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SAN BASSANO. L'INTERVISTA

Vive con il rene di papà: «Grazie alle staminali»

Cristiano Maffezzoni racconta la sua storia: «Niente farmaci pericolosi da 7 anni»

Felice Staboli

Email:

fstaboli@laprovinciacr.it

05 Ottobre 2025 - 05:10

Vive con il rene di papà: «Grazie alle staminali»

Cristiano Maffezzoni

SAN BASSANO - Gestisce un mini market a San Bassano, il suo paese. All’interno da tempo c’è la rivendita del giornale La Provincia. Ha 52 anni, sposato, due figli. Una vita normale, dedicata al lavoro e alla famiglia. Quella di Cristiano Maffezzoni però non è una storia qualsiasi: anni fa, per affrontare i suoi problemi di salute, si è sottoposto a un trapianto di rene, donato dal papà Renato. Sarebbe andato incontro a tutti i problemi post intervento, legati ai farmaci anti rigetto. E così ha deciso di affrontare anche l’innesto di cellule staminali. Si è rivolto all’Istituto Mario Negri, a Bergamo. Tutto è andato per il meglio, lui è diventato il primo caso per questo genere di interventi e di terapie: è il primo al mondo senza farmaci anti rigetto dopo un trapianto di rene. E oggi, quando il centro Negri sta per avviare un nuovo laboratorio di ricerca, è stato “eletto” testimonial dell’operazione di crowdfunding. E racconta la sua storia, anche con un filo di emozione che qua e là diventa anche qualcosa di più.

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Il team di ricerca del Laboratorio di Immunologia del trapianto

Cristiano Maffezzoni, come è cominciata la sua storia?
«Mi sono accorto nel 2003 che avevo problemi di pressione alta, dagli esami del sangue è emerso che soffrivo di Glomeruloefrite di Berger, ovvero di un problema serio ai reni».

Che cosa ha fatto?
«Per 4 o 5 anni ho seguito le cure classiche. I vari farmaci e la terapia in un primo momento mi hanno stabilizzato. Poi però i problemi sono emersi di nuovo, la malattia ha ripreso come e più di prima».

Poi?
«Sono stato in dialisi peritoneale, chi la conosce sa di cosa parlo. Un percorso speciale in previsione del trapianto, da donatore vivente».

Lei ha avuto un donatore speciale.
«Ho spiegato la mia situazione a mio papà, Renato, classe 1946. Ha accettato subito, senza indugi. Gli sarò eternamente grato, anche per questo».

All’orizzonte però c’erano le incognite sul dopo-trapianto e soprattutto l’assunzione di farmaci pesanti anti rigetto.
«Erano gli anni in cui si parlava molto spesso di cellule staminali, una nuova frontiera. Ho passato personalmente serate intere su Internet, fin quando ho scoperto che all’Istituto Mario Negri stavano per iniziare una sperimentazione sull’uomo, ovvero su come ridurre o eliminare l’uso dei farmaci anti rigetto dopo il trapianto. E così di mia iniziativa ho parlato col dottor Perico che mi ha illustrato la situazione».

Ha dovuto decidere qualcosa?
«Diciamo che non ci ho pensato due volte. Ho accettato e mi sono detto: o la va o la spacca».

Morale: cosa ha fatto?
«Il giorno prima del trapianto mi sono state infuse le cellule staminali. Lo scopo era quello di evitare il rigetto senza dover far ricorso a farmaci che avrebbero provocato effetti collaterali pesanti».

A quanto pare è andata bene.
«Tre mesi dopo sono tornato a casa. Il giorno prima ho rilevato il negozio in cui mi trovo anche adesso, il primo aprile 2011 ho cominciato l’attività di commerciante ed eccomi qui».

Come sta adesso?
«Bene, conduco una vita normale. Due volte all’anno faccio i controlli. Grazie alla ricerca del Mario Negri, ai medici e a tutto il personale, a distanza di 15 anni dal trapianto sto bene. E da sette anni non sto più assumendo farmaci immunosoppressori».

Consiglierebbe ad altri la sua strada?
«Grazie alla ricerca, altri potranno avere un trapianto senza farmaci immunosoppressori, che possono provocare tumori o infezioni. Questo mi sento di dirlo con serenità».

