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I GIOVANI GUARDANO AL FUTURO

«L’intelligenza artificiale come materia scolastica»

Sos degli studenti: «Studio dell’IA essenziale per l’ingresso nel mercato dell’occupazione»

Riccardo Maruti

Email:

rmaruti@laprovinciacr.it

27 Marzo 2025 - 05:30

«L’intelligenza artificiale come materia scolastica»

CREMONA - L'irruzione dell'intelligenza artificiale in tutti gli aspetti della vita spaventa i giovani. Che, di fronte all'intreccio di rischi e opportunità della montante rivoluzione tecnologica, chiedono in massa di poterla studiare a scuola: 8 studenti su 10 vorrebbero infatti che l'IA fosse introdotta come una competenza curricolare da sviluppare durante le lezioni. Il dato emerge dall'edizione 2025 della ricerca ‘Dopo il diploma’, condotta da Skuola.net insieme a Elis – realtà no profit specializzata in attività di orientamento, formazione e inserimento professionale – su un campione di 2.500 alunni delle scuole superiori.

La dinamica restituita dalle risposte dei ragazzi della Generazione Z è probabilmente figlia di «un uso sempre maggiore — per uno su due è ‘molto frequente’ — delle varie IA generative come scorciatoia per risolvere problemi e realizzare elaborati», si legge nelle conclusioni dell'indagine. L'analisi dei risultati rende evidente la preoccupazione generalizzata: «Rispetto all'indagine svolta dodici mesi fa, i ‘timorosi’ sono aumentati di circa il 10% — oggi sono il 60% degli intervistati — seppure con varie gradazioni: il 31% ritiene che ogni settore sia a rischio, mentre un altro 29% pensa che l'impatto sarà rilevante, ma non interesserà tutti gli ambiti economici. Il restante terzo del campione – poco meno del 30% – vede nello sviluppo tecnologico un'occasione per la nascita di nuove professioni, in sostituzione di altre destinate a diventare obsolete». Al netto degli orientamenti individuali, dai ragazzi proviene una richiesta ben precisa da indirizzare al mondo delle istituzioni: rendere l'IA una materia di studio. «Il 41% — spiegano gli estensori del report — vorrebbe che diventasse argomento obbligatorio, il 40% lo renderebbe un contenuto di studio facoltativo. Meno di uno studente su cinque, dunque, pensa che l'argomento dovrebbe restare fuori dalle aule scolastiche».

L'IMPATTO SUL SAPERE

Negli istituti cremonesi la possibilità di introdurre l'IA nei piani dell'offerta formativa è già argomento di dibattito. Il dirigente scolastico del liceo scientifico Aselli di Cremona, Alberto Ferrari, afferma: «Credo che il punto non sia tanto aggiungere una materia curricolare, quanto cogliere e far cogliere sia agli studenti che al mondo adulto le sfide connesse all'intelligenza artificiale. Fino a pochissimi decenni fa il sapere era detenuto dai docenti, mentre oggi diventa interessante comprendere che tipo di impatto l'IA può avere sul sapere e sull'approccio al sapere stesso, quindi anche sui processi di apprendimento. L'idea è lavorare sulle singole discipline in modo tale da adottare una prospettiva innovativa nell'ordinarietà». Ferrari, quindi, aggiunge: «Il tema più importante da affrontare è il rapporto dei ragazzi con la tecnologia. Gli studenti non devono certo smettere di studiare né di elaborare testi scritti perché ‘ci pensa ChatGpt’: l'analisi critica di quello che la tecnologia può offrire è il presupposto per andare incontro al futuro. I ragazzi ne sono senza dubbio affascinati, ma non nascondono qualche timore».

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FILOSOFIA DELLA SCIENZA

Il dirigente scolastico dell'istituto Galilei di Crema, Paola Orini, osserva: «L'intelligenza artificiale è sicuramente l'argomento chiave della nostra epoca, perciò è essenziale prendere in considerazione in maniera molto seria questa grande trasformazione. L'IA compie passi da gigante, ponendo numerosi interrogativi sia a livello etico che filosofico».

La preside, quindi, articola il ragionamento: «L'IA si basa su materie esistenti, la matematica e l'informatica, che fanno già parte dei programmi scolastici. Non per questo dobbiamo nasconderci dietro un dito: l'IA si sta affermando, la sua evoluzione galoppa e i cambiamenti che apporta e apporterà alle nostre vite saranno molto rilevanti e rapidissimi, a differenza dei progressi tecnici di un tempo che si sono sviluppati nell'arco di decenni o addirittura di secoli».

Orini entra nel merito della richiesta degli studenti: «Non escludo la possibilità di prevedere corsi di studio dedicati specificamente all'IA nelle scuole superiori. È chiaro che, in via preliminare, bisogna esaminarne le implicazioni ad ampio raggio, attraverso quella che possiamo chiamare filosofia della scienza. È fondamentale non solo comprendere le modalità di funzionamento dell'IA, ma anche valutarne le opportunità e prendere in considerazione i pericoli derivanti da un uso distorto». Per la preside del Galilei, dunque, sono molteplici i punti di vista da integrare tra loro.

«Non possiamo farci cogliere impreparati, come è accaduto davanti all'evoluzione di Internet — commenta Orini —, la sfida va gestita come sistema scolastico in tutte le sue articolazioni. Sono favorevole allo studio dell'IA allo stesso modo in cui promuovo la proposta del ministro Valditara di reintrodurre alle medie l'apprendimento del latino, lingua alle radici della nostra cultura, che aiuta a sviluppare una forma mentis molto utile in campo culturale e scientifico. Passato e futuro insieme? Sì, non è un paradosso, ma un incontro virtuoso».

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