L'ANALISI
L'EMERGENZA CARO ENERGIA
13 Ottobre 2022 - 05:25
CREMONA - C’è chi ha eliminato piatti storici dal menù per l’alto costo delle materie prime o per le spese legate alla lavorazione; chi ha ridotto l’attività o addirittura cambiato le insegne trasformando il locale da ristorante a bar; chi ha deciso di spegnere le luci e di proporre cene a lume di candela. Insomma, gli esercenti locali sono sempre più in ginocchio e le stanno tentando davvero tutte per evitare l’ultimo deprecabile passo: la chiusura.
Con la prospettiva di bollette in continuo rialzo, Pici Toneto ed Enxo Bedeni hanno pensato ad una sera settimanale di simbolica protesta e allo stesso tempo di risparmio energetico: «Ogni giovedì – hanno annunciato i titolari del ristorante La Bottega, in piazza Zaccaria – sarà possibile cenare romanticamente a lume di candela. Tutte le luci del ristorante verranno spente e la sala verrà adornata da tante candele con luce soffusa». Si parte questa sera e l’idea è quella di lanciare un segnale: «Le bollette sono triplicate – spiega Toneto – e naturalmente non possiamo pensare di spegnere i frigoriferi. Un ristorante ha elettrodomestici indispensabili, ma che consumano 24 ore su 24. Spegneremo però le luci, consapevoli che non si tratterà di un grande risparmio, ma più che altro di un’iniziativa simbolica».
Sacrificato temporaneamente a causa del caro prezzi anche uno dei piatti tipici dei venerdì cremonesi: il merluzzo fritto. All’osteria La Bissola di via Bissolati, infatti, i titolari hanno deciso di fermare la preparazione settimanale fino a quando scenderanno i costi. «Per compensare l’incremento dell’olio dovremmo aumentare non di poco il prezzo del piatto – spiega Ronny Bianchi –. Ma non ci sembra il caso di farlo, anche perché vorrebbe dire pesare sui clienti. E così abbiamo deciso di sospendere la preparazione del merluzzo. Torneremo a farlo non appena possibile, vale a dire quando le condizioni del mercato lo consentiranno. Nel frattempo prepareremo tante altre cose». La decisione di Bianchi è legata essenzialmente all’incremento dei costi per la frittura: l’olio è passato da 80-90 centesimi al chilo a quattro euro e rotti. Incide, però, anche l’innalzamento del prezzo del merluzzo stesso.
Sofferta, ma definita «inevitabile», la decisione di Marco Boldori dell’Osteria del Bordigallo: «Il problema non è solo l’aumento delle bollette – spiega l’esercente – ma l’incremento generalizzato che riguarda l’intera filiera. A settembre, pur avendo avuto il ristorante sempre pieno, ci ho rimesso. E non posso pensare di fare pagare ai clienti 35 euro per una tagliata che prima pagavano 18. Così, di fronte a prospettive lontane dalla ripresa, ho deciso di fermare l’attività del ristorante». Il locale diventerà un bar e per quanto riguarda il servizio cucina ci si limiterà alla preparazione di hamburger e pizze gourmet. «La carne quest’ultimo mese è cresciuta del 40%, ma i costi sono lievitati anche per formaggi e verdure – conclude Boldori –: siamo in una tenaglia. Durante il periodo della pandemia, almeno, avevamo una speranza di ripartenza e potevamo contare su qualche aiuto. Ora invece lavoriamo 16 ore al giorno senza guadagni, se non addirittura in perdita. Ho già spento un frigorifero e sono stato costretto a lasciare a casa un cuoco». Per tutti si tratta di prove di sopravvivenza, senza ricette in tasca ma con tanta buona volontà e con un auspicio comune: che arrivino provvedimenti risolutivi al più presto.
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