L'ANALISI
12 Marzo 2023 - 05:25
Sbarco di circa 300 migranti a Pozzallo (ANSA)
CREMONA - Il sistema Cremona si prepari ad accogliere: con le coscienze ancora scosse dal naufragio di Steccato di Cutro, e con le polemiche politiche collegate a quella strage di migranti ancora nel pieno del loro sviluppo, è l’appello — sintetizzato ma forte e chiaro — lanciato nel corso del vertice che si è tenuto a palazzo comunale. Al tavolo, coordinato dal prefetto Corrado Conforto Galli, che già aveva incontrato gli amministratori dell’area omogenea cremasca e che si appresta a confrontarsi nei prossimi giorni con quelli del Casalasco, il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti e altri 40 primi cittadini dei Comuni del distretto cremonese. Insieme, con una risposta che sarà meglio definita nelle prossime settimane e che dovrà comunque essere calibrata — e nel caso rimodulata — sulla base delle esigenze, sono chiamati a garantire ospitalità.
Al momento, a dispetto di un numero di sbarchi che in gennaio è raddoppiato rispetto allo stesso mese dello scorso anno, e nonostante la guerra in Ucraina continui inevitabilmente a specchiarsi in un fronte di pressante criticità, secondo quanto è stato ipotizzato sulla scorta dei numeri attuali e comunicato come indicazione ai referenti degli enti dovrebbe essere sufficiente individuare uno, massimo due alloggi per Comune, un assetto che assicurerebbe margini ampi in un quadro che assegna al territorio il compito di trovare soluzioni logistiche per una quota parte degli immigrati assegnati alla Lombardia. Ad occuparsi della gestione, presumibilmente in sinergia con la Caritas e con la disponibilità sempre garantita dalle strutture diocesane, sarà poi quel mondo composto da cooperative e associazioni che qui sta da tempo in prima linea.
Due, i nodi da sciogliere, quelli di sempre: le preoccupazioni, non a caso subito declinate al vertice, dei sindaci, che non hanno nascosto i timori sul fronte dell’ordine pubblico e della possibile reazione delle comunità, in particolare a fronte di arrivi massicci; e poi il fatto che solo una parte minoritaria dei richiedenti asilo entra nel sistema Sai (accoglienza e integrazione) finanziato dallo Stato attraverso specifici accordi con i Comuni, con la conseguenza che tutto il resto deve essere organizzato attraverso i bandi delle Prefetture che chiamano a raccolta i privati. Così, soprattutto nella prospettiva facilmente immaginabile di un incremento dei flussi tra primavera ed estate, Cremona deve prepararsi. Già adesso. Perché le strutture territoriali accreditate sono già sature e servono alternative.
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