L'ANALISI
07 Ottobre 2022 - 18:21
Luca Menta, nipote di Erminio, mostra la gavetta del nonno arrivata dal Friuli
SESTO - Altro che un pezzo di latta che non vale nulla. La gavetta militare che il soldato cremonese Erminio Cipriano Scalmani usava durante la seconda guerra mondiale è un tesoro affettivo inestimabile. Perché dietro al recipiente c’è una grande storia di solidarietà umana. Dopo quasi 80 anni il contenitore in questi giorni è stato restituito alla moglie Erminia Palazzi e ai figli Rosanna, Donatella, Emanuela e Paolo perché Erminio, classe 1923, è mancato dieci anni fa.
Lui l’aveva regalata dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, mentre con altri militari stava tornando a casa rischiando di finire nelle grinfie dei tedeschi, ad un giovane commilitone friuliano, Remigio Baldassi, che dalla Sicilia stava raggiungendo la sua terra con la moglie appena sposata a Catania e la figlia neonata. Non avevano nulla per bere e lavare la piccolina, perciò Scalmani rinunciò volentieri a quel recipiente. Un gesto nobile che Baldassi, tornato a vivere a Terzo d’Aquileia in provincia di Udine, non ha mai dimenticato. Ha sempre custodito quella gavetta con il sogno di riconsegnarla di persona a Scalmani del quale, però, non sapeva nulla. Sogno che è riuscita ad avverare una delle sue figlie: Loredana.
Tutto comincia qualche mese fa, quando lei decide di scrivere una mail all’anagrafe del Comune di Sesto per rintracciare gli Scalmani. Ha poche informazioni in mano, solo quelle che ci sono scritte sulla gavetta: Erminio Scalmani - cascina Campazzo - Sesto Cremonese, il paese dove allora abitava. Partono le ricerche e l’ufficio riesce a far mettere in contatto le due famiglie, che si sentono per telefono. «Sono molto felice – confida Loredana - perché ho esaudito il desiderio di mio papà che è morto quattordici anni fa; lui e mia mamma Giuseppina hanno sempre tenuto questa gavetta come una reliquia, ma erano molto restii a parlare delle circostanze in cui ne erano venuti in possesso e del periodo della guerra».
Prosegue Loredana: «Un giorno ho chiesto a papà di spiegarmi proprio le origini della gavetta: mi ha detto che gliela aveva data un militare di Cremona durante il viaggio di ritorno dalla Sicilia in Friuli, che è durato quarantaquattro giorni perché le ferrovie erano fuori uso, viaggiavano su carri bestiame con mia sorella che era neonata e bisognava lavarla. Per raccogliere l’acqua usavano proprio quella gavetta. Quando si è ammalato, mi ha strappato la promessa di cercare i parenti di questo soldato per restituirgliela e mi ha raccomandato di aggiungere al pacco una stella alpina che per noi in Friuli è un invito a non dimenticare chi ti fa un dono e così ho fatto».
A Cremona, quando il postino è arrivato, si sono messi tutti a piangere. «Il papà non ci aveva mai raccontato nulla – spiega Donatella – perché della guerra non parlava mai volentieri, ci ha sempre detto che era scappato con altri soldati per tornare a casa. La mamma si è emozionata molto. Oltre a ringraziarla, ho detto a Loredana che sarebbe stato bello che i nostri genitori si incontrassero quando erano ancora in vita». Il primo a mostrare a tutti con orgoglio la «gavetta del cuore» del nonno, è il nipote Luca Menta, emozionato e soddisfatto.
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