensione.

Questo il comunicato diffuso al termine della riunione delle sigle che compongono la coalizione di centrosinistra: «Le civiche di centrosinistra e liberal democratiche che in questi mesi hanno lavorato alla costruzione della coalizione per l’alternativa alla Giunta Fontana si sono riunite completando il lavoro sulle priorità programmatiche condivise e che verranno offerte quale contributo alla stesura del programma al candidato presidente. È stato inoltre deciso di coinvolgere nella costruzione del programma alcune eminenti personalità della società civile progressista lombarda e di chiedere all’europarlamentare Pierfrancesco Majorino di guidare il lavoro della coalizione, candidandosi a presidente della Regione Lombardia».

Majorino è tra i pochi candidati presidenti su cui potrebbe convergere anche il M5s. Ma su questo allargamento il dado non è ancora tratto. Nel centrosinistra chi si mette di traverso al ‘campo largo’ sono i rappresentanti di + Europa: «Abbiamo espresso l’appoggio al candidato indicato dal Pd, Majorino. E abbiamo ribadito che la nostra partecipazione è riferita a una coalizione che, come oggi, non comprende il M5S».

Dall’altra parte sarebbe stato lo stesso Giuseppe Conte a luglio a far abbandonare ai 5 Stelle i tavoli tematici in Lombardia su cui Pd e Movimento avevano trovato ampia convergenza. Conte punterebbe ad una corsa solitaria dei M5S nella convinzione di prendere più voti del Pd e tornare ai tavoli da posizioni di maggior forza.

Qualche ora prima dell’investitura, Majorino in un post su Facebook aveva sollecitato una decisione: «O rapidamente usciamo da questo confronto strano, e sono convinto incomprensibile ai più, o non tocchiamo palla».

E poi la constatazione: se non c’è un nome condiviso «allora le primarie, pur contestate da buona parte della coalizione anche in queste ore, restano l’ultima chance».

Un’eventualità che quindi pare tramontare. Majorino aveva poi sottolineato che comunque «le elezioni regionali non sono le elezioni della città di Milano. Da tutti i punti di vista. Serve un enorme lavoro fatto in pochissimo tempo nei territori più difficili».

Ad ogni modo «possiamo batterli e dare vita al cambiamento, ma se facciamo presto e bene con grande compattezza. Perché i lombardi non si meritano Fontana».

Sinistra italiana marca la differenza con Letizia Moratti, sottolineando che il profilo di Majorino «corrisponde alle caratteristiche di una figura nettamente differente per storia, posizioni e credibilità a quelle di Attilio Fontana e Letizia Moratti espresse nel campo del centrodestra».

È giunto il momento «di stringere il confronto programmatico, sul quale si era lavorato in comune accordo anche con il M5S fino a luglio, e definire la piattaforma».

L’aver indicato un proprio candidato ora consente al centrosinistra di andare a vedere le carte di Moratti e mette il Terzo Polo di fronte alla scelta tra andare fino in fondo e correre da soli oppure fare un passo di lato e riaprire i giochi.

I tempi sono comunque stretti: la data più probabile per le elezioni è domenica 12 febbraio. «Ho scelto una lista civica e sono appoggiata dal Terzo polo — ha scritto l’ex vice di Fontana ieri in un post —, ma sono aperta a tavoli di confronto concreti sulle diverse tematiche di interessa per la Regione. La mia è una lista aperta al confronto, e credo che in questo momento gli schemi e le etichette politiche siano superate dalla necessità di misurarsi sui contenuti».

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