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LE STORIE DI GIGIO

Da San Daniele Po all’Europa, il viaggio infinito di Cesare Merlini

L’ex fornaio in pensione percorre migliaia di chilometri in bicicletta, tra incontri, natura e nuove sfide

Gilberto Bazoli

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redazione@laprovinciacr.it

24 Marzo 2025 - 05:20

Da San Daniele Po all’Europa, il viaggio infinito di Cesare Merlini

Nel riquadro Cesare Merlini

CREMONA - Dopo l'Oceano Atlantico, il Mare del Nord; dopo il sole, il vento. Stesso punto di partenza: San Daniele Po. In sella alla sua inseparabile mountain bike nera. Se il precedente viaggio in Portogallo aveva toccato i 2.880 chilometri, quello in Olanda si è aggirato intorno ai duemila.

“Approfitto della pensione per fare ciò che mi era impossibile con il lavoro”, dice Cesare Merlini, 62 anni. E già l'ex fornaio a due ruote si sta preparando alle nuove avventure: Spagna e Islanda, ancora una volta da sud a nord. Mani forti, sorriso sincero su un volto buono, ha il ciclismo nel sangue.

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“Mio zio Tarcisio era un appassionato della bicicletta, me ne ha regalato una da corsa e mi portava sempre con lui. Avevo 12 anni. Quando, più tardi, ho aperto una panetteria, il mestiere di mio papà GiosuèStelvio. Dicevo loro: quando mi sfilerò il grembiule prenderò la rivincita su tutti voi”. La 'minaccia' si è avverata.

Nel 2022 ha raggiunto, pedalata dopo pedalata, Cascais, dove vive il figlio, Davide. Un'impresa finita sotto i riflettori. Dopo il Portogallo, c'è stata l'Olanda, anche stavolta in solitaria.

“L'Europa mi ha sempre attratto. Avevo anche la scusa che una giovane ciclista olandese, 'Lotta', incontrata mentre ero diretto a Cascais, mi avrebbe ospitato”. Diciotto giorni e altrettante tappe di circa 120 chilometri ognuna per arrivare a Rotterdam seguendo la celebrata pista ciclabile che costeggia il Reno, dalla sorgente alla foce, da quando è un torrente a quando, superato il lago di Costanza, diventa uno dei fiumi più grandi.

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“Ho attraversato la Svizzera, la Germania, l'Austria, il Liechtenstein, un pezzetto di Lussemburgo e, finalmente, l'Olanda. Come bagaglio la tenda, il sacco a pelo, una borsa con gli attrezzi di primo soccorso, tre cambi di vestiario. Per un carico totale, con la bici, di 35 chili”. Non poco. “Una mountain bike ne pesa al massimo 12-13”. Non è tipo da andare allo sbaraglio. “Ho usato un'App che, inserendo i dati, pianifica tutto: spostamenti migliori, distanze, salite, discese, pendenze, strade senza auto e il resto”.

Il cielo è stato generoso con lui. “Ad eccezione del primo giorno, da San Daniele, dove abito, sin quasi a Bergamo: un diluvio”. Quasi una beffa quel 'pronti via' bagnato, che però non gli ha fatto cambiare idea. “Fortunatamente a Bergamo mi ha ospitato un'amica di famiglia che aveva la lavatrice e l'asciugatrice, ho buttato dentro tutto e il mattino dopo ero come nuovo. Ero attrezzato con il giubbino, il copri casco e il copri scarpe anti acqua, anche se qualche goccia passa comunque”.

Nubifragio iniziale a parte, le puntate più faticose sono state quelle alpine dei Passi del San Gottardo e dell'Oberalp, sopra i 2.000 metri entrambi. “La sera ero un po' stanco. Ma non sono mai sceso dalla sella; rallentavo, niente di più. Non era una gara, ma un viaggio con una velocità di crociera di 22-20 chilometri all'ora”.

Il Reno nelle sue diverse conformazioni gli si è donato con un'esplosione di bellezza. “E' immenso, con pochi ponti ma molti traghetti, gratuiti per le bici e poco costosi per le macchine, che portano persone e container da una riva all'altra, che vanno avanti e indietro. Assomiglia al mare e, anche se è sfruttato meglio, mi ha ricordato il Po e i miei anni di bambino quando potevo fare il bagno. Trascorrevo la notte nel sacco a pelo sulla paglia dentro le stalle. Ero fuori dal mondo, sperduto. Ho dormito benissimo”.

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Un tour tra gli spettacoli della natura e dei paesaggi ma costellato anche, forse soprattutto, di volti, incontri, come quello legato all'unico, vero imprevisto lungo il cammino.

“Lo sterzo della bicicletta si è rotto mentre mi trovavo in Germania, in un piccolo paese senza un'officina meccanica. Un abitante del posto mi ha visto in difficoltà e si è precipitato a procurarsi il pezzo di ricambio, per fortuna uguale al mio. Costava 40 euro, ma non ha voluto essere pagato. Non sapendo come ringraziarlo per quel gesto fatto con il cuore, l'ho abbracciato e abbiamo scattato una fotografia insieme. La ingrandirò e incornicerò. Mi sono imbattuto in tante altre persone, compresi nostri connazionali, che mi hanno regalato un sorriso, un sorriso che rimane dentro ed è poi difficile da descrivere. Non ero mai solo".

E' stato emozionante anche ritrovare la ciclista olandese. “Vive in un paese a 80 chilometri da Rotterdam, vicino al mare. Percorrere le piste ciclabili in mezzo alle dune è stato bellissimo. Suo padre stava morendo ma mi ha accompagnato lo stesso. Il mattino in cui sono partito per Amsterdam dove avrei preso il treno per tornare in Italia, mi ha detto: grazie perché per qualche ora non ho pensato al dolore per mio papà. Quattro giorni dopo mi ha chiamato per informarmi che se n'era andato. Mi viene ancora la pelle d'oca a raccontarlo”.

Rientrato a casa, l'ex panettiere si è tenuto in allenamento recandosi sempre in bici, con la moglie Lorenza, al Delta del Po. “Era il 14 maggio 2024, il giorno del mio compleanno”. Una gita fuori porta o quasi in confronto alle sfide oltre confine. Ne ha già in serbo una nuova.

“Un amico, Roberto, che una volta correva in bici, mi ha chiesto di accompagnarlo, a settembre-ottobre, a Madrid, toccando prima Siviglia, per portare a un suo conoscente la maglietta di una società ciclistica, la Team Pedalapian di San Daniele. Gli ho risposto: d'accordo, ma guarda che giunti a Madrid, mi rimetterò in marcia per Cascais, da mio figlio e mio nipote. Cosa sono 700 chilometri in più? Per prepararci abbiamo percorso la Via Francigena sino a Siena”.

Dopo la Spagna, un altro progetto. “Meglio, un sogno: l'Islanda, dove possono passare 2-3 giorni senza trovare un angolo per dormire. C'è sempre vento, tanto che gli abitanti sottoscrivono polizze assicurative anche per le portiere delle auto perché, quando vengono aperte, volano via". Del resto, al vento c'è abituato. "In Olanda il navigatore lo indicava soffiare continuamente da nord a sud e io dovevo andare sempre a nord". No, gli spazi sconfinati non lo spaventano. "Ci vogliono solo buone gambe per spingere”. 

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