L'ANALISI
13 Aprile 2023 - 05:25
CREMA - Quindici pullman in meno in servizio sulle linee cremasche. La maxi cancellazione di corse è entrata in vigore ieri: interessa bus che collegano principalmente i paesi della zona nord ovest del territorio con Milano, ma anche con le vicine città di Lodi e Treviglio. Risparmiate, per ora, le linee che da Crema portano verso il capoluogo regionale. Ma non va dimenticato che nella settimana pre pasquale i pendolari che utilizzano la K521 diretta per M3 a San Donato, si erano trovati a mal partito per diversi giorni consecutivi, a causa del venir meno della corsa delle 6,50.
Gli utenti protestano, gli amministratori locali sono sul chi va là, e la società si difende. «Ogni anno c’è un adeguamento contrattuale in base ai dati Istat – chiariscono dalla holding milanese –: con un’inflazione più alta che mai e l’incremento dei prezzi del carburante e dei pezzi di ricambio, sono aumentati i costi di gestione, per cui c’è stata questa revisione del contratto con l’Agenzia del Tpl, in modo da rispettare gli stanziamenti previsti nel contratto di servizio. In pratica abbiamo diminuito i chilometri percorsi».
Diverso è il tema del salto delle corse che anche ieri ha interessato tre bus che non hanno viaggiato per i problemi degli autisti, ad esempio la malattia. «La carenza di personale, in Italia mancano 15 mila autisti, è un problema nazionale – concludono dalla società – le campagne di reclutamento non riescono a sopperire».
Anche Autoguidovie sta facendo il suo e ha da poco avviato una massiccia ricerca di personale. L’allarme sulla carenza di personale non è nuovo. Era stato lanciato già da qualche mese portato all’attenzione dell’agenzia del Trasporto pubblico Cremona-Mantova, a cui spetta il governo del servizio di pullman, non solo della società Autoguidovie, ma anche delle altre operanti nel territorio provinciale. I sindaci dell’area omogenea alzano la voce.
«Manca la valorizzazione del dipendente, per la sua professionalità – sottolinea Enzo Galbiati, primo cittadino di Spino d’Adda che nella giunta dell’Area ricopre il ruolo di delegato alle infrastrutture». Da ex autista proprio dei bus di Autoguidovie e da sindacalista, analizza le ragioni di questa difficoltà.
«L’azienda ormai da anni pensa solo ad una gestione dei clienti e non degli utenti, e l’autista è stato trasformato in front office. Se era esagerata la scritta ‘non parlare al conducente’, adesso si è andati nel senso opposto: chi guida deve anche dare informazioni, fare i biglietti e altro ancora. Economicamente questo impegno non è riconosciuto. Chi sceglie questa vita viene retribuito poco e male, e poi non dimentichiamoci i costi di una patente dei pullman, anche 3.000 euro. Il sistema trasporti è in crisi ovunque. Tocca alla Provincia richiamare l’agenzia del Tpl. Intervenga il presidente Mirko Signoroni».
Il presidente dell’Area omogenea Gianni Rossoni ha assicurato che porrà la questione al comitato ristretto dei sindaci. L’assessore alla Viabilità di Crema Franco Bordo, che rappresenta il Comune nell’agenzia del tpl, sottolinea come le cancellazioni fossero inattese. «L’agenzia era a conoscenza del problema di carenza del personale, ma non di questi tagli, assolutamente non concordati. Come amministratori solleciteremo l’agenzia ad assumere informazioni dettagliate su quanto sta accadendo per capire le dimensioni del fenomeno. Se sta diventando un problema strutturale non si possono lasciare gli utenti in balia della situazione. Gli unici tagli che l’agenzia aveva approvato erano quelli di alcune corse della linea Chieve, Bagnolo, Vaiano, Monte, Dovera per M3 che trasportavano poche persone e che a distanza di pochi minuti hanno un altro bus. Questo per un contenimento dei costi, in base agli indici Istat».
Monitora la situazione anche il sindaco di Rivolta d’Adda Giovanni Sgroi. «Per far fronte alla situazione senza toccare il prezzo del biglietto – chiarisce – Autoguidovie ha deciso di togliere quattro corse della navetta tra Rivolta e Treviglio nella fascia oraria 18/20. Ho chiesto di valutare la possibilità di lasciarne almeno una, cercando di soddisfare comunque le esigenze di quei pochi che le utilizzavano, cercando in questo modo di raggrupparli in un orario da loro ritenuto più consono».
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