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CREMONA. NUOVO OSPEDALE

"Caro architetto Cucinella ti scrivo: voglio fare il chirurgo e lavorare in una struttura così"

Studenti e studentesse della scuola media Virgilio di Cremona esprimono il loro pensiero (positivo) sul progetto. Piace la cura che mette in relazione malattia e vita, «per farti sentire a casa», con il conforto del paesaggio verde

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

04 Maggio 2024 - 11:21

CREMONA - "Caro Mario (architetto Cucinella, ndr), ti scrivo per dirti che secondo me il nuovo ospedale è molto bello e utile, perché per i pazienti che magari soffrono di ansia, attacchi di panico, il giardino e il verde all’aria aperta aiutano a controllare i pensieri e le emozioni della persona e la calmano». Queste le parole scritte a penna, in un corsivo ordinato, su un comune foglio a quadretti da R., una studentessa della scuola media Virgilio di Cremona che l’ospedale lo frequenta con regolarità dalla nascita e pensa che «sinceramente stare in ospedale non è molto bello».

Quella di R. è una delle 107 lettere che le ragazze e i ragazzi di sei classi (seconde e terze medie) hanno indirizzato all’architetto Mario Cucinella, vincitore del concorso internazionale per la progettazione del nuovo ospedale di Cremona. È accaduto grazie ad un laboratorio di architettura partecipata, svoltosi nei primi due mesi di quest’anno, curato dal professor Francesco Custode e dalla professoressa Alessandra Fiori. Gli obiettivi? Sentirsi parte dei cambiamenti che coinvolgono la città e allenarsi a pensare in modo critico. In una parola, imparare ad essere cittadini responsabili e consapevoli.

Nella convinzione che «con il nuovo ospedale Cremona diventerà una delle città più belle d’Italia», gli studenti e gli insegnanti esprimono un desiderio (che si fa invito): incontrare l’architetto Cucinella, prima della fine dell’anno scolastico, per capire come nasce un progetto di questa portata, fare domande e offrire suggerimenti.

 

DAL VIDEO AL DIBATTITO CON ENTUSIASMO E IDEE CHIARE

«Siamo partiti dalla proiezione in classe del video che mostra il progetto del nuovo ospedale – spiegano i professori. Poi abbiamo chiesto agli studenti di scrivere, a mano libera e su fogli di quaderno, le loro impressioni anche critiche. Il dibattito è venuto dopo». Nell’immediato le reazioni sono state di entusiasmo per la bellezza del progetto: «Ma lo stanno già realizzando? Quanto tempo ci vorrà?». Se l’ospedale di oggi viene descritto come un posto «tutto grigio» quello di domani prende «colore e calore», al punto che «le persone non lo vedranno più come un luogo triste in cui le cattive emozioni hanno il sopravvento».

Inoltre, «i bambini non avranno più paura, ma faranno amicizia con altri bambini». Leggendo le lettere, a emergere con forza è che gli studenti sanno di cosa parlano con proprietà di linguaggio e hanno le idee chiare. Ad esempio, F. scrive: «Struttura rivoluzionaria, che va ben oltre l’ospedale. Spero che altri edifici in futuro possano ispirarsi al suo progetto. Spero di avere l’occasione di visitare la struttura e preferibilmente in salute».

 

UN LABORATORIO PER «STARE DENTRO LE COSE»

«L’idea del laboratorio è nata dal fatto che ci piace stare dentro le cose, discuterne in modo aperto – spiega Custode. Questi giovanissimi studenti saranno le persone che useranno il nuovo ospedale, penso sia giusto interpellarli per conoscere il loro pensiero che non è contaminato dalla memoria, dall’esperienza o dall’affettività. Ci siamo chiesti se il progettista avesse tenuto conto del punto di vista dei più giovani, quelli che guardano da un metro di altezza. Ci interessava anche capire come quest’opera monumentale appare ai loro occhi. Gli esiti di questo laboratorio – prosegue l’insegnante - come per i molti altri che promuoviamo da anni sui temi di bioarchitettura, urbanistica e attualità, mette in risalto il potenziale delle nuove generazioni, le loro doti umane, la sensibilità, le competenze e la lungimiranza. Ascoltare la loro voce è fondamentale, anzi dovrebbero avere la possibilità di partecipare a tavoli decisionali, alle commissioni di concorso. Sarebbero di grande aiuto agli adulti nel compiere scelte difficili».

 

QUALCOSA DA DIRE

«La cosa che ci ha stupito – spiega Fiori – è che tutti hanno avuto qualcosa da dire e lo hanno fatto con interesse e in modo spontaneo, d’istinto. Le parole degli studenti sono state capaci di mettere in discussione il punto di vista degli adulti, ci hanno aiutato a capire che non c’è una parte giusta e una sbagliata dalla quale stare, ma un forte desiderio comune di comprendere e immaginare come le cose possano cambiare in meglio, anche con il contributo di tutti e tutte». Possiamo definirlo «un compito di realtà, una sperimentazione didattica che consiste nell’affiancare lezioni teoriche a lezioni di confronto e dialogo, che spesso partono dalla lettura dei giornali – aggiunge Fiori. Si tratta di un metodo pratico per fare educazione civica, ragionare con serietà, rigore e oggettività; per imparare ad interessarsi delle questioni pubbliche, a rispettare il pensiero dell’altro anche quando è diverso dal nostro».

Anche per questo, Custode e Fiori tengono molto a ringraziare la professoressa Daniela Marzani (dirigente scolastica), «per averci lasciato liberi di lavorare in grande autonomia e libertà, nel rispetto della nostra onestà intellettuale, certa del nostro, di rispetto, nei confronti del pensiero dei giovanissimi studenti».

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