L’Istituto Mario Negri non si ferma mai.
«E io non smetto di sottolineare come la ricerca debba essere sostenuta. Sono tra i testimonial del nuovo laboratorio ed è un onore. Ringrazierò sempre medici e ricercatori. La mia famiglia, mia moglie, i miei figli. E naturalmente mio papà».

RIDURRE IL RIGETTO: NUOVO LABORATORIO

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L’Istituto Mario Negri studia da oltre 15 anni come migliorare il successo a lungo termine del trapianto ed evitare il rigetto. Il laboratorio di immunologia del trapianto dell’Istituto ha già raggiunto un traguardo storico: alcuni pazienti, grazie a una terapia con cellule staminali, vivono già da tempo senza farmaci antirigetto. Oltre alle staminali, i ricercatori del Mario Negri stanno lavorando a nuove terapie per rendere il trapianto una cura definitiva, senza effetti collaterali. Per portare avanti questi studi è necessario avviare un nuovo laboratorio all’avanguardia. Da qui nasce la campagna di raccolta fondi “Mattoni di scienza” sulla piattaforma Ginger: ideaginger.it/progetti/mattoni-di-scienza, un nuovo laboratorio per gli studi sul trapianto.

Il trapianto di un organo – rene, polmone, fegato – è spesso l’unica possibilità per chi soffre di insufficienza d’organo. Ogni anno in Italia migliaia di pazienti tornano a vivere grazie a questa terapia salvavita. Secondo i dati del Centro Nazionale Trapianti, in Italia nel 2024 sono stati effettuati: 2.393 trapianti di rene, 1.732 trapianti di fegato e 418 trapianti di cuore.
Ma la vita dopo un trapianto è segnata dalla necessità di assumere farmaci immunosoppressori per evitare il rigetto. Questi farmaci, seppur indispensabili, hanno gravi effetti collaterali: aumentano il rischio di infezioni, tumori, diabete, problemi cardiovascolari. E nel tempo, non riescono a prevenire il rigetto cronico, che può compromettere l’organo trapiantato.

Il laboratorio verrà creato all’interno del Centro Astori, la sede dell’Istituto nel Parco Scientifico Kilometro Rosso di Bergamo. Sarà il centro nevralgico delle ricerche dell’Istituto nell’ambito dei trapianti e avrà due obiettivi cruciali:

  1. Promuovere la sopravvivenza dell’organo trapiantato senza ricorrere ai farmaci antirigetto, continuando a sviluppare la terapia con cellule staminali per estenderla a più pazienti; portando avanti gli studi sulla nanomedicina, per educare il sistema immunitario a non colpire l’organo trapiantato.
  2. Migliorare l’efficacia e la sicurezza dei trapianti proseguendo con gli studi per affinare le tecniche chirurgiche del trapianto; continuando la collaborazione con medici e chirurghi del trapianto per perfezionare la pratica clinica.

Le nuove attività del laboratorio saranno in costante collaborazione con i clinici del Mario Negri e dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in rapporto alla convenzione tra i due istituti nata negli anni Novanta e rinnovata recentemente, per far sì che ogni scoperta sia trasferibile nella pratica e arrivi rapidamente al paziente.
Il nuovo laboratorio sorgerà nel 2026. Per avviarlo sono già stati raccolti i fondi necessari per le attrezzature essenziali: una parete con banconi, una cappa a flusso laminare per lavorare in condizioni sterili, un freezer per la conservazione dei campioni. Nelle prossime settimane e fino al 31 ottobre sarà comunque possibile continuare a donare per andare oltre l’obiettivo prefissato e riuscire così ad attrezzare anche la seconda parete per le attività di laboratorio.

Tutte le donazioni da privati o aziende sono deducibili al 100%. Per sostenere la raccolta basta donare sulla piattaforma Ginger: ideaginger.it/progetti/mattoni-di-scienza-un-nuovo-laboratorio-per-gli-studi-sul-trapianto

Il progetto di crowdfunding è nato con il supporto della Bcc Bergamasca e Orobica attraverso il progetto “Insieme riconosciamo il valore”.

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