L'ANALISI
17 Ottobre 2022 - 19:26
Gianpietro Stanga indica la gavetta del nonno in Lussemburgo
GRONTARDO - «Un’emozione unica, indescrivibile». Sono queste le parole che Gianpietro Stanga ha pronunciato non appena ha varcato la soglia di quella stanza e visto, nella vetrinetta del museo di Diekirch, in Lussemburgo, la gavetta del nonno Pierino morto durante il secondo conflitto mondiale.
Un viaggio, quello che ha affrontato Stanga in camper (noleggiato per l’occasione), con la moglie Annamaria e il figlio Mattia, alla ricerca della storia della propria famiglia. E tutto è iniziato per caso. «Grazie ad una segnalazione e alla disponibilità dei carabinieri della stazione di Vescovato — racconta il residente di Grontardo — sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questa gavetta, della quale non sapevo nulla. Immediatamente — prosegue — ho pensato di intraprendere il viaggio verso questo Paese, che si trova a una trentina di chilometri dalla capitale del Lussemburgo. Ma a causa del Covid ho dovuto rimandare di un paio di anni la trasferta. Finalmente, alcuni giorni fa, il sogno è diventato realtà e con la mia famiglia siamo riusciti ad arrivare a destinazione. Oltre all’emozione, ho fatto anche una scoperta davvero molto strana. Ho sempre saputo che mio nonno faceva parte dei caduti di Cefalonia, il suo nome infatti è riportato sui monumenti presenti a Grontardo. Secondo quanto invece riferito in Lussemburgo, sembrerebbe che sia sopravvissuto e sia stato deportato in Russia in un campo di concentramento tedesco e lì è poi deceduto». Quale sia la verità, al momento, non è dato sapere e neppure il nipote riesce a dare una risposta certo.
La trasferta si è svolta in tre giorni. Stanga con la moglie e il figlio sono partiti venerdì pomeriggio e, dopo un giorno tra viaggio e soste, sono arrivati a destinazione. «Si tratta di un museo davvero molto interessante, con una grande quantità di cimeli storici di tutte le guerre. Oltre che del secondo conflitto mondiale, si trovano testimonianza della guerra di Corea o del Vietnam. Abbiamo percorso stanza dopo stanza, ma della gavetta che cercavo non avevo trovato nulla. Poi, finalmente, l’ho notata: era racchiusa in una teca con impresso una scritta: se Dio vorrà ritornerò da te Giacomino mio». Non poteva essere che mio nonno, che dedicava questo pensiero al figlio Giacomo. Era partito per la guerra nel 1940, a 28 anni, di professione faceva il muratore. La moglie Irma Teresina Sanzeni era morta di parto dando alla luce il loro unico figlio. Ho sempre saputo che mio nonno era deceduto durante la guerra a Cefalonia il 28 febbraio 1945. Ma ora questa gavetta e soprattutto la sua collocazione, mette in dubbio questa certezza».
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