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LO SCIOPERO GENERALE: STRADE E PIAZZE INVASE

In duemila a Cremona: «Con Gaza nel cuore»

Gli studenti, in corteo per il centro, si sono uniti alla grande mobilitazione dei sindacati

Francesco Gottardi

Email:

fgottardi@cremonaonline.it

03 Ottobre 2025 - 18:13

CREMONA - «Free, free, free Palestine» un coro che oggi, venerdì 3 ottobre 2025, a Cremona, hanno cantato anche i sassi. Un inno alla libertà del popolo palestinese che a Cremona ha scandito il ‘risveglio’ di una piazza piena come non accadeva da anni. Almeno duemila hanno marciato in corteo per le vie del centro: giovani, studenti, lavoratori, insegnati e impiegati riuniti sotto le bandiere della Palestina, per dire «Stop al genocidio» e manifestare contro il blocco della Flotilla diretta a Gaza carica di aiuti.

A scandire per primi i cori, tra le nuvole colorate dei fumogeni, sono stati gli studenti delle superiori: alle 8 in autostazione si sono ritrovati in tanti, qualche centinaio, per partecipare allo sciopero generale. Un ritrovo spontaneo di giovanissimi, organizzato in poco più di una giornata dopo l’annuncio di Cgil, Usb e Cobas della mobilitazione generale: «Abbiamo stampato qualche volantino – spiega Pietro dell’Aselli –, sparso la voce e questa mattina abbiamo appeso uno striscione in autostazione. Il nostro obiettivo era farci sentire sotto le scuole, attraversare il centro in corteo in questa giornata in cui l’Italia è scesa in piazza per ‘bloccare tutto’. E direi che questa volta anche Cremona ha fatto la sua parte».

Un’ora per raccogliere gli ultimi ritardatari e poi il serpentone è partito: gli studenti hanno invaso via Palestro, bloccata per qualche decina di minuti mentre i cori salivano fino alle finestre delle scuole cittadine. «È la prima volta che partecipo a una manifestazione – racconta Giulia del Ghisleri –, ma quello che sta accadendo a Gaza è inaccettabile, tutti dobbiamo fare qualcosa, tutti dobbiamo alzare la voce. E se lo facciamo insieme, come stiamo facendo oggi, le cose cambiano davvero. O almeno non ci saremo lasciati vincere dall’impotenza e dalla paura».

Una consapevolezza che risuonava negli interventi di tanti giovanissimi: «Sappiamo riconoscere quel che è giusto e quel che è sbagliato – dice al microfono Sofia del Ghisleri –. Sappiamo che il vero terrorista è Netanyahu, sappiamo che il nostro governo è stato in silenzio fino a che oltre 400 attivisti hanno messo in gioco le proprie vite, sappiamo che anche qui in Italia c’è chi si arricchisce, chi fa affari d’oro sulla morte e sullo sterminio mentre tagliano i servizi e la sanità». Tra i tanti slogan filopalestinesi non sono mancati infatti quelli indirizzati al governo Meloni, accusato di complicità con il genocidio e di cercare di silenziare il grido che si alza dalle piazze del paese.

Poi l’arrivo in piazza Roma dove quella comunità studentesca si è riconosciuta energica e forte, al di là delle differenze di scuola, di origine e di età. Uniti intorno a una causa, entusiasti di manifestare. Massiccia la presenza di giovani di seconda generazione e minori stranieri arrivati a Cremona da poco, protagonisti assoluti della testa del corteo: «Nonostante tutto il popolo palestinese continua a dimostrare una resistenza, una Sumud, incredibile – dice Mehdi mentre regge lo striscione ‘Contro guerra e riarmo Blocchiamo tutto’ –. Anche in mezzo a questo massacro danno una lezione al mondo: resistere non significa odiare, ma voler vivere liberi».

Alle 10:30 in una piazza Roma già semi-gremita sono arrivati lavoratori e lavoratrici. Da Crema è rientrata in città anche la segretaria della Cgil Elena Curci e i rappresentati di diverse federazioni per il corteo. Mentre la testa del serpentone raggiungeva piazza Stradivari alcuni manifestanti dovevano ancora uscire dai giardini pubblici, a dimostrazione della grande partecipazione cittadina. A quel punto la piazza ha scelto di proseguire e gli scioperanti hanno allungato il percorso deviando su corso Vittorio Emanuele per poi rientrare in piazza del Duomo. E mentre il sole di mezzogiorno illuminava il corteo ormai giunto al culmine, quel grido non è più sembrato solo una richiesta, ma una profezia. «Free, free Palestine» è riecheggiato tra le pietre antiche del Comune, un’onda sonora che dalle piazze italiane si è idealmente unita alla resistenza di un popolo lontano. Non è stato solo uno sciopero, ma un j’accuse collettivo e un atto di speranza: la certezza che fin quando le strade sapranno riempirsi di una coscienza così giovane e determinata, il grido per la libertà non potrà mai essere zittito. «Perché oggi non hanno sfilato solo duemila persone - scandiscono al microfono – Ha sfilato il futuro, quello dalla parte giusta della storia».

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