L'ANALISI
06 Marzo 2025 - 05:10
CREMONA - Il 12 dicembre del 2022 era stato assolto, perché «non imputabile» in quanto incapace di intendere e di volere quando aveva massacrato di botte e ucciso, sgozzandola, sua madre Fatna di 54 anni. Il delitto era avvenuto nell’appartamento al Cambonino, il 23 settembre del 2021. Younes, oggi 38enne, soffriva di «delirio persecutorio, disturbo psicotico grave a decorso cronico». E ne soffriva da quando, il 24 luglio del 2017, la moglie lo aveva lasciato, fuggendo con il loro bambino di 3 anni. Younes era caduto in depressione. Da più di due anni, l’uomo è nella Comunità psichiatrica protetta in Valchiusa. Della sua ex moglie, invece, si sono perse le tracce.
A processo c’è lei, accusata di sottrazione di minore. E di lei si sa soltanto che il 23 luglio del 2017 era ancora a Cremona, due giorni dopo a Lodi, il 26 luglio a Torino fino al 5 agosto, quando ha raggiunto Ventimiglia. Poi, si sono perse le tracce. Gli ultimi movimenti in Italia - da Cremona al confine italo/francese —, sono stati ricostruiti attraverso l’analisi dei tabulati telefonici da chi all’epoca aveva indagato. Si tratta di Mauro Bonazzoli, ispettore superiore della polizia oggi in pensione, ieri testimone del pm onorario Silvia Manfredi. Non c’era l’imputata, ovviamente. Ma non si è presentato nemmeno un difensore di fiducia: è stato incaricato ‘al volo’ l’avvocato Alessio Romanelli.
«Sono sicuro che mia moglie è in Marocco, perché ho chiamato miei amici in Marocco e l’hanno vista a casa di suo padre. È andata da suo padre che in Italia aveva dei complici», aveva all’epoca dichiarato il marito alla polizia. Ipotesi ritenuta «verosimile», la fuga in Marocco, indagando sulle celle telefoniche che otto anni fa vennero agganciate dallo smartphone della donna. «Verosimile» che la moglie in fuga con il bambino, da Ventimiglia fosse andata in Francia e da qui avesse lasciato l’Europa per tornare dal padre in Marocco. L’indagine si ferma qui.
È certo che nei mesi e nei giorni prima di scappare, la moglie non avesse mai presentato denunce contro il marito. Ma che i rapporti tra i coniugi fossero «conflittuali», lo ha confermato lo stesso Bonazzoli. L’ex poliziotto si dà molto da fare nella parrocchia di Borgo Loreto, la stessa dove marito e moglie all’epoca andavano a prendere i pacchi della Caritas. Lui «si presentava un po’ alticcio», lei «si arrabbiava moltissimo, voleva un uomo giusto». Bonazzoli l’ha sentita lamentarsi con le sue orecchie. Probabilmente la moglie ha sopportato a lungo, poi è scappata, non si sa se con l’aiuto di qualcuno. Nell’annotazione di servizio è scritto che l’analisi dei tabulati telefonici in uso alla donna, al marito e al padre di lei «non ha purtroppo consentito di individuare, con sufficiente certezza, una specifica utenza, il cui utilizzatore possa aver contribuito attivamente all’allontanamento».
Nei giorni della fuga, la suocera Fatna aveva cercato più di una volta di contattare la nuora, senza avere mai risposte, tranne che in una occasione, quando le aveva detto di voler raggiungere il Marocco «al più presto». Younes da quel momento è caduto in depressione. Quattro anni dopo, ucciderà sua madre. Il processo è stato aggiornato al 9 aprile prossimo.
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