L'ANALISI
20 Ottobre 2022 - 05:20
Renato Marangoni, Giorgio Merigo, Antonio Cella, Francesco Giroletti e Marco Bressanelli alla presentazione
CREMA - A raccontarle tutte, non sembra vero. Una vita (e un’ascesa professionale) che somigliano a un film e che un giornalista o uno scrittore non si farebbero sfuggire per nulla al mondo. Ecco come è nato «A cüntale sö töte, le par mia ìra - Ho iniziato in piccolo ma ho pensato in grande»: da una storia personale e lavorativa al limite dello straordinario, quella dell’imprenditore nel campo dell’artigianato Antonio Cella, cremosanese classe 1944.
Dal 1963 è titolare della Cella Fratelli Srl, che fornisce macchine utilizzate nel settore petrolifero. Poi, dall’incontro col giornalista Sergio Cuti, la trasformazione dei racconti di Cella in vere e proprie storie da sfogliare, soprattutto da parte delle giovani generazioni di artigiani, ai quali Cella augura «coraggio, impegno, determinazione». A Cuti, Cella vuole fare una dedica particolare: «Questo libro non sarebbe mai uscito senza il suo insostituibile supporto». Una biografia-romanzo tutta da leggere, presentata nei giorni scorsi alla sede cremasca della Libera Associazione Artigiani, davanti a tanti amici, colleghi, al direttore Renato Marangoni, al presidente Marco Bressanelli e ai presidenti delle Banche di Credito Cooperativo del territorio Giorgio Merigo e Francesco Giroletti. Quasi cinematografica l’esistenza di Cella che, pagina dopo pagina, affascina il lettore.
Il titolo è in dialetto «perché è la lingua che amo e che parlo di più, che credo debba essere insegnata a scuola, insieme all’Italiano. Racconta le mie radici e ancora la mia storia attuale, non poteva non essere parte integrante del libro», spiega Cella. Sebbene il dialetto del protagonista sia di Cremosano e quindi per renderlo più ufficiale e adatto alla pubblicazione, con gli accenti del cremasco, si sia affidato agli amici poeti Lina Casalini e Francesco Maestri.
Vita professionale avventurosa, si diceva. Come quella volta che «aprii una ditta in Venezuela, un Paese che mi ha accolto, nel migliore dei modi, anche con incontri ad altissimi livelli. Un’esperienza meravigliosa, purtroppo tramontata con gli eventi legati alle vicende del governo di Hugo Chavez, del colpo di Stato e quel che ne è conseguito». Chavez che Cella ha visto molto da vicino: «Ricordo ancora quando ci si è presentato davanti, dicendo ‘Io sono il presidente del Venezuela, voluto ed eletto dal popolo’. Quando la situazione politica e sociale del Paese è diventata poi troppo pericolosa, siamo stati costretti ad andarcene. Un peccato, ho amato molto il Venezuela». Altro Paese in cui Cella ha stabilito un primato assoluto è stata la Romania: «Insieme a un altro connazionale e a suoi conoscenti del posto abbiamo aperto da zero la primissima azienda italiana in Romania, uno stabilimento di produzione di stivali che andava a gonfie vele. Un’esperienza che mi ha dato tanto». In Romania «ho vissuto anche momenti difficili, quando il popolo faceva la fame ai tempi di Ceausescu, non era raccomandato andare a caccia nelle campagne. La gente avrebbe fatto di tutto per qualcosa da mangiare, si rischiava la vita». Innumerevoli gli esempi nel volume. Il mondo lo ha girato soprattutto per lavoro, Cella, ma nei suoi racconti anche la vita poi condivisa con la moglie Armida e i figli Walter e Simone, che hanno seguito le sue orme. La Cella Fratelli Srl produce infatti scambiatori per il gas, separatori di sostanze (gas, acqua e olio) e guardie idrauliche per i siti di perforazione petrolifera e le emozioni di 55 anni nella Libera Associazione Artigiani, di cui è stato definito dai vertici «fedelissimo socio» e verso la quale esprime affetto, così come per le banche che sostengono le attività territoriali: «In loro coesistono lato professionale e umano, capace di capire le esigenze delle imprese del territorio e dare supporto reale».
Ripercorrendo la sua vita, l’imprenditore commenta: «Sono stato tanto fortunato. Prima gli studi agli Artigianelli a Crema, poi da perito interrotti, i primi lavori da dipendente e la scelta di mettersi in proprio. Poi, ho sempre incontrato le persone giuste, al momento giusto, nei posti giusti. A raccontarle tutte, non sembra quasi vero».
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