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NEL CREMASCO

Bullismo, piaga in espansione, i presidi: "I casi sono spesso sotterranei"

"Se c’è un disagio, di qualsiasi natura, noi interveniamo per dare le risposte necessarie. Non sempre troviamo però la collaborazione delle famiglie"

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

11 Febbraio 2023 - 05:20

Bullismo, piaga in espansione, i presidi: "I casi sono spesso sotterranei"

CREMA - Il caso di bullismo in una scuola primaria della città, con un alunno che prende in giro un compagno di classe in maniera ripetuta, al punto da creargli una condizione di forte disagio e da spingerlo a non voler più andare a scuola, rappresenta l’occasione per una riflessione su questo problema. Riflessione che abbiamo affidato a tre dirigenti scolastici di lungo corso che, grazie al loro osservatorio privilegiato e alla loro esperienza, sono in grado di esprimere un parere qualificato e di definire le reali dimensioni del fenomeno.

presidi

Enrico Fasoli, Pietro Bacecchi e Romano Dasti


Enrico Fasoli (ic Spino d’Adda): «Pedagogisti e psicologi faticano a connotare come bullismo ciò che avviene alla scuola primaria. E’ difficile che in un bambino ci sia pervicacia e volontà di fare del male. Ci possono però essere dei comportamenti violenti, anche continuativi. Quando ciò accade, occorre circoscrivere il caso, capire cosa c’è dietro e coinvolgere le famiglie, ammesso che collaborino, e i Servizi sociali e creare una rete per proteggere chi è vittima di violenza fisica o psicologica. Diverso è alla scuola media. Il nostro istituto ha aperto una mail per segnalare eventuali episodi. Viene utilizzata non più di due o tre volte all’anno, anche se il fenomeno potrebbe essere più diffuso. I casi di bullismo non sono facili da individuare, sono molto sotterranei: il bullo è furbo e il bullizzato sopporta tanto prima di denunciare. I casi espliciti, pericolosi e continuativi, comunque, sono pochi e prevalentemente alle medie. Sono atteggiamenti anche inconsapevoli, non premeditati, ma certamente da correggere. A volte, il bullismo sfocia sui social, andando oltre la scuola e esasperando la vittima. Come istituto, ci prendiamo carico delle situazioni che nascono. Io stesso passo nelle classi a muso duro, perché non si può lasciar correre. Ogni anno proponiamo un’azione educativa, coinvolgendo i genitori, perché non si deve gettare la spugna».

Pietro Bacecchi (ic Crema Due): «Qualche caso di bullismo ci può essere anche nel nostro istituto, ma in numero limitato e soprattutto alla scuola media. Diciamo poche unità all’anno. Leggendo le cronache locali e nazionali, tuttavia, il fenomeno sembrerebbe in aumento. La causa potrebbero essere tante situazioni familiari al limite, che si ripercuotono sul comportamento dei figli. Credo che il Covid abbia accentuato il problema. La scuola deve curare molto l’aspetto educativo e lavorare in sinergia con i genitori, instaurando un dialogo costruttivo e coinvolgendo anche i Servizi sociali, se lo ritiene utile e opportuno. Per contrastare il bullismo, abbiamo messo in atto dei progetti particolari, coinvolgendo l’associazione Mabasta e istituendo nelle classi la figura del Bulliziotto, che ha il compito di segnalare i casi sospetti, ma anche i rapporti non ortodossi che potrebbero instaurarsi tra alunni. Inoltre, da anni aderiamo al protocollo della prefettura, Scuola spazio di legalità. L’impegno non manca, ma nessuno ha la bacchetta magica. A volte il bullizzato si apre e denuncia,; più spesso c’è una sorta di timore e devono essere bravi gli insegnanti a capire cosa non va».

Romano Dasti (ic Offanengo): «Il fenomeno esiste, ma la sua percezione è un fatto soggettivo. Quest’anno, nel nostro istituto abbiamo avuto segnalazione di tre o quattro casi. Solitamente non superiamo i cinque o sei. C’è chi enfatizza, ma la situazione che posso osservare io non ha i profili della gravità. Più che il bullismo, è il fenomeno del cyberbullismo che è in aumento. I social sono un veicolo di larga diffusione. Il bullismo vecchio stampo, invece, è molto limitato tra i banchi di scuola. Magari fuori dalla scuola si manifesta con una frequenza maggiore. Sicuramente noi non registriamo episodi di violenza fisica. Nel nostro istituto opera comunque un team antibullismo, composto da me, da due insegnanti e dalla psicologa. Teniamo monitorata la situazione. Nelle due scuole medie di Offanengo e Romanengo abbiamo messo una cassetta per le segnalazioni e abbiamo anche attivato un indirizzo mail, che possono utilizzare sia le vittime che chi è a conoscenza di fatti che accadono. Qualche denuncia c’è stata. Spesso si tratta di prese in giro, di dispetti e di dinamiche tra adolescenti. La scuola interviene e parla con i ragazzi per cercare di capire. Se c’è un disagio, di qualsiasi natura, noi interveniamo per dare le risposte necessarie. Non sempre troviamo la collaborazione delle famiglie, ma se dovessi quantificare il bullismo nel mio istituto, direi che non non ci sono casi gravi né diffusi».

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