L'ANALISI
04 Marzo 2023 - 19:03
Il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti e le piccole bare bianche del naufragio di domenica scorsa
CREMONA - Era stato Aylan, il primo: storia del settembre 2015 e del piccolo profugo siriano annegato davanti alla spiaggia di Bodrum, paradiso turistico della Turchia. Sono passati quasi otto anni eppure quella fotografia la, quell’immagine lì, di quel bimbo con il volto affondato nell’acqua insieme ad ogni speranza di vita nuova, strappava il cuore allora e continua a squarciarlo adesso. A riguardarla.
«Mai più un altro Aylan» si era urlato provando a scuotere le coscienze, anche quelle accoltellate da quelle scarpine da ginnastica, da quei pantaloncini blu, da quella sua maglietta rossa. E da quelle guance che ti veniva voglia di baciarle, bianche di morte tra sabbia e mare. Figlio nostro. Figlio di tutti. È successo ancora, invece. Domenica scorsa. Una settimana fa.
È successo molto di più: 70 morti nel Mediterraneo, 15 bambini, il conto; ancora parziale, eppure già plasticamente — e di nuovo — vigliacco negli occhi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, piegato in preghiera sopra la fila di bare adagiate a Steccato di Cutro. Marroni. E bianche. Come le guance di Aylan. Osservate, le une e le altre, non solo con pietà, né appena con il rispetto dovuto ad un sacrificio, non rifugiandosi nella semplice preghiera e neanche nella distaccata valutazione dell’orrore di quegli angeli affogati che domandano riscatto. Chiedendo di disintegrare ogni indifferenza.
Al primo e agli ultimi, ultimi tutti, guarda il sindaco Gianluca Galimberti. «70 bare, visibili, drammatiche, strazianti. E quasi 30.000 bare nel Mediterraneo negli ultimi 10 anni. Forse di quelle ci dimentichiamo, colpevolmente», incalza il primo cittadino di Cremona nella sua riflessione. Che guarda anche alle «parole ignobili ascoltate in questi giorni, forse anche a quelle siamo troppo abituati» per poi arrivare alla questione di fondo: «Il nostro Paese non ha saputo fino ad ora affrontare la questione migrazione con intelligenza, efficacia e umanità — è il suo pensiero, politico anche; meno politico che umano, comunque —. Noi, che dai territori, con la fatica e l’impegno di molti, continuiamo ad accogliere con concretezza, realismo e umanità, lo chiediamo da tempo: corridoi umanitari, flussi regolari e programmati, accordi internazionali, alleanze in Europa, contributo di tutte le città all’accoglienza, percorsi di inclusione, coordinamento nazionale. Quante bare ancora prima che queste scelte siano assunte con decisione?».
Cremona, però, il suo contributo non ha mai smesso di garantirlo. Lo garantirà ancora: il prefetto, Corrado Conforto Galli, ha convocato tutti i sindaci dell’area cremonese mercoledì in Sala Quadri, a palazzo comunale, per pianificare interventi locali finalizzati a governare il fenomeno. Vertice sia sui flussi dei cittadini adulti richiedenti protezione internazionale, sia sul fronte dei minori stranieri non accompagnati. Responsabilità, sarà la parola chiave. Un inizio buono. In attesa di un vero ‘mai più’.
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