L'ANALISI
28 Febbraio 2025 - 14:41
Antonioli e Alquati
CREMONA - “Sovraffollamento, torture, omicidi, violenze sessuali”. “Celle sporche e malsane”. “Le aree per fare il bagno e prendere il sole condividono lo spazio con le fogne a cielo aperto, in cui confluiscono feci e urina”. Niente “accesso all’acqua per lavarsi e idratarsi”. “Il cibo spesso arriva inacidito o avariato. In alcuni casi mangiano con le mani o in sacchetti di plastica”.
E “non ricevono nemmeno materiale igienico di base come carta igienica, spazzolini da denti o, per le donne, assorbenti”. Uno scenario agghiacciante. Rimanda ai lager. E, invece, sono le prigioni del Brasile dove “la situazione non è esclusiva di questo o quel carcere. La situazione è simile in tutte le unità della Federazione e bisogna riconoscere l’inequivocabile fallimento del sistema carcerario brasiliano”.
Parole durissime, riversate nelle 7 pagine di motivazione della sentenza, con cui la Corte d’appello di Brescia ha respinto la richiesta di estradizione - e rimesso in libertà - un cittadino brasiliano di 36 anni arrestato (domiciliari) il 28 novembre scorso nel Cremonese: sull’uomo, un lavoro come operaio, in Italia con la moglie che gli sta per dare un figlio, pendeva un ordine di cattura per una condanna a 8 anni e 2 mesi inflittagli dalla Corte Criminale per violenza sessuale e lesioni sulla cognata. Il 36enne si professa innocente. In Brasile si sta preparando la “revisau criminau”, la revisione del processo.
Intanto, in Italia, i giudici della Corte d’appello (prima sezione penale, presidente Silvia Milesi) non solo hanno dato ragione agli avvocati Carlo Alquati e Franco Antonioli, che avevano concentrato la loro difesa sulla “sistematica violazione dei diritti umani” nelle carceri del Brasile, allegando una copiosa documentazione: sentenze, un articolo del rappresentante delle Nazioni Unite per i diritti umani, la relazione dello studio legale Faucz Santos, ossia i legali brasiliani dell’operaio.
La Corte d’Appello ha approfondito ulteriormente la ricerca. Nella motivazione vengono indicati i “report più rappresentativi disponibili sul punto”. Come l’Osservatorio Repressione del 2022. O come l’articolo del 2017 in cui Human Right Watch" ha affermato – annotano i giudici – che gli storici del Medioevo riconoscerebbero molto nelle moderne prigioni brasiliane. I detenuti sono spesso tenuti in celle buie, umide, scarsamente ventilate. La malattia è dilagante; i detenuti hanno una probabilità quasi 30 volte maggiore di contrarre la tubercolosi rispetto alla popolazione generale”.
Condizioni di “sovraffollamento persistente, di igiene estremamente scarsa, maltrattamenti e torture” confermate nei successivi report del 2022, 2023 e 2024. Report, scrivono i giudici, che “hanno ricevuto conferma anche in una decisione pronunciata dalla corte suprema del Brasile: nell’ottobre 2023, il Suprem Tribunal Federal del Brasile ha riconosciuto la incostituzionalità del sistema carcerario brasiliano ed imposto al Governo federale di intervenire per l’adeguamento delle condizioni carcerarie” dove “sono stati trovati uomini ammassati come rifiuti umani in celle affollate, che facevano i turni per dormire o dormivano sopra il gabinetto”; prigionieri “ammassati l’uno all’altro dormendo senza letto i materassi, su amache sospese al soffitto, ‘dentro’ le pareti, in piedi, nei bagni, nei corridoi, nei cortili, nelle baracche o nei container”. Prigioni disumane.
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