L'ANALISI
23 Dicembre 2022 - 05:05
Letizia Moratti
CREMONA - Un forte legame con la terra cremonese, quella delle sue origini, la convinzione di aver intrapreso il cammino giusto, la consapevolezza di potercela fare a portare a casa una vittoria che rivoluzionerebbe gli equilibri regionali. Oggi Letizia Moratti, candidata presidente della Lombardia, a capo di una rete civica sostenuta anche dal Terzo polo, sarà in terra cremonese: da Rivarolo del Re a San Giovanni in Croce, a Cicognolo.
Che legame sente con questo territorio?
«È un legame profondo. La casa dei miei nonni a Rivarolo non solo ha rappresentato per me l’estate e le vacanze, ma anche la possibilità di assaporare una vita più genuina, meno formale, più libera. Ho tanti ricordi ancora molto vivi: lo scorrazzare nei campi di noi ragazzi, la sgranatura del mais sull’aia, la raccolta dei pomodori, il contatto con gli animali. Mi ha insegnato molto sulla dignità del lavoro manuale e sul rispetto della natura, ma anche sul far parte di una comunità. Ricordo la casa dei nonni con la porta sempre aperta, dove la gente andava e veniva e si incontrava sempre qualcuno con cui scambiare un saluto o due parole. Ci si aiutava anche molto. Si dice dei contadini: scarpe grosse e cervello fino. È vero, ma io aggiungerei che hanno anche ‘un cuore grande’. C’è un quadro di mia zia Maria nella casa di Rivarolo che rappresenta molto bene lo spirito di questa terra. Ci sono delle giovani spose contadine in una giornata di sole primaverile sedute su un carro, all’ombra di un salice. La felicità nei loro volti, le nuvole bianche dei vestiti da sposa, la natura che fiorisce, l’umile carro del fieno trasformato in una carrozza nuziale. C’è racchiusa l’anima dei cremonesi: amore per la vita, la bellezza e la natura».
Per arrivare alla sua candidatura ha dovuto compiere scelte molto nette, tagliando ponti con persone con cui ha collaborato fino a poco tempo fa. È sempre convinta di aver fatto la scelta giusta?
«Sì, sono convinta, perché la mia scelta è del tutto coerente con la mia storia e con quello in cui credo. Non mi sono mai considerata donna di partito e come ho dichiarato a Pietro Ostellino nel libro intervista del 2006: ‘Ho scelto di ricoprire ruoli istituzionali con un’impostazione da tecnico, una visione di impegno sociale e una sincera attenzione ai problemi della gente, che va oltre una visione strettamente politica’.
Mi ritrovo ancora perfettamente in quelle parole e nei miei valori: liberali, riformisti e popolari. Valori che non sono più rappresentati nell’attuale centrodestra, sempre più destra. Per questo ho scelto di candidarmi, sostenuta da una lista civica, dalla società civile e da altre forza politiche. Una scelta che ho meditato a lungo, consapevole dell’impegno che la Presidenza di una regione come la Lombardia comporta, ma sicura di poter dare un contributo positivo alla mia terra».
Ha davvero sperato di poter concentrare sulla sua persona anche le forze del centrosinistra? E se sì, è rimasta delusa dall’esito?
«In realtà ci sono forze politiche e personalità anche di centrosinistra che mi sostengono. La mia candidatura, in quanto civica, si rivolge direttamente agli elettori, anche a quelli che tradizionalmente votano per il centrosinistra. Sto incontrando molte persone: associazioni, imprenditori, artigiani, docenti universitari, medici, esponenti del terzo settore e del volontariato, ma anche semplici cittadini, e tutti si aspettano dalla politica una buona dose di pragmatismo e di risposte concrete. Sono convinta che sia anche il pensiero del 37% dei cittadini che non vanno più a votare perché non si riconoscono nell’attuale offerta politica, che fa grandi promesse, ma poi combina poco. Le persone vogliono avere risposte ai loro bisogni di salute, avere un lavoro, una burocrazia regionale amica, servizi di qualità, trasporti e infrastrutture efficienti, una scuola che prepari i loro figli a un buon lavoro, vivere in un ambiente sano nel quale far crescere la propria famiglia. Il programma che stiamo scrivendo affronta questi temi nel dettaglio con una visione d’insieme per un Governo della Lombardia che ha bisogno di un cambio di passo».
Cosa può fare la Regione per Cremona e, al contrario, cosa Cremona può portare di significativo alla Lombardia?
«Infrastrutture, la costruzione del nuovo ospedale, la messa a terra del PNRR sono i vari ambiti ai quali si deve dare priorità.
Ma al di là dei settori specifici, la mia idea è di una Regione in cui gli assessorati collaborano più strettamente e non si ragiona per silos separati.
Se vogliamo far crescere Cremona e il suo territorio, l’approccio deve essere a 360 gradi.
Salute, ambiente, mobilità sostenibile, servizi avanzati, alimentazione, economia, lavoro, formazione dei giovani, cultura sono tutti settori legati fra di loro e che insieme vanno a comporre la qualità della vita.
Io credo in una politica ambiziosa per la Provincia di Cremona e per la Lombardia, che si ponga l’obiettivo di innalzare la qualità di vita dei nostri cittadini ponendola al livello delle aree più sviluppate d’Europa.
I lombardi hanno le capacità e le risorse per arrivare ad essere un esempio nel mondo e rinnovare in tanti settori i successi che si sono guadagnati i maestri liutai di Cremona.
Adesso, purtroppo, non è così, Cremona è una delle province lombarde che cresce di meno ed è quella che ha il record negativo delle nuove imprese, -3,3%».
Si aspetta una campagna elettorale corretta o meno?
«Mi auguro corretta. Appena sono state ufficializzate le candidature dei miei avversari, li ho chiamati per un cordiale ‘in bocca al lupo, vinca il migliore’ e per invitarli a un confronto su contenuti e programmi, anche serrato, ma rispettoso. Io mi atterrò a questa linea per tutta la campagna elettorale».
Chi vincerà?
«Vincerò io - la risposta è secca - perché la gente è stanca di politiche divisive e identitarie, vuole concretezza per far tornare a crescere una Regione che non si deve accontentare di essere la locomotiva d’Italia, ma deve tornare ad essere uno dei motori del continente.
Una Lombardia più autonoma, agganciata all’Europa che conta, economicamente e politicamente sempre più determinante nel processo di integrazione europea».
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