L'ANALISI
28 Novembre 2022 - 05:15
RICENGO - A chi le chiede il suo titolo nobiliare, risponde: «Io nobile? No, non credo». Luciana Ghisetti Giavarina preferisce mantenere un profilo basso, soprattutto ora che ha tagliato il secolo di vita. Il suo compleanno numero 100 è stato festeggiato ieri, alla Residenza Guerreschi, dove si è ritirata da alcuni mesi. «Prima venivo qui soltanto un mese d’estate, quando la badante andava in ferie. Poi quelle che ho avuto mi portavano via le mie cose... E allora, ho preferito rimanere qui».
La vita della contessa Luciana è iniziata a Milano.
«È lì che sono nata. L’estate, però, la trascorrevo sempre a Ricengo, nella villa di mio nonno». La storia dice che nel 1762 Lorenzo Giavarina acquistò la villa e le terre dai Vimercati Sanseverino. I Giavarina erano di origine ungherese. Nel Seicento si erano trasferiti nella Bergamasca, dove avevano fatto fortuna con il commercio di filati.
Nel 1766 Lorenzo diede avvio ai lavori di trasformazione della villa di Ricengo, facendone uno dei capolavori del barocchetto nel Cremasco. In seguito divenne proprietà della famiglia Ghisetti.
«Quando è scoppiata la seconda guerra mondiale — prosegue Luciana — siamo andati ad abitare a Crema, nella casa ereditata dal nonno in via Settembrini. Io ero figlia unica. In quel periodo ho conosciuto mio marito, che lavorava come rappresentante al Linificio. Poi, quando lo hanno assunto alla Pirelli, siamo tornati a Milano».
Città che Luciana amava: «Crema era troppo piccola, mi sembrava di stare in gabbia. A Milano andavamo al cinema, a teatro e facevamo feste con gli amici. Non abbiamo avuto figli e questo è il mio più grande dispiacere. Ho rischiato di morire per averne uno».
Luciana ha un diploma magistrale, ma non ha mai lavorato. «Mio marito, che è mancato cinque anni fa, non voleva che lo facessi. Mi piaceva ricamare e disegnare. Col tempo ho imparato anche a cucinare. Del periodo della guerra mi ricordo la paura dei bombardamenti. Andavo però lo stesso in bicicletta da Crema a Milano a trovare le amiche. Per me era una gita». Il mondo è cambiato molto, peggiorato per Luciana. «Si viveva molto meglio prima. La gente era più serena e la vita era più facile». Tra le sue grandi passioni, i viaggi, che ricorda con entusiasmo.
«Con mio marito ho visto mezzo mondo: Stati Uniti, Sudamerica, Kenia, Maldive, Seychelles, Thailandia, Emirati Arabi e Antartide. Ho fatto anche delle crociere. Adesso, le mie giornate sono monotone. Le passo leggendo i giornali. I libri no, perché dimentico i personaggi. La tv non mi piace».
Luciana era figlia unica e non ha più parenti stretti. «Un amico di Milano cura i miei interessi. Mi telefona tutti giorni e una volta la settimana viene a trovarmi». Nella grande festa di ieri, Luciana è stata attorniata dagli ospiti e dal personale della Guerreschi, che la coccola, la accudisce e che le ha preparato una grande torta.
«Sono tutti bravi e gentili con me. Cento anni sono un bel traguardo, sono stata felice e fortunata. Adesso mi sono abituata a vivere da sola, ma un figlio mi è mancato. A mio marito piacevano tanto i bambini».
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