L'ANALISI
CREMA BEAUTY DAYS. LE FOTO
20 Settembre 2025 - 22:57
CREMA - La bellezza salverà il mondo. Almeno, è ciò che ci piace credere, in tempi di macerie e orrore. In effetti, la visione è paradisiaca, un trono bianco su sfondo azzurro cielo, quella che apre lo spettacolo “Bellezza Imperfetta” di Diego Dalla Palma, il monologo del make up artist più famoso d’Italia al Teatro San Domenico nell’ambito del festival Crema Beauty Days. Dalla Palma ha raccontato un’idea di bellezza che oggi pare «superata in tempi di grande violenza. L’oblio dello specchio», ma che — attraverso il ricordo della madre Agnese — è infine una «bellezza che, fiera e dolce, sa cancellare l’odio».
Sei le stazioni con cui il protagonista ha voluto scandire la serata, tutte legate dalla bellezza non estetica, ma dell’anima, autentica e quindi profondamente umana e imperfetta.
Prima stazione — Coraggio: il mare impetuoso sullo sfondo, mentre Dalla Palma ha parlato di un «coraggio che è contemplare l’errore, è un sentimento che sento in me da sempre». Il racconto del momento in cui il giovane Diego comunica ai genitori di voler lasciare le montagne d’origine, per partire alla ricerca del suo destino, sigillato da un inatteso abbraccio materno. A intervallare i quadri, una voce femminile interpreta le suggestioni della sua vita.
Seconda stazione — Diversità: la Diversità come categoria della bellezza. Rossetti blu, verdi, viola e ombretti rossi e arancio in tempi non sospetti: un estro non compreso. «La diversità era nel DNA di mia madre e nel mio… la diversità, anche se a volte condanna, distingue; è l’omologazione a estinguere». Ogni donna, con poco o tanto trucco, dovrebbe rappresentare se stessa. Tra temporali montani e fatiche, la mamma Agnese, nelle sue vesti modeste, si distingue con il rossetto rosso.
Terza stazione — Dolore: percorso necessario a riconoscere quando la bellezza arriva. Fuoco e una figura nera metafora della sofferenza, da trasformare in luccicanza. «Se lo si sa sopportare e affrontare, sa anche portare fascino e seduzione». La meningite, il coma, le figure di luce che lo accolgono; da allora il disegno diventa parte della sua essenza. La madre, con l’immancabile rossetto rosso, gli tiene la mano mentre fuori cade la famosa nevicata del ’56. Anche il racconto delle molestie subite al collegio di Venezia, poi cancellate dal perdono.
Quarta stazione — Consapevolezza: il momento più bello della vita. Il giorno in cui rivela alla madre la propria omosessualità e riceve: «non cambierà nulla… vogliamo solo che tu ti faccia rispettare per quello che sei, come persona». Il giorno dopo, tra campane a festa, il padre prepara una torta alla vaniglia.
Quinta stazione — Disciplina: il fascino per il Teatro La Fenice che gli costa l’espulsione dal collegio, gli inizi da costumista in Rai, e i sacrifici della madre per sostenerlo.
Sesta stazione — Destino: ancora la madre di Diego al centro. Per salutarla, il brano “Una ragione di più” interpretato da Ornella Vanoni. Una bellezza di altri tempi, quella di Agnese, così imperfetta e risolta, da salvargli la vita.
Fotogallery: FotoLive/Massimo Marinoni
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