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SCAMPATO PERICOLO SUL FIUME

Via ‘l’iceberg’ di tronchi: ruspa al lavoro sul Po

Il mezzo all’opera su un pontone sotto le arcate per rimuovere la maxi isola di detriti. L’intervento di Rfi dopo l’allarme della Baldesio: «Non vogliamo subire ancora danni»

Fulvio Stumpo

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redazione@laprovinciacr.it

14 Settembre 2024 - 05:25

CREMONA - Il consiglio direttivo della Baldesio aveva mandato una serie di lettere di diffida, ritenendo responsabili di eventuali danni tre enti: e ieri il pontone Polesella, con a bordo una ruspa con braccio meccanico, ha iniziato a smaltire ‘l’iceberg’ di legna che incombeva sulla canottieri. C’è voluta una settimana, ma almeno il pericolo che quintali e quintali di materiale piombassero sulle zattere di attracco e sulle barche sembra scampato.

Un lavoro iniziato attorno alle 11, ripreso dagli scatti fotografici (da telefonino) di tanti curiosi e con il personale del Dopo Lavoro Ferroviario a controllare le operazioni, visto che la massa legnosa si era tanto ingrossata fino a lambire le zattere e le barche del Dfl, che invece erano passate indenni dalla prima ondata. I lavori di rimozione sono andati avanti per tutto il giorno, il pontone, arrivato da Polesine Parmense, ha operato recuperando non solo legna, ma anche plastica, poca per fortuna, e altro ‘materiale flottante’, come si dice in burocratese, in pratica c’è di tutto. I lavori riprenderanno oggi.

I detriti erano stati ‘liberati’ sabato scorso dalla diga Enel di Isola Serafini: la pioggia aveva ingrossato tutti gli affluenti diretti o indiretti del Po che avevano trascinato fino alle paratoie una massa impressionante di detriti. Al passaggio a foce d’Adda l’isola era lunga più di 300 metri e larga quasi 80. La pressione era diventata enorme, da qui la necessità di aprire i varchi e far scendere a valle la legna, migliaia di tronchi sono passati scendendo fino a Casalmaggiore e oltre, ma una parte molto consistente si era bloccata tra il primo pilone del ponte sul Po e la riva, dove il fondo si alza e spesso un giro di correnti rende l’acqua quasi stagnante.

Questa volta l’allarme era scattato, grazie anche all’associazione di Protezione civile Il Nibbio, ma in poco tempo si è formata una catasta enorme, anche perché per tutta la settimana hanno continuato a scendere tronchi e detriti che si fermavano allo sbarramento con vista Baldesio.

Due anni fa stessa circostanza, ma nessuno aveva avvisato le canottieri e gli operatori fluviali a valle così che qualche barcaiolo si era trovato in mezzo a centinaia di tronchi.

Il direttivo della Baldesio ha reagito inviando tre lettere di diffida a Comune, Aipo e Ferrovie «scrivendo — spiega il presidente, Alberto Guadagnoli — che li ritenevamo responsabili di eventuali danni alla nostra società. Non è possibile che ogni volta si rischino danni molto consistenti. Ricordo che qualche anno fa ci siamo trovati nella stessa situazione e che la legna ha distrutto e danneggiato barche e zattere, senza contare i rischi che corrono i nostri canottieri. Oggi (ieri ndr) sono intervenuti e questo mi fa piacere, ma ogni volta che rischio e che fatica con il valzer di competenze». Almeno questa volta però la situazione aiuta a fare chiarezza (qualora ce ne fosse bisogno): se i detriti si depositano contro il ponte è compito delle Ferrovie intervenire.

«Spetta al responsabile e gestore dell’attraversamento», spiegano in effetti dall’Aipo e Rfi conferma: «Sì, è un nostro intervento». L’Aipo è responsabile delle rive e delle sponde. Chi non c’entra nulla è il Comune (in questo caso responsabile solo del Lungo Po Europa ‘ereditato’ dall'Aipo).

«Non solo non c’entriamo, ma siamo solidali con la Baldesio e con le canottieri che ogni volta rischiano danni consistenti, e anzi auspichiamo per il futuro si intervenga più celermente» afferma l’assessore all’Ambiente e alla Protezione civile, Simona Pasquali.

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